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Quando i quattro poteri di un Paese costringono i cittadini fuori dal benessere a vendersi corpo e anima, la civiltà è morta
Post n°7659 pubblicato il 22 Aprile 2013 da cile54
“Disoccupato, vendo un rene per non perdere i miei figli” “Piuttosto vendo un rene, ma non toglietemi i figli”. Lascia senza parole l’annuncio di Rosario Giangrasso, 49enne di origini siciliane, a Scandicci da 30 anni. “Levatemi tutto, il lavoro, la dignità, ma non la famiglia”, si legge più avanti. L’uomo è rimasto senza lavoro due anni fa. “Per un po’ sono andato avanti grazie a piccoli lavori domestici, commissionati da amici e conoscenti. Poi non sono più riuscito a pagare l’affitto”. Rosario vive con moglie e due figli, una bambina di 11 anni e un bambino di 9. L’affitto pesa 640 euro al mese, e le bollette sono sempre più salate. “Finché lavoravo non ho mai ritardato un pagamento. Dopo ho dovuto scegliere: o l’affitto o dar da mangiare ai ragazzi”. Poco più di un anno fa, era il marzo 2012, l’uomo, esasperato, si arrampicò sulla gru del centro Rogers di Scandicci, a 50 metri d’altezza. Il caso rimbalzò sulle cronache locali, e il presidente dello Scandicci Calcio, Fabio Rorandelli, gli offrì un impiego da custode e magazziniere. “Devo ringraziarlo, ma anche con i 650 euro al mese che prendo ora non ce la facciamo”. Rosario sta al campo da gioco da mattina a sera, 11 ore al giorno. Unico giorno libero una domenica al mese. A volte, se non ci sono partite, porta i figli con sé. Anche oggi scorrazzano sul prato, con pallone e monopattino. Sembrano non sentire il peso della situazione. “Tre giorni fa mi sono arrivati a casa la forza pubblica e l’ufficiale giudiziario per lo sfratto esecutivo. Ho avuto un’ultima proroga di un mese, ma il prossimo due maggio ci butteranno fuori”. Pesa la minaccia della separazione da moglie e figli. “Se non avrò un alloggio ritenuto idoneo mi toglieranno l’affidamento”. La moglie non lavora, e aiuta come può, con saltuari lavori domestici. I bambini vanno regolarmente a scuola, in prima media e terza elementare. “Gioco a calcio, ma mi sono rotto il braccio”, irrompe il più piccolo, mostrando una cicatrice. Per scongiurare la separazione Rosario è arrivato ad appendere all’ospedale di Torregalli l’annuncio shock: “Vendo rene al miglior offerente”. Per andare avanti ancora un po’: “Meglio privarmi di un rene che restare senza i bambini”. Emiliano Benedetti 21/4/2013 www.today.it
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Giorgiana Masi
Roma, 12 maggio 1977
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