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Da chi a Lampedusa ci vive arrivano i segnali di quanto sta accadendo e di quello che potrebbe accadere

Post n°6183 pubblicato il 02 Aprile 2012 da cile54

Arriva la primavera lampedusana

La primavera è arrivata sull’isola di Lampedusa. Il mare torna ad essere calmo e gli arrivi dal Nord Africa ricominciano. Come ogni anno, da oltre 15 anni.

Dopo lo sbarco di oltre 250 migranti nella notte tra il 16 ed il 17 marzo scorso,  nella tarda serata del 28 marzo, 38 tunisini sono giunti sull’isola. Il loro barcone è approdato in porto senza che nessuno li intercettasse in mare. Sono stati lasciati all’addiaccio sul molo fino al mattino in attesa dell’arrivo del traghetto che li ha portati in Sicilia.

Tutto come sempre, allora? No, qualcosa è cambiato e – come spesso accade – è cambiato in peggio.

Lampedusa non ha più un centro di accoglienza, che grazie all’ex Ministro degli interni Maroni, nel 2009 è stato trasformato in un centro di identificazione ed espulsione e – proprio per questo – è stato parzialmente distrutto da un incendio nel settembre scorso. Le fiamme hanno devastato soltanto parte dei padiglioni riservati ai migranti, tant’è che – come dichiarato di recente dalla Ministro Cancellieri – sarebbe comunque in grado di ospitare fino a 300 persone. Ma resta chiuso in attesa che vengano avviati i lavori di ristrutturazione.

La conseguenza – poco logica  e per niente giuridica – di quell’incendio è stata la dichiarazione di “luogo non sicuro per lo sbarco dei migranti” del porto di Lampedusa. Il provvedimento ha come effetto immediato quello di costringere i mezzi navali che effettuano il salvataggio, a intraprendere un lungo viaggio - quali che siano le condizioni del mare e lo stato di salute delle persone tratte in salvo - per raggiungere uno dei porti della costa sud della Sicilia. Il che vuol dire perpetuare inutilmente sofferenze, disagi ed emergenza sia per gli operatori che per i passeggeri. Ciò comporta, inoltre, un grave rischio per chiunque abbia a trovarsi in difficoltà in prossimità dell’isola: la prolungata assenza dei mezzi di salvataggio impegnati nei trasferimenti dei migranti in Sicilia, potrebbe condurre alla conseguenza di abbandonare al loro destino eventuali barconi carichi di migranti ed anche imbarcazioni da diporto o pescherecci.

In realtà, da quando è stato emanato tale atto, una sola volta i migranti sono stati condotti in un porto diverso da Lampedusa : è accaduto l’11 novembre 2011 quando 44 profughi in mare da tre giorni su un gommone, sono stati caricati a bordo di una nave militare e portati in Sicilia. L’unica ad essere trasportata a Lampedusa d’urgenza è stata una donna col proprio bambino partorito in mare durante il viaggio. Ciò a dimostrazione che proprio i soggetti più vulnerabili hanno trovato, come è sempre stato, soccorso, accoglienza, rifugio, salvezza e assistenza a Lampedusa, malgrado l’ordinanza. In tutti gli altri casi – giustamente e logicamente – i naufraghi sono stati fatti sbarcare sull’isola.

E così alcuni migranti somali sbarcati a Lampedusa il 17 marzo sono stati “ospitati” in un residence, mentre altri sono stati rinchiusi all’interno dei locali dell’Area Marina Protetta, due grandi stanzoni con due bagni e senza docce. Lì hanno dormito in terra per 5 giorni, su dei materassi di gomma, fin quando non si è provveduto a trasferirli in Sicilia. Gli altri hanno continuato a restare nel residence. Gli ultimi 37 hanno lasciato l’isola il 30 marzo, due settimane dopo il loro arrivo.

Riassumendo: il porto di Lampedusa è stato dichiarato non sicuro ma gli sbarchi dei migranti non si sono mai fermati - e con la bella stagione aumenteranno di certo -, i trasferimenti sono lentissimi, il centro di accoglienza è chiuso e non è stato predisposto un luogo alternativo per ospitare i migranti.

Mai emergenza fu più prevedibile e prevista di quella che si prepara per l’ennesima volta su quest’isola.

Paola La Rosa

1 aprile 2012 www.controlacrisi.org

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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