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Misteri della giustizia: ancora lontani dalla soluzione del caso sulla morte dell'operaio morto nel giugno 2008

Post n°6130 pubblicato il 20 Marzo 2012 da cile54

Morte di Giuseppe Uva, tanti dubbi e una sola certezza: “sul corpo ci sono lesioni”

 

E’ diventata una questione di sfumature, di discussioni tecniche, di perizie e controperizie. La soluzione del caso di Giuseppe Uva, l’operaio morto nel giugno del 2008 dopo essere ‘scomparso’ per tre ore dentro una caserma dei carabinieri a Varese, si gioca tutta sulle parole dei tecnici che questa mattina sono stati sentiti durante un’udienza. A deporre, infatti, sono stati chiamati i tre superperiti Angelo Demori, Santo Davide Ferrara e Gaetano Thiene, per cercare di capire come è morto Giuseppe Uva quel maledetto giorno di giugno del 2008.

 

Sul corpo dell’uomo è stata rilevata presenza di lividi, così come è stata confermata la presenza di un’emorragia. E si è parlato anche del cuore di Giuseppe che, a un certo punto, si è fermato, per motivi ancora tutti da chiarire. Ogni elemento può voler dire tutto e niente, le parole dei tecnici in aula non hanno fatto altro che aggiungere nebbia ad uno scenario già molto confuso. L’unico elemento certo al momento riguarda la presenza di lesioni, ma c’è incertezza su chi le abbia causate: da un lato si sostiene che siano state autoinferte, dall’altro si parla di autentico pestaggio da parte degli uomini in divisa.

 

Le perizie, ad ogni modo, parlano di una morte non arrivata in seguito ai farmaci somministrati ad Uva in ospedale, ma allo ‘stress emotivo’ che sarebbe arrivato dopo il soggiorno in caserma di Giuseppe. In ogni caso, nei documenti redatti da Demori, Ferrara e Thiene si parla a chiare lette di “escoriazioni prodotte dall’urto contro un corpo contundente, espressione di una forza di lieve entità, con l’eccezione dei tessuti molli pericranici, ove l’intensità appare fotograficamente di maggiore rilevanza». I tre superperiti, comunque, si smarcano da ogni giudizio definitivo sulla dinamica della morte di Uva: “la valutazione delle lesioni – si legge ancora nella perizia – è esclusivamente fondata sulla documentazione clinico-ospedaliera e fotografica dei consulenti del pm», quindi non su un’osservazione diretta, ma su quanto già prodotto durante le indagini. Ancora una volta, sicuramente, non si può dire di essere vicini alla soluzione del caso e sulla morte di Giuseppe Uva permane un fitto alone di mistero. L’ennesimo.

Mario Di Vito

19 marzo 2012

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