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Vergognoso. Ilva tiri fuori i soldi, basta ricatti. La risposta è la lotta per riprendersi lavoro e salute per tutti

Post n°7104 pubblicato il 27 Novembre 2012 da cile54

Ilva, la magistratura non molla: partono arresti e sequestri per concussione e disastro ambientale

Nuova bufera giudiziaria sull’Ilva con arresti, informazioni di garanzia e sequestro di impianti, materiali e prodotti finiti. Sette gli arresti, di cui tre in carcere. Le accuse sono corruzione e associazione a delinquere. Tra le persone arrestate vi sono il vicepresidente del Gruppo, Fabio Riva, l'ex direttore del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, l'ex consulente dell'Ilva, Girolamo Archina', e l'ex consulente della procura di Taranto Lorenzo Liberti, gia' preside della Facolta' di Ingegneria a Taranto. Proprio Liberti, secondo la tesi dell'accusa, sarebbe il destinatario di una 'mazzetta' di 10mila euro che Archina' gli avrebbe consegnato nel marzo 2010 in una stazione di servizio lungo l'autostrada Taranto-Bari. I provvedimenti sono due: uno e' stato emesso dal gip Patrizia Todisco e contempla le accuse di associazione a delinquere e disastro ambientale, l'altro e' stato emesso dal gip Vilma Gigli e contempla l'accusa di concussione. Sono indagati anche l'attuale presidente Bruno Ferrante e l'attuale direttore tecnico dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto Adolfo Buffo. I soldi dovevano servire, sempre secondo l'accusa, ad attenuare la perizia che Liberti, assieme ad altri esperti, stava conducendo su incarico della Procura di Taranto relativamente all'impatto dell'inquinamento da diossina sulle condizioni di vita e salute della popolazione tarantina. L'Ilva ha sempre smentito che si trattava di una tangente a Liberti ma ha affermato che quei soldi Archina' avrebbe dovuto versarli come donazione alla Diocesi di Taranto. Tra i provvedimenti adottati oggi c'e' anche il sequestro delle merci finite, in partenza dal porto di Taranto, prodotte dall'Ilva. La misura sarebbe stata adottata perche' Ilva avrebbe violato le prescrizioni del sequestro adottato dall'Autorita' Giudiziaria, nel luglio scorso, sugli impianti dell'area a caldo. Sequestro che non prevede la facolta' d'uso a fini produttivi degli impianti del siderurgico. “ Ora non bisogna fermarsi, ma andare avanti nell’inchiesta e nei provvedimenti nei confronti di chi ha lucrato sulla pelle della gente di Taranto e dei lavoratori dell’ILVA”, commenta a caldo Francesco Rizzo, responsabile USB dello stabilimento siderurgico.  “Qualcuno lo definisce un epilogo annunciato, noi ci auguriamo sia solo l’inizio – prosegue Rizzo - ora è necessario che tutto venga fuori e si indaghi su ogni risvolto della vicenda accertando anche eventuali altre complicità in tutti gli ambiti, nessuno escluso”. Rizzo ricorda che la magistratura aveva concesso all’Ilva del tempo per mettersi a posto, tempo, “che l’Ilva ha adoperato invece per continuare a produrre, ciò ha comportato anche il blocco dei prodotti lavorati e finiti negli ultimi quattro mesi”. Secondo Usb qualsiasi conseguenza dovesse derivarne ai lavoratori deve andare a carico della proprietà. 

L'Ilva annuncia la chiusura immediata. A casa 5000 lavoratori. La Fiom: tutti dentro!

Non finiscono i colpi di scena all'Ilva di Taranto. L'ultimo è tra i più gravi e drammatici: l'azienda annuncia l'immediata "cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto". Una risposta al provvedimento di sequestro emesso oggi dal Gip di Taranto.

Nella nota l'azienda aggiunge: "Premesso che Ilva non è parte processuale nel procedimento penale ed è quindi estranea a tutte le contestazioni ad oggi formulate dalla Pubblica Accusa; premesso altresì che lo stabilimento Ilva di Taranto è autorizzato all'esercizio dell'attività produttiva dal decreto del Ministero dell'Ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell'Aia; premesso infine che il provvedimento di sequestro emesso dal gip di Taranto in data odierna si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al provvedimento autorizzativo del ministero dell'Ambiente', la Società proporrà "impugnazione avverso il provvedimento di sequestro e, nell'attesa della definizione del giudizio di impugnazione, ottempererà all'ordine impartito dal gip di Taranto".

La Fiom Cgil reagisce immediatamente e invita i lavoratori a restare ai propri posti, dentro gli impianti: "L'azienda sta comunicando in questo momento che da stasera fermano gli impianti di tutta l'area a freddo - ha detto all'Ansa il segretario della Fiom Cgil di Taranto Donato Stefanelli - ma noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente". "Questo atteggiamento ricattatorio 'andate a casa' - ha aggiunto Stefanelli - non esiste. Abbiamo chiesto cosa significa sul piano lavorativo, ma non lo sanno nemmeno loro. E' un'azienda allo sbando e l'unica cosa che sa  fare è mettere in atto una rappresaglia . Hanno subito stamattina - ha detto ancora il sindacalista - i provvedimenti giudiziari e ora scaricano tutto sui lavoratori".

Con la chiusura dell’impianto a freddo dell’Ilva di Taranto rischiano di restare a casa 5.000 lavoratori, e a cascata i circa 2.500 lavoratori degli stabilimenti Ilva di Genova, Novi Ligure e Marghera per un totale di 7.500 lavoratori, oltre il 20% degli occupati nel settore dell’acciaio in Italia.

Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, interviene duramente: "Oggi l’Ilva ha comunicato la chiusura dell’area a freddo e la “messa in libertà” dei lavoratori come forma di ricatto di fronte all’azione della magistratura: è vergognoso. Ilva tiri fuori i soldi, invece di fare questi ricatti. Invitiamo i lavoratori a rispondere con la lotta a questo ricatto".

Il Governo ha convocato un incontro urgente con tutte le parti interessate per giovedì prossimo al fine di trovare una soluzione.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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