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Politici al potere, industriali, gruppi finanziari e media servili, sono il male, ma puntiamo il dito anche contro chi li vota

Post n°6944 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da cile54

Ma che abbiamo fatto di male? Il silenzio complice

Ecco la domanda “Cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo?”che alcuni si fanno ma che tutti, lavoratori e non, dovrebbero farsi e darsi una risposta.

Per tentare una risposta sensata si dovrebbe fare lo sforzo di superare la massa melmosa del vivacchiare quotidiano, quella che c’impregna di qualunquismo, giustificato dal principio del “quieto vivere” e che ci fa assistere in silenzio, al massimo qualche mugugno, all’opera di soggetti privi di freni morali, di ogni dignità dimostrabile e non solo vantata.

Questi sono pochi e sono complici (come possiamo definire l’opera a discapito di altri?) del marcio alla luce del sole per una supposta necessità economica superiore a quella di molti; la loro opera professionale e sociale (familiare e relazionale) è lasciva per non creare un’immagine nitida di sé per non consentire la lettura, e la condanna dei loro atti individuali e collettivi di gruppi, esecutori di ordini gerarchici.

Uomini e donne, soggetti, definibili tali per ovvietà, si nutrono della complessità del sistema organizzativo e relazionale senza per questo domandarsi sulla qualità del loro operare e sull’immobilismo dell’efficacia.

Un quadro ben pennellato me l’ha offerto uno stralcio di un saggio letto recentemente “I principi e le virtù sono persi nella nebbia della leggerezza insostenibile dei tempi mentre simili esseri sono occupati perennemente ad angosciare e frenare ogni spinta della volontà per mantenere questo stato di malattia profonda che mano a mano divora le risorse e gli spiriti. L’imperativo è il vizio in ogni sua forma. Non fare e fare in modo che non si faccia a meno di un tornaconto programmato.”

Con questi cultori dell’arrangiarsi quotidiano, spesso a discapito di chi sta attorno, il vertice gongola e si promuove come governo del quotidiano lavorativo e istituzionale, si proroga come nobiltà politica sulle convivenze di induttori del verbo acritico, e l’induzione diventa vera propaganda alla massa sottoposta.

Una recente conferma si è avuta con le visite nelle asl piemontesi dell’assessore Monferino per spiegare il suo inspiegabile Piano Sanitario regionale. Non ero presente, ovviamente, ma dai racconti e dagli aneddoti le soggettività silenti hanno fatto il loro dovere di uditori acritici.

A conferma che questa moltitudine (sono tanti a confermare che in rapporto alle reali esigenze ci sono più generali che soldati) di persone d’interessi contribuiscono, spesso inconsapevol-mente (un aggravio di colpa più che una giustificazione) a creare un ambiente lavorativo malsano e inefficace nell’opera alla quale si è chiamati per compiti sociali e contrattuali.

Ed è in quest’ambiente malsano che vivono e vegetano clientele (strumento principe per coprire disagi e proteste), soprusi, ruberie e mal utilizzo del denaro pubblico. Possiamo declinare tutto ciò come complicità del sistema nel quale operiamo? Credo di sì.

La retorica diffusa, in molte persone con le quali lavoriamo gomito a gomito e moltissime altre ancora, ci fa presente che“questa è la classe politica che ci rappresenta” ma guai a far presente che ne siamo tutti coinvolti se non si ricercano le cause per capire se questa rappresentanza è anche figlia della rassegnazione e della ricerca della soluzione individuale e quindi si è degnamente rappresentati.

Questa retorica sulla bocca di tanti è ben accetta dai poteri perché è la giustificazione al mal operare degli esecutori sui luoghi di lavoro e alle malefatte politiche dei governanti.

Ma diventa anche la prova d’impotenza di fronte a tante malefatte nella sanità, dove, ad esempio, un appalto diventa facilmente un business e diverse bisce, anche di quelle che dovrebbero controllarne la bontà, bagnano la coda, ma tutto resta nell’anonimato e meschinamente non se ne parla anche quando riguarda inchieste sui nostri responsabili aziendali.

Questa retorica la si è fatta valere anche nei confronti del sindacato, un luogo da noi non lontano come lo sono il governo nazionale o il palazzo della Regione Piemonte. Si è contribuito maldestramente alla snaturazione dei compiti dei sindacati (anche tenendo conto delle loro diverse differenze di pensiero e di comportamento) con il silenzio sui fatti deplorevoli di molti sindacalisti nostri colleghi, anzi li si è premiati con la tessera o il voto. Se oggi il sindacato è sostenitore di tante nefandezze sociali, è anche “merito” di tanti dipendenti.

Allora, il silenzio della rassegnazione è o no complicità? Credo di sì.

Ecco cosa si è fatto di male, e si continua a fare, per meritare tutto questo! Il problema è che la complicità di tanti la paghiamo tutti!

La complicità su tanti comportamenti attivi e passivi la si copre troppo facilmente con la viltà del nascondersi dietro l’indignazione verso la Casta politica; è ad altri, uomini che si  presentano come diversi, puliti e d’immagine forte: diciotto  anni fa Berlusconi e Bossi, oggi Grillo, che si delega quel “fare” un qualsiasi stravolgimento  delle cose per conto nostro.

Così come molti delegano al PD la speranza di aggiustare un presente del quale è esplicito fautore, vedi sostegno ai crimini sociali del governo illegale (non votato dal popolo italiano) Monti/Fornero.

Non sarebbe ora che si cominciasse a distinguere ogni giorno, anche col prossimo voto, chi si pone realmente l’obiettivo della trasformazione delle brutali cose presenti?

Per riprendere a camminare a testa alta, preten-dere i naturali diritti di vita vivibile.

Come un capace e onesto imprenditore investe di suo per lo sviluppo della propria azienda, salvaguardando tutta la comunità dipendente, così noi tutti: lavoratori, disoccupati, pensionati dovremmo saper investire in modo mirato il nostro capitale, quel voto che vogliono rendere inutile con un’altra porcata di legge elettorale, per rico-struire una vita dignitosa. Per noi e i nostri figli.

Noi comunisti nelle prossime elezioni ci saremo, in alleanza con altri partiti e movimenti che sono fuori dalle malefatte di Monti e dei partiti che lo sostengono: PD, PdL, UdC. In Europa avanza forte la sinistra del popolo, manca solo l’Italia.

franco cilenti

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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