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Violenza e potere. Il capitalismo non è separabile dagli orrori che produce. Dai pregiudizi che la sua società borghese genera

Post n°7214 pubblicato il 28 Dicembre 2012 da cile54

Un uomo che scaglierebbe la prima pietra

Io non so cosa passi per la mente di un uomo “di chiesa” che dovrebbe, proprio come un comunista, avere nel suo cuore e nella sua “missione” l’amore per la povera gente, l’ispirazione al miglioramento delle condizioni di vita delle persone e, quindi, una generale benevolenza per tutte e per tutti.

 Noi comunisti non ci spingiamo oltre, semplicemente consideriamo le condizioni materiali della società e, invece di pregare un dio qualunque per la salvezza di questo o quel popolo, cerchiamo di adoperarci sul versante politico per un cambiamento che ritaniamo imprescindibile, necessario e non negoziabile se questa umanità vuole progredire e vivere in armonia con il pianeta che abita.

 La nostra lotta per eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non ha e non avrebbe senso se non si formasse da molte altre lotte che ottusi e dogmatici “compagni” ritengono di “serie B”, e che invece hanno la stessa dignità della liberazione dal profitto.

 Non esistono strutture e sovrastrutture in questi casi, ma solo un canovaccio di storie di vita che lega tutto al tutto e che sarebbe insensato, inappropriato e inopportuno cercare di dividere, di separare categorizzanto, applicando una “scala di valori”.

 C’è del francescanesimo nel movimento comunista? C’è dell’evangelismo? Francamente questi interrogativi non mi sconvolgono: e anche se fosse? Non dimostrerebbe tutto questo, ancora una volta, che il comunismo è veramente un movimento di liberazione globale, dell’essere umano per intero e non soltanto dalla schiavitù del capitale?

 Forse il capitalismo è separabile dagli orrori che produce? Dai pregiudizi che la sua società borghese genera? No, non lo è.

 L’esempio di questi giorni sono le parole di quel prete di Lerici che ha ripreso o ha riscritto parole e frasi sui femminicidi che fanno rabbrividire davvero. Ha affisso nella bacheca parrocchiale questi dettami: «Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti?».

 Ecco l’alibi per il machismo, per il maschio sedotto e abbandonato al suo sessuofobismo, alla paura di fare la figura del fesso se non mette le mani su quella carne, se non dimostra che lui, maschio indomito, non gira il volto dall’altra parte quando vede passare per strada una ragazza in minigonna, ma – anzi – la segue, la insegue e la fa sua contro la volontà della mal capitata.

 C’è la legittimazione morale: la provocazione del minigonnismo. C’è quindi una attenuante da invocare per il maschio che si avventa sulla donna che vuole portare una minigonna o che vuole portare un vestito un po’ aperto sul suo petto.

 E’ provocazione? Secondo me è solo voglia di vestirsi e di mostrarsi, ma non di provocare. Che male mai ci dovrebbe essere nel provare piacere a mettere un indumento che lascia scoperte parti del corpo considerate inscopribili.

 Nemmeno la regina Vittoria avrebbe disceso così tanti scalini verso la via del più cieco puritanesimo.

 Il parroco in questione, invece, accusa le donne: sono loro che istigano gli uomini a muovere violenza. Puttane! C’è questo anatema sotto, anche se il prete non l’ha scritto e non l’ha detto. Alle obiezioni del radiocronista del Gr2, ha incalzato: “Sarà mica frocio pure lei…”… come dire: se non si accorge dell’evidenza che le dico, delle donne che provocano, allora lei è per forza non un maschio, un uomo vero, ma un frocio.

 E chi più ne ha, più ne metta. Dategli un vestito da crociato a questo prete e mandatelo in terrasanta…

 L’indignazione che ne è venuta fuori, questa sì è giustificata e non poteva non essere così. Siamo davanti ad una persona con evidenti problemi relazioni col sesso femminile.

 Invece di mandarlo in terrasanta, io lo affiderei a don Andrea Gallo, per aiutarlo nella Comunità di San Benedetto al Porto, nel dare una mano a quelle molte prostitute che da oltre quarant’anni il sacerdote genovese aiuta per uscire dal tremendo giogo dello sfruttamento proprio degli uomini che, da secoli e da millenni, usano le donne per fare denaro, senza il minimo scrupolo, senza la minima considerazione di sentimenti, intimità e bazzeccole di altra natura…

 Io non so cosa deciderà il vescovo della Spezia in merito al suo parroco di Lerici. So che quest’individuo non si pente di quanto ha detto e non intende lasciare l’abito talare. Anzi, ci aggiunge il carico da dieci, fate anche da novanta… E insulta un’altra giornalista: “Bastarda, le venga un colpo”.

 Ora, eminenza… (mi rivolgo al vescovo spezzino), ma questo signore le sembra un “cristiano”? Ma nemmeno fintamente come fanno finta di esserlo molti prelati, molti principi della Chiesa, molti bigotti della società in cui viviamo. Nemmeno la finzione di provare ad essere un pastore di anime.

 Veda, eminenza, se questo signore si fosse trovato al posto di Gesù quando gli venne portata l’adultera e chiesto cosa avrebbe fatto secondo la legge di Mosè, non avrebbe risposto: “Chi di voi è senza peccato, allora scagli la pietra”, ma la pietra l’avrebbe per primo scagliata lui. Ne tragga le debite considerazioni, eminenza.

Marco Sferini

27/12/2012 redazionale www.wsserecomunisti.it

 
 
 
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