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Il progetto della professoressa Fornero è semplice come un omicidio. Ma pare che per i sindacati sono solo giochi senili
Post n°6103 pubblicato il 14 Marzo 2012 da cile54
Mercato del lavoro, è’ partito l’assalto finale Quello che ha in testa il governo è molto peggio di quel che fin qui aveva fatto trapelare. Quasi azzeramento degli ammortizzatori sociali a partire da subito e cancellazione “furba” dell’art. 18.
Il quadro delle proposte presentate ieri sera dal ministro Fornero è stato ricostruito a spizzichi e bocconi, tra mezze parole e goffi tentativi di limitare la portata di quello che stanno preparando, all’uscita dei “sindacati complici” dall’incontro.
L’attacco è totale e non risparmia nulla.
Ammortizzatori sociali. Attualmente c’è la cassa integrazione ordinaria per le crisi aziendali temporanee (durata 12 mesi), quella straordinaria per ristrutturazione o cessazione attività (24 mesi), e quella “in deroga” per i settori che non possono utilizzare le prime due forma perché non pagano i contributi. La cig è infatti co-finanziata da imprese e lavoratori, non dallo stato; tranne quella “in deroga”. Fin quando un lavoratore è in cassa integrazione mantiene formalmente il posto di lavoro e non viene iscritto tra i disoccupati.
C’è poi l’indennità di mobilità (due anni per i lavoratori under 50, tre per quelli più anziani). E infine un’indennità di disoccupazione poso usata e con pochissimi soldi.
Il progetto Fornero è semplice come un omicidio: conservare solo la cassa “ordinaria”, cancellare la straordinaria e la mobilità, introdurre una nuova indennità di disoccupazione durata massima 12 mesi, che diventano 15 per gli over 58 anni – con tetto massimo di 1119 euro lordi, che si riducono del 15% dopo sei mesi e di un ulteriore 15$ dopo altri sei.
In pratica, se l’azienda si deve ristrutturare o chiudere gli “esuberi” vengono licenziati subito e “coperti” con l’indennità per un tempo molto più breve di quello attuale. “In compenso”, secondo il governo, tale indennità verrebbe estesa anche ai lavoratori pubblici - che oggi non sono licenziabili – quando verranno buttati fuori, e anche ai precari. Diciamo “verrebbe” perché candidamente il governo ammette di non aver ancora trovato i soldi per finanziare questo strumento. Quindi, al momento, non c’è assolutamente nulla.
Inizialmente si era detto che questo massacro sarebbe entrato a regime nel 2017. Confindustria aveva fatto pressione per rinviare il più possibile il varo di questa riforma vista la recessione in atto. La cig, infatti, è una misura a favore delle imprese e sono loro a richiederla, non i lavoratori. Ora Fornero vuole anticipare tutto al 2015, cominciando però da subito un “periodo di transizione” di cui ancora non sono stati chiariti i termini (cosa cessa da subito?). Dante Barontini 13 marzo 2012 |
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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