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Un lavoro coraggioso, nel ricordo di Falcone e Borsellino, affronta il tema dell'omertà. Un presidio di cultura e di legalità

Post n°7732 pubblicato il 08 Maggio 2013 da cile54

Nel Bronx di Gela la 'partita' vinta dai ragazzi.

Si intitola ''la nostra partita'' il video realizzato da quasi 200 alunni di Gela dell'istituto comprensivo ''Salvatore Quasimodo'', con il quale hanno vinto il concorso "Geografia e Legalità: sconfiggere le mafie nelle mie regioni'' promosso dalla Fondazione Falcone nell'anniversario della strage di Capaci. Un lavoro attento e condiviso che affronta il tema dell'omertà, traendo lo spunto da un fatto realmente accaduto a uno degli alunni, accusato ingiustamente di indossare una maglietta rubata, che in realtà era stato un suo compagno a trafugare e a regalargliela. Tanti lo sapevano ma nessuno parlava, per paura. E quando in classe finalmente se n'è discusso, sono stati gli stessi protagonisti a volerlo interpretare nella loro videoclip.

Il progetto è stato sceneggiato e diretto dall'insegnante di lettere, Rosaria Albini, coadiuvata, dal punto di vista didattico, da altre 10 colleghe, otto di scuola primaria e due della secondaria di primo grado. Fa da colonna sonora al video la canzone di Fabrizio Moro, dal titolo ''Pensa'', vincitrice del festival di Sanremo Giovani del 2007. Sono le ragazze ad esordire reggendo uno striscione che riporta l'immagine di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone e la ormai famosa frase di quest'ultimo: ''gli uomini passano, le idee restano e camminano sulle gambe degli uomini''. Ragazze che, novelle Andromeda, vogliono rompere le catene dell'omertà e della violenza mafiosa per liberarsi di antichi retaggi che ancora oggi le costringono all'emarginazione e al silenzio. La loro città è una terra gravemente offesa dalla mafia. La loro scuola è un presidio di cultura e di legalità in due quartieri-simbolo dell'oppressione mafiosa: Scavone, ovvero il Bronx di Gela, e Settefarine, un enorme agglomerato abusivo di 10 mila famiglie. A Scavone (dove predomina Cosa Nostra) fu scoperto il libro-mastro del racket delle estorsioni con le cifre che artigiani, professionisti e imprenditori pagavano alla cosca Madonia e con i compensi corrisposti ai picciotti del pizzo. Da un covo di Settefarine, il 27 novembre del '90, partirono i killer della Stidda, che, in quattro agguati simultanei, uccisero otto persone e ne ferirono altre sette, in quella che verrà ricordata come la ''strage della sala-giochi'' perché fu lì che si ebbe il bilancio più pesante per numero di vittime.

I giovani, da sempre, rischiano di finire arruolati negli eserciti delle due organizzazione mafiose, una volta contrapposte, oggi alleate. I ragazzi della Quasimodo e della Giovanni XXIII lo sanno. Per questo assume maggiore valenza il loro video-denuncia. La seconda parte, infatti, è imperniata sul silenzio complice di chi ha paura e favorisce il crimine. Le immagini mostrano l'insegnante-allenatore che preparava gli alunni nel cortile della scuola, mentre un ragazzo entra in classe e ruba le magliette, intimando il silenzio a quelli che se ne accorgono, con la minaccia di tagliar loro la gola. E quando docente e alunni cercano ma non trovano le magliette, nessuno di quelli che hanno assistito al furto parla, malgrado la rabbia e la delusione di tutti. Appare quindi la scritta ''il silenzio è mafia'', che chiude il filmato condannando fermamente l'omertà. La professoressa Albini spiega il perché della scelta di questo finale. ''Perché ancora da noi la realtà è proprio questa. Abbiamo invece voluto lanciare il messaggio che questo silenzio non è solo un errore da condannare ma diventa complicità criminale che si può debellare con la denuncia collettiva''. La formula è quella antica e sempre valida dell'unione che fa la forza. Ancora oggi ne dimostra l'efficacia l'associazione antiracket ''Gaetano Giordano'' di Gela, prima in Italia per denunce (con arresti e condanne) nella lotta al ''pizzo''.

Franco Infurna

07/05/2013 www.liberazione.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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