Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5amorino11
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Figlio di un tutore del ...Un quadro su disuguaglia... »

Pił disoccupate, pił indigenti, con la salute meno tutelata, pił sottoposte alla violenza di genere. Il governo assiste silente

Post n°6080 pubblicato il 09 Marzo 2012 da cile54

Le donne italiane? Un genere a rischio

L’8 marzo per le italiane non è proprio una festa. Fanalino di coda dell’Unione europea sotto diversi punti di vista, l’Italia è il paese che rispetto agli Stati membri ha, secondo l’Eurostat, la proporzione di donne a rischio indigenza più ampia (26,3%), con il 46,2% di donne residenti occupate - contro il 67,6% degli uomini - e il 50% di disoccupazione femminile al di sotto dei trent'anni (Organizzazione Internazionale del Lavoro). Per Linda Laura Sabbadini, direttrice del dipartimento Statistiche sociali dell'Istat, “la crisi ha solo accentuato i problemi strutturali relativi all'occupazione femminile nel nostro paese”, perché "in un paese che ha da sempre basato il proprio sistema di welfare sul lavoro non retribuito delle donne, e dove la famiglia svolge un ruolo di ammortizzatore sociale fondamentale, le contraddizioni dovute alla forte spinta delle donne a entrare sul mercato del lavoro e la debolezza delle politiche di sostegno alla genitorialità e di potenziamento dei servizi, sono diventate esplosive”.

A questo si aggiunga l’assenza di un piano nazionale sulla medicina di genere, l’attacco frontale alla salute delle donne, ai diritti riproduttivi e all’autodeterminazione, la recrudescenza della violenza di genere, e il quadro della donna italiana diventa un disastro.

Tanto per cominciare: in Lombardia Formigoni ha istituito il fondo “Nasko” per cui se una donna rinuncia ad abortire, le si concedono 250 euro mensili per 18 mesi - un modello che anche il Piemonte vorrebbe seguire - mentre nel Lazio la proposta Tarzia prevede la revisione della legge sui consultori familiari che potrebbero essere affidati ad associazioni che hanno come scopo la difesa della vita fin dal suo concepimento. Il dilagare degli obiettori di coscienza negli ospedali, che in questo modo sono esonerati da alcune funzioni, non solo non garantisce la salvaguardia della donna ma costringe il personale “con una coscienza” a farsi in quattro.

“Qui al San Camillo – dice la dottoressa Giovanna Scassellati, ginecologa a capo del Day Hospital nel reparto maternità e ginecologia dell’ospedale romano – sopra c’è la maternità mentre qui facciamo interruzioni di gravidanza, aborto terapeutico e siamo uno dei pochi centri che somministra la RU-486 nel Lazio. Quando una donna arriva qui, fa il colloquio e una volta terminato il percorso, viene subito avviata alla contraccezione e alla prevenzione. Poi torna a fare i controlli. Quest’anno abbiamo fatto 2.098 Igv, 158 aborti terapeutici, 294 Ru, e applicato 600 spirali su un totale di quasi 3.000 visite. Un lavoro non facile, perché su 21 colleghi, solo 7 di noi non sono obiettori di coscienza e naturalmente il lavoro è più arduo”. Ma il problema sono anche i soldi e gli sprechi: “Nel ’97 eravamo 30 ginecologi – spiega Scassellati - e non solo siamo stati ridotti ma dal ’93 non assumono più nessuno. E quando hanno ristrutturato un reparto, spendendo parecchi soldi, lo poi hanno tenuto chiuso per assenza di personale. Per non parlare dell’obbligo di ricovero delle donne che interrompono con la RU e che in realtà firmano, se ne vanno a casa e tornano solo per i controlli. Tutti costi inutili quando, per esempio, sia l’Emilia Romagna che la Toscana dimostrano che non c’è bisogno del ricovero perché la selezione all’interruzione farmaceutica si fa prima ed è completa, sia a livello fisico che psicologico”.

In passato ad abortire erano soprattutto donne straniere, ma ormai la percentuale delle italiane cresce molto: quest’anno al San Camillo sono quasi la metà. “Molte donne rinunciano perché hanno un lavoro precario o hanno già altri bambini - dice la dottoressa Iride Bosi – ma arrivano anche minorenni, accompagnate dai genitori, che pensano che la prima volta che fanno sesso, non si rimane incinte”. Prevenzione e contraccezione stanno sparendo nel lessico italiano: niente informazione a scuola né sul territorio,  niente prevenzione né educazione sessuale per le giovanissime.

Una situazione difficile da mandare giù nella giornata internazionale della donna perché questo paese, che è stato classificato dal Gender Gap Report al 74° posto per le politiche di genere, ha anche quasi 7 milioni di donne che tra i 16 e i 70 anni hanno subito nella vita almeno un tipo di violenza (e il 78,7% di loro più di una volta) e dove i femmicidi ormai, come rimbalza in cronaca nera, vedono una donna uccisa ogni due giorni.

“Se si fosse trattato di delitti di mafia – dice Vittoria Tola, presidente nazionale dell’Udi  – avrebbero già mobilitato l’esercito”. La cosa scandalosa, come se non bastasse, è che mentre alla vigilia dell’8 marzo il ministro degli esteri Giulio Terzi ci ricorda che “dal 1985 siamo parte della Convenzione Onu contro la discriminazione delle donne, protagonisti alle Nazioni unite ed in tutte le sedi multilaterali”, e la ministra del lavoro con delega alle pari opportunità Elsa Fornero lamenta la “tragedia quotidiana” della violenza di genere, dichiarando che “occorre potenziare i centri antiviolenza e quelli di ascolto”, apprendiamo con sgomento che la Commissione pari opportunità che avrebbe dovuto vagliare le risposte ai bandi fatti ad agosto e a novembre per i finanziamenti stanziati a favore dei centri antiviolenza, è ferma, bloccata. “La storia del Piano nazionale contro la violenza – spiega Tola – va avanti dall’epoca del secondo governo Prodi e alla fine, quando è stato varato con la ministra Mara Carfagna a gennaio dell’anno scorso, è venuto fuori un disegno troppo vago. Malgrado questo nel 2011 le parlamentari sono riuscite a sbloccare i 18 milioni di euro che erano stati stanziati per far fronte alla situazione della violenza sul territorio nazionale, e che erano stati presi in ostaggio da Tremonti. Soldi che in parte sono andati a bando per i Comuni ad agosto e in parte a novembre, il giorno prima della caduta del governo Berlusconi. Finanziamenti che, in una situazione di emergenza nazionale come questa, sono vitali per far stare in piedi le strutture dei centri antiviolenza e degli sportelli di ascolto nei Pronto soccorso, senza le quali ci ritroveremo in un baratro ancora più profondo di quello attuale”.

La violenza, lo stupro, il femmicidio, non sono argomenti su cui disquisire, non sono terreno per opinionisti, ma questioni gravi che devono essere risolte praticamente. “Una ministra delle Pari opportunità – conclude Tola – ha la facoltà politica convocare anche gli altri ministeri per unire le forze nei confronti di un problema urgente, con funzione di coordinamento”. Gentile ministra, è arrivato il momento di dare sostanza a questa delega.

Luisa Betti

 08.03.2012

www.ilmanifesto.it

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963