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Mentre il centrosinistra a Torino (Pd, Idv, Moderati, Sel) ha votato la delibera che liberalizza tutti i beni comuni

Post n°6124 pubblicato il 19 Marzo 2012 da cile54

Nasce la Rete europea dei movimenti per l'acqua. Primo obiettivo, un milione di firme

 

Nasce a Marsiglia la Rete europea dei movimenti per l'acqua. L’ufficializzazione è avvenuta a Marsiglia nel corso dei lavori del Fame, il forum mondiale alternativo dell’acqua, che si è svolto in concomitanza del forum mondiale. A dicembre scorso, a Napoli, il Movimento europeo dell’acqua bene comune aveva vissuto la sua fase embrionale raccogliendo intorno a se sindacati, realtà sociali, associazioni della società civile provenienti dal Vecchio Continente. La rete per l’acqua pubblica ha provveduto anche ad una Carta europea dei diritti connessi al bene incentrata sul valore della gestione partecipata e sulla contrapposizione alla logica del profitto.

Sfruttando l'articolo 14 della Convenzione di Lisbona, il movimento vuole portare in Europa quel milione di firme necessarie a costringere Bruxelles a legiferare sull'acqua come diritto umano e a sottrarre la materia alle regolamentazioni europee del mercato unico. Del tutto simile a un referendum, la procedura prende il nome di Iniziativa di cittadinanza europea.

Il testo verrà depositato il primo aprile alla Commissione europea. Entro due mesi a partire da quella data si saprà se ci sarà il via libera alla raccolta di firme. Pablo Sánchez dell'European federation of public services uions (Epsu) è convinto che non sarà difficile superare i requisiti imposti per l'iniziativa popolare, e ricorda che "la campagna europea trova base nei movimenti di 25 Paesi e dovrà continuare nel tempo, con azioni di sensibilizzazione parallele in tutti i territori, per lanciare un messaggio forte abbastanza da premere sulle autorità affinché assumano una decisione sull'acqua". "Negli ultimi mesi – aggiunge Sanchez - abbiamo assistito a una lettera dell'Ue inviata al governo italiano che indicava di privatizzare l'acqua nonostante il risultato referendario, al memorandum firmato dalla Troika con i portoghesi sulla privatizzazione della risorsa, alle crescenti pressioni indirizzate alla Spagna e alla stessa Francia che ospita il Forum ufficiale".

Secondo Pilar Esquinas Rodrigo, avvocato della Commissione legale della piattaforma contro la privatizzazione del Canal Isabel II (la società di distribuzione idrica nella città di Madrid), "l'iniziativa legislativa europea è uscita rafforzata dal Forum alternativo". Ma non si tratta della sola azione da intraprendere. Forte dei 177.616 voti raccolti nella consultazione informale del 4 e 5 marzo contro la privatizzazione del gestore a Madrid, Rodrigo sostiene che "bisogna adire tutte le sedi dove è possibile ottenere un riconoscimento dell'acqua come bene comune". La rete ha varato una carta basata su quattro punti fondamentali: 1) l’acqua non è una merce ma un diritto universale ed un bene comune 2) il superamento del full cost recovery come principio guida del finanziamento del servizio idrico 3) garantire a tutti l’accesso al quantitativo minimo vitale d’acqua 4) la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla gestione del servizio.

Il Forum alternativo chiude il bilancio in modo positivo: oltre 2000 partecipanti (che sono diventati 4.000 nella manifestazione di ieri) registrati e 50 fra workshop e conferenze, che hanno approfondito tutti i principali temi legati all’acqua, ma soprattutto hanno rafforzato i legami e la strategia interna. Una delle questioni che maggiormente ha animato i dibattiti è quella su quale modello di pubblico il movimento intende abbracciare. Un dibattito aperto che apre un interessante confronto sia culturale che fra tradizioni politiche diverse ed essenziale nella riflessione complessiva sul tema dei beni comuni. Nel giorno di chiusura è arrivata anche la notizia che la sezione francese di Amnesty International e Reporter sans Frontière hanno aperto un fascicolo sul caso dei mediattivisti fermati dalla polizia in occasione dell’apertura dei lavori del forum ufficiale. Gli attivisti erano stati prelevati dal palazzo dei congressi e trasportati in questura per poi essere rilasciati, al termine della cerimonia, senza nessuna spiegazione e richiesta di scuse. Un fatto inquietante che ben si sposa con la natura privatistica dell’evento.

Fabio Sebastiani

18/03/2012 fonte: rassegna sindacale

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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