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Tutti coinvolti. Ogni due giorni di ritardo delle istituzioni, e delle coscienze di ognuno di noi, costano la vita ad una donna

Post n°7736 pubblicato il 09 Maggio 2013 da cile54

Scatta in Italia l'emergenza femminicidio. Ma sarà vero?

Il fenomeno della violenza di genere, su donne, minori e soggetti deboli, si sta drammaticamente espandendo In Italia, ma ad allarmare ulteriormente è quello del femminicidio che viaggia ormai al ritmo di una donna uccisa ogni due giorni.

E’ una mattanza che riguarda omicidi prevalentemente in ambito familiare o sentimentale.

Nel 2006 l’Istat si adoperò in un’indagine telefonica che copriva quasi l’intero territorio nazionale campionando le donne in età compresa tra i 16 e i 70 anni. I dati che ne emersero appaiono scioccanti: 6 milioni e 743 mila donne, cioè il 31,9% della popolazione femminile, almeno una volta nella vita aveva subito una violenza fisica o sessuale. Considerando il solo stupro, oltre un milione di donne, il 4,8% sondato, ne erano state vittime. Solo il 25% di queste violenze, provenivano da estranei, mentre la restante parte avveniva tra le mura domestiche o era perpetrata da conoscenti, fidanzati o ex partner.

Tra le violenze domestiche, il 93% delle donne, dichiarava di aver subito maltrattamenti dal coniuge sostenendo di non aver denunciato i fatti alle Autorità. All’epoca del sondaggio non vennero raccolti i dati relativi alle violenze per stalking. Fenomeno non meno importante, anzi fondamentale, quando seguito da denuncia, può concorrere ad arginare successivi fenomeni di violenza fisica.

E' di questi giorni la proposta della neoministra alle Pari opportunità, Josefa Idem, di discutere, nel prossimo Consiglio dei Ministri, la costituzione di una “task force" per arginare il fenomeno. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha dichiarato di voler portare la questione al prossimo Consiglio dei Ministri.

Intanto, la conduttrice Serena Dandini, presenta l’appello di «Ferite a morte», che chiede al Governo e al Parlamento di convocare gli Stati generali contro il femminicidio e di istituire un Osservatorio nazionale.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, rimarca l’emergenza di vigilare anche sugli abusi che viaggiano via internet. «Questa violenza non può più essere tollerata - ha detto Boldrini, lei stessa destinataria d’insulti e offese via web - fa paura e spesso è contro le donne solo per il fatto di essere donne. La violenza deve essere combattuta su ogni tipo di media». «Io non ho mai detto - ha puntualizzato - che ci vogliono leggi che limitino il web, ma bisogna impedire che la violenza dilaghi nella rete. Non sono contro la rete ma a sostegno delle donne. Vorrei che questo dibattito fosse serio. La stessa attenzione che si è raggiunta contro la pedofilia on line deve essere impiegata contro la violenza sulle donne». Chiede poi un intervento legislativo per limitare la mercificazione del corpo della donna negli spot: «Fanno passare il concetto che il corpo delle donne è un oggetto e ci puoi fare quello che vuoi». «In Italia solo il 47% delle donne lavora - dice Laura Boldrini - una delle percentuali più basse d'Europa. Se una donna non lavora, in caso di violenza, non ha autonomia. Per arrivare a proteggerle va rilanciata l'occupazione femminile». Una lettera pubblicata sul Fatto Quotidiano, indirizzata a Josefa Idem dal coordinatore del Centro di ascolto uomini maltrattanti di Firenze, evidenzia che può contribuire in modo significativo alla diminuzione del fenomeno, occuparsi di chi le violenze le commette.

L’associazione chiede alla ministra delle Pari opportunità se è davvero disposta ad andare oltre le solite dichiarazioni. «Tutti scandalizzati e indignati in politica, - puntualizza - ma i centri antiviolenza continuano a far fatica a tenere operativi i loro servizi perché non ci sono fondi». Aggiunge poi: «addossare all’uomo il marchio di mostro, e criminale, sarebbe troppo sbrigativo, se lo facciamo siamo complici della sua insofferenza e la sua insofferenza si trasforma in violenza. Chi compie il gesto violento ha la sua storia, le sue difficoltà, le sue incapacità, a volte, è lui stesso ad aver subito o a subire delle violenze e, a volte, è possibile aiutarlo a cambiare il suo comportamento». E prosegue poi dicendo che è giusto condannare il fenomeno, ma per interromperlo bisogna comprenderlo e studiarlo. E poi, relativamente alla proposta di una task force che si occupi della violenza, «è sicuramente una cosa positiva, ma si affretti ministra perché ogni due giorni di ritardo costano la vita ad una donna e anche la vita dell’uomo che l’ha uccisa non sarà più la stessa».

Paolo Carotenuto

08/05/2013 www.liberazione.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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