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Se mai ce ne fosse bisogno, l'ennesima prova inconfutabile che l'Italia è una succursale politico e militare degli USA

Post n°7679 pubblicato il 27 Aprile 2013 da cile54

Zio e nipote, gli amici americani

«Fortemente pro-americano». E’ questo il ritratto di Enrico Letta che esce dai cablo di WikiLeaks, pubblicati in esclusiva per l’Italia da “l’Espresso”. Un leader politico che l’ambasciatore americano a Roma può avvicinare anche per discutere questioni delicatissime, come l’esigenza degli Stati Uniti di fermare Armando Spataro e i magistrati di Milano, determinati ad arrestare gli agenti della Cia responsabili dell’extraordinary rendition di Abu Omar.

Due cablo di WikiLeaks fotografano il “sistema Letta”, restituendo un’istantanea di come il potere e i contatti con la diplomazia americana si travasino dallo zio Gianni al nipote Enrico.

Come in un sistema di vasi comunicanti, dove il liquido raggiunge lo stesso livello indipendentemente dalla forma del recipiente, così i Letta sembrano fornire agli americani lo stesso livello di accesso alla politica italiana, indipendentemente da chi governa.

Risultato? Che sia Gianni, «un individuo estremamente potente che gestisce gli affari più delicati di Berlusconi», o Enrico, «il sottosegretario del primo ministro (Prodi), nipote del sottosegretario (dell’ex primo ministro) Berlusconi», gli americani hanno comunque un contatto apicale nel governo italiano con cui discutere delle faccende che più stanno a cuore agli Usa: dalla finta “commissione congiunta” per indagare sull’uccisione in Iraq del funzionario del Sismi, Nicola Calipari, accettata di buon grado da Gianni Letta durante il governo Berlusconi, nonostante la diplomazia americana abbia detto in faccia a Letta che la “commissione congiunta” non sarà affatto “congiunta”, fino all’esigenza di stoppare la procura di Milano nel caso Abu Omar, un problema che Enrico Letta consiglia di discutere personalmente con il ministro della Giustizia del governo Prodi, Clemente Mastella.

Certo, i cablo diffusi da WikiLeaks raccontano la versione dei fatti vista da via Veneto, e dunque offrono una visione di Gianni ed Enrico Letta filtrata dalla percezione che ne ha l’ambasciata Usa a Roma, ma si tratta pur sempre di documenti ufficiali di Washington, scritti con la franchezza di chi è convinto che rimarranno segreti per decenni o, in alcuni casi, per sempre.

I due cablo, che permettono di ‘assistere’ al passaggio di consegne dallo zio al nipote, sono del 2006. L’ambasciata di via Veneto racconta a Washington l’incontro tra Gianni Letta e la delegazione Usa per gli affari internazionali della House of Representatives (una delle due camere del Congresso degli Stati Uniti). Le elezioni di aprile si sono appena tenute, ma il risultato della consultazione elettorale è in bilico per le incertezze nella conta dei voti. La sconfitta di Berlusconi, però, sembra certa e al governo si preannuncia una coalizione di centrosinistra.

«Letta (senior) era insolitamente espansivo e di umore nostalgico», scrivono gli americani, che sono interessati a capire cosa succederà ora che la coalizione di centrodestra sembra battuta. Fin dal 2001 Berlusconi e il suo governo sono stati a fianco dell’America di George W. Bush come nessun’altra nazione in Europa, lo hanno appoggiato nelle decisioni più controverse, quelle che gli altri paesi europei hanno rigettato e criticato: dalla guerra in Iraq alle questioni sul clima. Ora, però, l’esecutivo Berlusconi è tramontato, come si metteranno le cose per gli americani?

A rassicurarli è proprio Gianni Letta: «Indipendentemente dalla vittoria del centrosinistra», spiega, «le relazioni Italia-Usa continueranno a essere forti, perché sono basate sulla storia e sulle relazioni personali». Letta senior non entra nel merito di quest’ultime, ma racconta «con nostalgia e orgoglio i suoi personali rapporti con gli ambasciatori americani fin dall’era di Carter». Poi parla dei suoi piani futuri: rimarrà al fianco di Berlusconi e l’opposizione del centrodestra al governo Prodi sarà particolarmente forte. Poi butta là una frase: «forse la nostra cooperazione ora potrebbe essere ancora più forte». Non aggiunge altro, lascia solo intendere che Stati Uniti e centrodestra potrebbero lavorare in stretta collaborazione contro il governo di centrosinistra.

E’ una frase che colpisce soprattutto se riletta alla luce dell’inchiesta della procura di Napoli, sulle manovre americane del 2007 per far cadere il governo Prodi, cercando di usare Sergio De Gregorio e di avvicinare Clemente Mastella .

Nel colloquio con Gianni Letta, gli americani notano un particolare: «La cosa interessante», scrivono, «è che Letta aveva l’esatto conteggio dei voti prima ancora che la Corte di Cassazione lo annunciasse: il risultato è stato annunciato poco dopo la fine dell’incontro con la delegazione». Un dettaglio interessante, viste le polemiche sulle elezioni politiche dell’aprile 2006, in cui il giornalista Enrico Deaglio parlò di brogli.

Il 24 maggio 2006, esattamente un mese dopo il colloquio di Gianni Letta con la delegazione americana, il governo Prodi è in sella e l’ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, incontra un nuovo Letta: Enrico, «sottosegretario del primo ministro (nipote del sottosegretario di Berlusconi, Gianni Letta)», scrive Spogli (il cablo è disponibile qui ).

Anche in questo caso, gli Usa vogliono capire cosa li aspetta, come si muoverà l’Italia di Prodi. Enrico Letta spiega di ritenere che l’Italia supporterà le posizioni degli Stati Uniti su Israele e i palestinesi, che lui personalmente vede le basi Usa in Italia come un fattore positivo. Il giovane Letta si descrive come «fortemente pro-americano», spiegando di considerare le relazioni Italia-Usa essenziali.

A quel punto l’ambasciatore fa presente che «nel contesto di mantenere le nostre eccellenti relazioni bilaterali, nulla danneggerebbe quelle relazioni in modo più rapido o grave della decisione del governo italiano di inviare negli Usa i mandati di arresto dei presunti agenti Cia nominati nel caso Abu Omar. Questo è assolutamente essenziale», fa presente Spogli.

Stando a quanto racconta il cablo, Enrico Letta non si mostra minimamente turbato da quell’ingerenza: prende nota della richiesta e «suggerisce all’ambasciatore di discutere personalmente la questione con il ministro della Giustizia Mastella, che – consiglia Letta – dovrebbe essere invitato a Washington quanto prima per un incontro con l’Attorney General».

Il file racconta che Letta junior e Spogli concordano di rimanere in contatto. Due anni dopo questo cablo, il governo Prodi è out, Berlusconi è di nuovo al potere. Dal database dei file di WikiLeaks sparisce Enrico e torna Gianni. Ma il risultato non cambia.

Stefania Maurizi

26/04/2013 Fonte: L'Espresso

 
 
 
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