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« Il Ministero della salut...La Fornero vuole la scuo... »

Il quotidiano Fiat scrive a una signora perché non pubblichi più articoli sul profilo del social network. Apriamo il dibattito

Post n°7061 pubblicato il 11 Novembre 2012 da cile54

La Stampa spia la gente su facebook?


Ecco una storia su cui vorremmo la vostra opinione.
Dlin dlon! «Raccomandata!». La signora Eleonora di Torino firma la ricevuta e scarta quella raccomandata che arriva dal suo giornale preferito. Legge e trasale:

"Gentile signora, siamo venuti a conoscenza che sul suo profilo facebook, all'interno della sezione Album di Eleonora visionabile indiscriminatamente da chiunque sia iscritto a tale social network. sono illecitamente pubblicati centinaia di articoli tratti dal quotidiano La Stampa. Tali articoli, oltre che liberamente fruibili sono altresì scaricabili da chiunque accceda a tale sezione così aggravando la loro indebita diffusione fra il pubblico. Come a lei noto, i diritti di utilizzazione economica di tali articoli spettano in via esclusiva all'editrice, conseguentemente la loro pubblicazione on line senza la preventiva autorizzazione dell'Editrice costituisce una grave lesione del diritto d'autore alla medesima spettante. Tale lesione è ulteriormente aggravata dalla circostanza che non è in alcun modo riportato il nome della testata La Stampa e la data della relativa pubblicazione degli articoli in questione. Alla luce di quanto sopra e senza alcun pregiudizio per gli ulteriori rimedi previsti dalla legge, con la presente la invitiamo a voler esplicitamente rimuovere dal suo profilo facebook ogni e qualsivoglia articolo tratto dal quotidiano La Stampa, nonché ad astenersi dal pubblicare in futuro... ecc. ecc, distinti saluti".

Ora l'articolo 70 della legge sul diritto d'autore prevede il cosiddetto diritto di corta citazione: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali".

Però non si capisce perché barbieri e baristi si comprano la loro copia e chiunque la può consultare mentre una cittadina, con la sua copia, non possa esporla come le pare in un ambito "privato" come quello del proprio profilo fb. La discussione divampa sulla rete e sulla bacheca della signora torinese
leggi qui
. Vero è che la circolazione di contenuti sulla rete stia mutando il paesaggio dentro cui si muovono i giornali oltre che la nostra dieta mediatica.«Possiamo copiare, scansionare, fotografare e rendere condivisibili gli articoli di un quotidiano, fare circolare le copie in PDF che riceviamo in abbonamento, e così via. E possiamo sempre più interrogarci sulle ricadute legali dei nostri gesti di sharing online di contenuti e scoprire quanto quotidianamente siamo complici nel far circolare anche contenuti di cui non possediamo i diritti. Ma il punto è che la circolazione è una caratteristica strutturale del sistema editoriale al tempo del web sociale, un elemento che viene spesso sollecitato e sfruttato ma tollerato solo quando il controllo della circolazione è nelle mani dell'editore - scrive il sociologo dei new media, Giovanni Boccia Arcieri sul suo blog da una parte abbiamo certamente bisogno di sviluppare buone pratiche di riconoscimento dei diritti nella circolazione (basta segnalare la fonte, ad esempio), dall'altra abbiamo necessità che la cultura della circulation diventi parte strutturante delle nostre norme e delle pratiche di impresa. Anche perché il mercato va sempre di più nella direzione di un engagement del cittadino/consumatore che passa da remixabilità e mashup di contenuti, di sconfinamenti glocal degli stessi e di pratiche di sharing: stiamo progettando sempre più contenuti adatti alla circulation e diffondendone la cultura, salvo, poi, irrigidirci quando questo principio entra nelle pratiche dei consumatori/cittadini al di fuori del nostro stretto controllo».
Mi sembra un punto di partenza ragionevole, voi cosa ne pensate?

Scriveteci a popoff.globalist@gmail.com sul nostro profilo fb popoff.globalist
oppure

Checchino Antonini

10/11/201www.globalist.it

 
 
 
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Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

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