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Jamie Shea, portavoce della Nato durante i tre mesi di bombardamenti sulla ex Jugoslavia, 14 anni dopo si confessa

Post n°7714 pubblicato il 04 Maggio 2013 da cile54

Balle di Stato e guerra umanitaria

Bombardan. Probabilmente tutto ciò è strapassato remoto. Quando la Jugoslavia non era soltanto geo-politica. Quando Milosevic non era soltanto il più cattivo di turno. Quando D'Alema era Presidente del Consiglio prima che Renzi consumasse matrimonio. Quando Remondino era il narratore a reti Rai unificate della guerra umanitaria inventata per ragioni molto poco solidali e taroccata peggio. Prima che ci rottamassero tutti quanti in un colpo solo. Qualcuno è decisamente finito peggio di altri, vedi Milosevic. Uno degli scomparsi mai rimpianti di quelle settimane ruggenti di guerra e di passione fu proprio Jamie Shea, l'uomo che dal Comando Nato di Bruxelles, 14 anni fa, coniò o usò per la prima volta la definizione di "danni collaterali" per gli effetti dei bombardamenti su Belgrado e sulle basi militari serbe finiti fuori bersaglio. Ora Jamie si confessa. Senza assoluzione possibile.

o Bugiardi d'istinto. In un'intervista al quotidiano austriaco "Die Presse", Jamie Shea ammette che si trattò di un enorme errore di calcolo, perché "la Nato aveva pianificato un'operazione lampo di 48 ore", e invece i raid proseguirono per 78 giorni, dal 24 marzo al 10 giugno 1999. A pochi giorni dalla commemorazione a Belgrado delle vittime della tv di Stato, colpita da un attacco aereo pre annunciato, l'ex portavoce definì le vittime civili "cose per cui provare dispiacere e vergogna", ma rigetta "con decisione ogni ipotesi che ci fosse una premeditazione. Avevamo problemi -afferma- a identificare da lassù con precisione tutti gli obiettivi". Bugiardo patentato! Attacco preordinato e risaputo in casa Nato che "suggerì'" alle troupes Cnn e Bbc di non andare alla Tv serba. Noi Rai lo deducemmo condividendolo con i serbi. Assassinio programmato con più colpevoli e Jamie lo sa bene.

Mutande post mortem. Interessante riascoltare la voce del padrone a tanti anni di distanza dal funerale. Si capiscono meglio le cose, la bugia nel tempo per tentare di falsare la storia. La sua posizione non era facile allora, fa dire all'intervistatore ignaro, perché doveva spiegare all'opinione pubblica internazionale cosa stava accadendo, e spesso le informazioni arrivavano con un ritardo di giorni e giorni. Forse è per questo che arrivò ad accelerare il filmato di un trenino pendolari colpito criminalmente dai caccia Nato, truccandolo da Frecciarossa. L'ironia slava che trasformò il saluto classico "dobardan" in "bombardan", a quel bugiardo portavoce allora non risparmiò nulla. La sua intervista inutilmente bugiarda di 14 anni dopo, questa sì che fa girare scatole e molto altro. Per le bombe sulla Tv serba oltre a Clark ora abbiamo il suo complice in crimini di guerra: e bastardo.

L'imparato stanco. "In un mondo mediatico come quello moderno si tratta di tempi troppo lenti - osserva Shea- Dovevamo essere preparati meglio a un'operazione così lunga, ma alla fine siamo riusciti ad essere più professionali rispetto all'inizio". Contare balle si aiuta nell'esercizio. Senti questa: "molte cose sono andate bene in Kosovo". Lì, secondo il portavoce, l'Alleanza è intervenuta con prontezza, contrariamente a quanto successo in Bosnia, dove gli orrori sono stati guardati a distanza per troppo tempo. "Abbiamo imparato la lezione da Srebrenica e in Kosovo non abbiamo seguito a vuoto gli avvenimenti come in Bosnia. Se mi chiedete se quello in Kosovo è stato un intervento perfetto, rispondo di no. Ma è stato meglio che in Bosnia". Il senso dell'umorismo non è anglosassone: tra una tragedia e una strage c'è sempre la possibilità di misurare il tuo meno peggio.

I conti Nato, senza mancia. Qui occorre attenzione altrimenti uno perde la bussola. "Il bilancio dei raid Nato del '99 è stato di 2.500 morti e di 6.000 feriti, con la distruzione di interi quartieri in diversi paesi della Serbia. Fra i "danni collaterali", non fu annoverato neppure allora il bombardamento alla tv di Stato nella capitale, perché fin da subito quello fu identificato come un obiettivo contro la propaganda del regime di Slobodan Milosevic. Non fu un danno collaterale neppure il bombardamento dell'ambasciata cinese a Belgrado, sospettata di ospitare gli 007 serbi e per questo considerata un target dall'Alleanza". Alt please mister Shea: i 17 morti della Tv serba li avete voluti per colpire la propaganda di regime, i tre "giornalisti" andati in fumo nell'ambasciata cinese non furono un errore: io sapevo ma ora la sottosegretario Marta Dassù potrebbe dirci di più?

Ennio Remondino

3/5/2013 www.globalist.it

 
 
 
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