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« Salute mentale e Basagli...Il Caso del Monte Dei Pa... »

In questo paese d'impostori e di conflitti d'interesse non fa pił scandalo niente? Quanti italiani sono capaci di ribellarsi?

Post n°7331 pubblicato il 28 Gennaio 2013 da cile54

ANNI INFAMI

Chi vive il suo quotidiano scorrere della vita a difesa dei diritti civili e sociali, a difesa del libero pensiero e di espressione verbale e scritta, è deriso, e se non si deprime (come vorrebbero i derisori: i singoli sono persone inquiete che usano in tal modo il vanto puerile di non pensare, mentre i gruppi che hanno in mano la comunicazione sono inquietanti per la libertà) viene anche calpestato con la violenza propria degli strumenti di potere, da persone senza personalità propria ma forte del suo stare dentro la cerchia della commistione affaristica e clientelare. Si possono definire, o essere incaricati, come politici, sindacalisti, manager, funzionari, dirigenti, ma anche persone senza ruolo apicale, sempre pessime persone e impostori rimangono.

Come discernere tra i primi e i secondi?

Semplice: i secondi stanno zitti, ben che ci vada, sulle condizioni di vita dei primi, ma spesso parlano e analizzano da saccenti indottrinati, e sentenziano l'ineluttabilità di questo stato di cose presenti mischiando parole come crisi economica e meritocrazia, guarda caso sono sempre loro che ne escono favoriti, nel lavoro e nel benessere.

A questi favoriti importa vagamente dei problemi di lavoratori esclusi dal benessere, dei lavoratori licenziati o precari, dei cassintegrati, disoccupati, studenti, famiglie impossibilitati anche a qualche sprazzo di benessere, ad esempio qualche giorno di vacanza fuori casa.

Secondo l'Istat nel 2011 in Italia il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%).

E' bene ricordare che quando si parla di beni essenziali parliamo più dei servizi sociali come scuola, università, sanità, trasporti, fondamentali per una vita dignitosa. Tutte quelle cose vitali che i saccenti prima citati non considerano degni di nota nel loro giustificare la vita degli altri, finché non toccherà a loro sfiorare la povertà.

Risulta evidente che pochi hanno troppo e troppi hanno briciole per sopravvivere.

 

La crisi imposta alle fasce popolari, per finanziare le banche, la finanza parassitaria e la speculazione, ha di fatto accentuato la disuguaglianza tra le classi sociali, ma a ricaduta anche quella, comunque già esistente a causa dei contratti negli ultimi dieci anni, tra le diverse figure professionali governate da istituti contrattuali utilizzati in forma clientelare per favorire pochi fidati e altri da fidelizzare con migliaia di euro, (sono percorsi più infami nel servizio pubblico che nel lavoro privato, perché rendono le persone più inclini all'egoismo sul lavoro e più indifferenti ai bisogni dei cittadini, ai quali è impedita una fruizione facile e qualitativa del diritto, facendoli sentire più poveri e sfiduciati).

L’Istat ci dice che alla fine del 2010 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 9,4% della ricchezza complessiva, mentre il 10% più ricco aveva da solo ben il 45,9%.

Vero che la crisi è stata imposta a livello europeo ma in Italia ha determinato una situazione molto più ineguale. I poveri sono più   poveri di quelli di altri Paesi e i ricchi sono più ricchi.

Siamo di fronte a uno squallido teatrino della politica (una verità inconfutabile come quella del calcio truccato, come quella delle mafie legate a pezzi dello Stato e istituzioni locali) ma chi assiste in silenzio a questo mer-canteggiamento della loro vita?

In questo paese d'impostori e di conflitti d'interesse non fa più scandalo niente? Non s’indigna più nessuno? Non ci crediamo!

Nonostante la politica dei governanti attuali, di governo e locali, e dei partiti che li tengono in piedi, hanno infamato i valori della civiltà (destruttu-rando la Costituzione) e le condizioni di vita (distruggendo decenni di conquiste sociali) e nonostante le miserie dei sindacati Cisl e Uil, divenuti appendici dei governi nazionali (Berlusconi e Monti) e locali, e anche della dirigenza Cgil che si è nei fatti volontariamente handicappata per non disturbare il PD sostenitore di Monti/Fornero, insieme a Berlusconi.

Nonostante queste scelte dei maggiori sindacati e del partito votato dalla maggioranza dei  cittadini democratici e di sinistra, non crediamo che questi tempi così infami possano continuare a lungo.

I dolori da tanti anni prodotti da queste scelte e lo schifo per l'arroganza della casta degli affaristi potrebbero avviare una rivoluzione civile!

franco cilenti

Editoriale del periodico Lavoro e Salute gennaio 2013

28/1/2013

 
 
 
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