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« Ieri la mobilitazione de...In Italia, in condizioni... »

L'Inps ci rende "sani" per decreto. Circolare per ridurre del 3% le assenze dei lavoratori. No dei medici di famiglia

Post n°7614 pubblicato il 10 Aprile 2013 da cile54

Questa cimancava... Per ridurre le sue spese, l'Inps stabilisce un obiettivo: 3% in menodi giorni di malattia. Quando l'economia mangia le persone, che dovranno andareal lavoro anche da malate. 

L'iniziativaè così assurda, sia sul piano logico che su quello organizzativo - che persinoun giornale paladino dei tagli, come il Corriere della sera, si è sentito indovere di obiettare qualcosa. Forse perché anche i girnalisti, nel loropiccolo, si mmalano (ma nel loro caso non è l'Inps a pagare). 

L'Inps aimedici: tagliate i giorni di malattia

Èl'epoca dei tagli, d'accordo. Ma, per risparmiare, le forbici della crisi fannorotta anche sui giorni di malattia dei lavoratori. Quest'anno i permessi devonoessere ridotti del 3% rispetto al 2012, dice una circolare dell'Inps. E perraggiungere questo obiettivo il modo è semplice: le visite fiscali devonoessere più fiscali. Il documento dell'Istituto nazionale di previdenza è del 16gennaio scorso, serve per la «programmazione e il budget delle struttureterritoriali nel 2013». Una lista degli obiettivi fissati per quest'anno. Siparla di tante cose in quelle 34 pagine, anche di «miglioramentodell'economicità delle visite di controllo», cioè le visite fiscali. E come simigliora questa economicità? Con «l'incremento del 3% degli importi recuperatiper effetto della riduzione della prognosi». Riduzione della prognosi, cioèmeno giorni di malattia: il nodo è proprio questo.

Le visite fiscali servono a controllare che il certificato firmato dal medico di famiglianon sia troppo generoso o addirittura falso. Il medico fiscale può ridurre oaddirittura cancellare il permesso dal lavoro se il malato (e il certificato)sono immaginari. Non capita spesso ma a volte sì. E quando capita l'Inpsrisparmia: dal quarto giorno di malattia in poi è proprio l'istituto diprevidenza a pagare stipendio e contributi al posto del datore di lavoro.Cancellare qualche giorno di permesso, quindi, vuol dire per l'Inps limare unavoce di spesa che vale ogni anno 2 miliardi di euro. La metà di quello che ci ècostata l'Imu sulla prima casa, tanto per pesare all'ingrosso la questione.Giusto che l'Inps voglia risparmiare, anche perché lo farebbe sulla pelle deifurbetti del certificato. Ma è giusto pure fissare quell'obiettivo prima dellevisite di controllo, un 3% a prescindere, come fosse il rapporto deficit Pilsecondo Bruxelles o le spese da ridurre a insindacabile giudizio del ragioniere d'azienda?

«Così l'Inps dice che il 3% dei certificati firmati dai medici di famiglia è falso» protestaRoberto Carlo Rossi, presidente dell'ordine dei medici di Milano. «Hanno messola malattia delle persone alla voce costi, come la carta per le stampanti o iltoner. Inaccettabile». Una serie di obiezioni che il dottor Rossi ha speditoper lettera all'Inps, con parole accorate: «Il medico che formula una prognosinon può e non deve seguire logiche di carattere economicistico». Ricordando chela legge e il codice deontologico «vietano qualsiasi atteggiamento compiacente»del medico e ne garantiscono «l'indipendenza e la libertà di giudizio».

Giù le mani, anzi le forbici, dal certificato. Il problema esiste, però. E non bisognaarrivare ai casi clamorosi, ai malati più immaginifici che immaginari come ilmagistrato assente per mal di schiena ma pizzicato a regatare in Gran Bretagna,o l'insegnante che il suo certificato lo spediva nientemeno che dalle Bahamas.L'assenteismo c'è, chiunque lavori in un ufficio lo sa. Ancora adesso, solo perfare un esempio, il giorno in cui ci sono più malattie è proprio il lunedì. Conbuona pace del ministro della Salute Costante Degan che 30 anni fa, quando difatto creò il medico fiscale, disse che «darsi malati in ufficio, magari perallungare il week end, diventerà quasi impossibile».

Gli abusi non sono soltanto un costo per l'Inps, cioè per le casse pubbliche e quindi pertutti. Ma anche un'ingiustizia per chi si dà malato solo quando lo è sul serio.«Per carità - dice il presidente dell'ordine dei medici milanesi - qualcosa sipuò aggiustare. Ma invece di tagliare le malattie dall'alto discutiamone tuttiinsieme: l'Inps, il ministero della Salute, i medici. E vediamo che cosa si puòmigliorare». Per il momento la sua lettera è rimasta senza risposta. Edall'Inps parlano di polemica esagerata. Perché quella circolare è solo undocumento di programmazione interno. E perché la riduzione del 3% è una«tendenza attesa, che deriva anche dall'andamento degli ultimi anni». Ma ildibattito è aperto perché l'Inps è disponibile ad un «tavolo di confronto alivello nazionale».

Se è vero che gli sprechi e i furbi sono da combattere, del resto è anche vero chel'austerità può fare male alla salute. Non lo dice l'ordine dei medici, che inquesta vicenda difende anche i suoi iscritti, ma The Lancet , una delle rivistescientifiche più autorevoli del mondo. I suoi ricercatori hanno confrontato lemisure prese per raddrizzare i conti in Grecia, Portogallo e Spagna con quelleadottate in Islanda, dove le sforbiciate al welfare pubblico sono state minori.E sono arrivati alla conclusione che tagliare la sanità per correggere lefinanze pubbliche è pericoloso non solo perché può aggravare la recessione,scaricando i costi sulle famiglie. Ma perché aumenta i tassi di suicidio,alcolismo, depressione e malattia mentale.

LorenzoSalvia

9/4/2013 www.contropiano.org

 
 
 
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