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Come i morti sul lavoro anche i suicidi sono archiviati come inevitabili? I respondabili? I poteri criminali e media ipocriti!

Post n°6254 pubblicato il 19 Aprile 2012 da cile54

Due suicidi al giorno per la crisi: «A uccidere è la disoccupazione»

 

La crisi uccide ormai quasi due persone ogni 24 ore: nel 2010 si sono suicidati in media quasi un disoccupato al giorno (362 nell’anno) e un imprenditore, o più in generale un lavoratore autonomo (336 nell’anno). A cedere alla disperazione sono soprattutto uomini e per la maggior parte persone che avevano un lavoro e lo hanno perso (288 su 362), mentre tra le fasce sociali più a rischio ci sono oggi i cosiddetti «esodati», lavoratori tra i 45 e i 64 anni rimasti senza occupazione e senza pensione (18,6% in più nel 2010 rispetto al 2008). L’”onta” della povertà e della disoccupazione la si percepisce più al nord (5,9 suicidi ogni 100 mila abitanti) che al sud (3,8). Ma è nel centro Italia che si registra la crescita più consistente (5,3 suicidi ogni 100 mila abitanti: 11,2% in più nel 2010 rispetto al 2009).

Dietro queste fredde cifre diffuse ieri dall’Eures nel Secondo rapporto sul «suicidio in Italia al tempo della crisi» – tanto più impressionanti perché ottenute tramite un’elaborazione scientifica dei dati giudiziari e non dalla casistica raccolta dalla cronaca o dall’associazionismo – ci sono corpi e sentimenti. Persone che muoiono e familiari gettati in una doppia disperazione. E lasciati in completa solitudine, trasparenti a una politica afasica che rimuove il problema.

Ma come spesso accade la salvezza sta negli anticorpi che si generano nella stessa società malata: e così è proprio nel profondo Nord italiano – dove in generale è sempre stato più marcato il fenomeno suicidario (Napoli, per esempio è la provincia italiana con minor numero di suicidi) – che nascono associazioni come «Speranza al lavoro», battezzata lunedì scorso a Vigonza (Padova) su impulso dell’Adiconsum Veneto e della Filca Cisl, che tenta di creare una rete solidaristica attorno ai «familiari delle vittime della crisi e dell’indifferenza verso il lavoro». Un’associazione animata in particolare da due giovanissime donne, figlie orfane di padri imprenditori che non hanno sopportato il peso del disfacimento economico e sociale.

«Lavoriamo soprattutto – spiega Salvatore Federico, segretario generale Filca Cisl Veneto – contro l’indifferenza di una politica che non vuole vedere i tre morti sul lavoro al giorno, e gli ormai quotidiani suicidi di persone strozzate dai debiti, dalle banche, e senza prospettiva». Offrono supporto legale e psicologico, solidarietà e aiuto pratico. Ma soprattutto, spiega il sindacalista del comparto edile – settore particolarmente colpito – «vogliamo formare una commissione scientifica che lavori al testo di una legge di iniziativa popolare per correggere certe storture tutte italiane». Si riferisce per esempio al patto di stabilità per rispettare il quale le amministrazioni pubbliche sono costrette a non pagare i lavori compiuti, o ad uno «Stato che permette a tutti di fare impresa», mentre occorrerebbero «più regole nella sicurezza, più formazione, più controlli».

Quando l’anno scorso l’Eures pubblicò il primo Rapporto sul suicidio in tempo di crisi, elaborando i dati Istat del triennio 2007-2009, più di qualcuno mise in discussione il modello interpretativo di «un fenomeno di cui è sempre molto difficile stabilire le correlazioni multiple», come racconta Fabio Piacenti, presidente dell’istituto di ricerca Economica e sociale, che ha curato direttamente il lavoro. Ora, i dati del 2010 confermano la tendenza.

«Non c’è un dato disaggregato territorio-imprenditori, per esempio, perché finora il modello di rilevazione si basa sulle statistiche giudiziarie – risponde Piacenti alle domande del manifesto – e quindi si presta poco all’interpretazione sociologica del fenomeno. I dati del 2011 saranno pubblicati a settembre proprio perché l’Istat sta ora riorganizzando le statistiche su questo fenomeno che negli ultimi anni era stato trascurato». Ma il secondo rapporto Eures attesta il trend già registrato: «Il rischio suicidio tra i disoccupati è di 17,4 ogni 100 mila, tra gli imprenditori è di 10 ogni 100 mila e tra i lavoratori dipendenti è di 4,5. Questo ci conferma che un disoccupato è a rischio quattro volte di più della media». «Perciò – conclude Piacenti – abbiamo voluto sottolineare che la lotta alla disoccupazione dovrebbe rientrare nelle priorità del governo».

E proprio per richiamare l’attenzione sulla tragedia della crisi che uccide, oltre venti organizzazioni – tra cui Cgil, Cisl, Uil, Confcommercio, Federlazio e Unindustria – hanno promosso per oggi a Roma una fiaccolata silenziosa. «SilenziosaMente», così l’hanno chiamata, partirà alle 20 dal Pantheon.

 

Eleonora Martini

18/4/2012 www.ilmanifesto.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

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