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In questo inquietante scenario weimariano, sconforta che vi sia ancora chi pensi a un governo con Berlusconi

Post n°7504 pubblicato il 13 Marzo 2013 da cile54

Lo spettro di Weimar sull'Italia

L'anima golpista (in senso letterale) e parafascista del partito di cui Silvio Berlusconi è (in senso altrettanto letterale) padrone assoluto porta lo stigma dei regimi reazionari che governavano l'America meridionale prima di essere spazzati via dalle rivoluzioni bolivariane.

L'idea dell'intangibilità del capo, depositario di un potere indiscusso, immune come un sovrano hobbesiano da qualsiasi imputazione e dunque per definizione imperseguibile, quali che siano i reati di cui si sia macchiato, è la cifra eversiva del partito - o di ciò che ne è rimasto - che ha fatto lugubre mostra di sè davanti al Palazzo di Giustizia di Milano.

In un paese "normale", dove le istituzioni funzionassero secondo regole democratiche e dove vigesse la sacrale indipendenza dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) le forze dell'ordine sarebbero dovute intervenire e sciogliere l'intimidatoria adunata. Ma questo non è avvenuto. Solo ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati, ai malati, a coloro che in questo paese non chiedono privilegi, ma giustizia e rispetto dei propri diritti, quelli costituzionalmente protetti, è proibito manifestare davanti ai palazzi del potere, dove sono sistematicamente accolti a suon di manganellate.

Senza senso del grottesco, spudoratamente, nel suo comizio davanti al tribunale, Angelino Alfano ha detto di "affidare a Napolitano la preoccupazione del Pdl per l'emergenza democratica", minacciando, nello stesso tempo, di abbandonare il parlamento qualora non finisse la "persecuzione giudiziaria" nei confronti del loro capo.

Si attende ora la risposta del Capo dello Stato, che ci auguriamo al livello dell'oltraggio che i berluscones stanno portando alle istituzioni repubblicane.

In questo inquietante scenario weimariano, sconforta che vi sia ancora chi pensi seriamente che una soluzione per il governo del paese possa venire da una coalizione che coinvolga il partito di Berlusconi. E' tuttavia proprio a questo che lavora ancora un pezzo non proprio ininfluente del Pd, a questo pensa una schiera di disinvolti maitre à penser della borghesia nazionale, e a questo punta quel Beppe Grillo che fino a un mese fa riempiva le piazze promettendo di rovesciare il tavolo e cacciare via l'odiata "casta corrotta", ma che ora consegna le sue truppe in caserma, neutralizzando il successo conseguito con il voto e rendendo priva di pratica efficacia la conquista di oltre 160 seggi in parlamento.

Lo stallo parlamentare può dunque portare dritto alle urne (per giunta di nuovo con il porcellum!): nuove elezioni dove tutto può succedere, con un Pd a quel punto nelle mani di Matteo Renzi e dunque ancor più votato al centro di quanto già non fosse con la leadership di Bersani; con un Movimento 5 Stelle che pensa di calare l'asso pigliatutto e con un Pdl che si rigioca la partita della vita. Nel mezzo, come un vaso di coccio, un paese sfibrato, socialmente devastato da una crisi che quest'anno, grazie alle politiche di austerity, morderà ancor di più degli anni precedenti e a cui nessuna delle forze principali in campo sa offrire la risposta necessaria.

Servirebbe la sinistra, pesantemente sconfitta un mese fa ed oggi impegnata in un non semplice lavoro di ricostruzione strategica, politica, organizzativa. I tempi, evidentemente, non coincidono. Ma la necessità di non restare sui colpi è grande.

Dino Greco

12/03/2013 www.liberazione.it

 
 
 
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