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Unioni di fatto. Una vicenda che accusa la politica, succube ai dettami vaticani, che non ha saputo/voluto affrontare il tema

Post n°7326 pubblicato il 27 Gennaio 2013 da cile54

L'incredibile vicenda di Alberto Bevilacqua

Lui è incoscente in un ospedale, dovrebbe esser trasferito per poter ricevere cure specialistiche, ma siccome non è legalmente sposato, la sua compagna non ha voce in capitolo. Così nessuno firma per il trasferimento e lui resta lì, a lottare per la vita senza la necessaria assistenza medica. E' questa l'incredibile vicenda che riguarda Alberto Bevilacqua, così come raccontato da Michela Macaluso, compagna dello scrittore da oltre vent'anni e che adesso si è rivolta alla magistratura. Che, ancora una volta, dovrà sostituirsi alla politica che, troppo succube ai dettami d'oltretevere, non ha saputo/voluto affrontare il tema delle unioni di fatto.

«La situazione è disperata, sono stravolta» dice Michela Macaluso che al Corriere della Sera ha raccontato che i medici trattengono lo scrittore non consentendo il trasferimento perché, appunto, non è lei il parente che per legge può prendere decisioni sul destino di Bevilacqua.

Con lei, nella battaglia legale, c'è l'avvocato Rosa Maria Zaccaria: «Il nostro concreto obiettivo è di salvare la vita di Bevilacqua. E' quanto ci ha chiesto la signora Macaluso. Purtroppo giuridicamente la signora non ha titolo per prendere decisioni sulla sorte di quello che pure è il suo compagno da oltre 20 anni, i cui parenti conoscono la situazione e non fanno nulla, e che nulla può decidere da solo essendo incosciente». Di qui la scelta di ricorrere alla magistratura quale «unico mezzo a disposizione della signora Macaluso». Macaluso racconta che l'allarme l'ha fatto scattare «il medico di fiducia di Bevilacqua, sottolineando che in questi casi, di infezione multi-resistente, chi ha in cura il paziente deve applicare un protocollo che ne prevede l'assistenza con macchinari specifici e se la struttura non li possiede deve trasferirlo ove sono disponibili. Le strutture più adatte a Roma sono lo Spallanzani e il San Filippo Neri. Nonostante questo il medico della clinica Villa Mafalda non sta agendo in questo senso. E' positivo che la magistratura abbia già acquisito attraverso i Nas la documentazione della Clinica sul caso di Bevilacqua, un passo necessario per decidere. Speriamo che questa decisione arrivi il più presto possibile». La clinica replica che il medico che ha ricoverato il paziente «ha la facoltà di decidere come e quando dimettere il paziente che ha in cura. La nostra clinica fornisce i servizi: dal laboratorio di analisi alle sale operatorie. Ma, a meno che non ci sia un provvedimento da parte delle autorità giudiziarie, non siamo noi a decidere sulle dimissioni di un paziente. Lo fa il medico che lo ha in cura, sotto la sua responsabilità. Fra l'altro, occorrerebbe l'assenso del paziente stesso» o di un parente. Appunto. Villa Mafalda, inoltre, difende la correttezza dell'operato dei sanitari che hanno in cura lo scrittore, respingendo qualsiasi accusa di violazione di protocolli sanitari, affermando che la terapia in corso è concordata con la famiglia dello scrittore e con il consulente medico della sua compagna e che il paziente non è affatto trattenuto nella clinica.

La parola alla magistratura.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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