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Annuncio shock di un uomo disperato che dopo la casa non vuole perdere la famiglia. La guerra unilaterale del capitale

Post n°7787 pubblicato il 23 Maggio 2013 da cile54

"Vendo rene al migliore offerente".

"Vendo rene al migliore offerente". Annuncio shock di un uomo disperato che dopo la casa non vuole perdere la famiglia

“Piuttosto vendo un rene, ma non toglietemi i figli”. E' agghiacciante l'annuncio di Rosario Giangrasso, un uomo di origini siciliane, a che vive a Scandicci da 30 anni.

“Levatemi tutto, il lavoro, la dignità, ma non la famiglia. Per un po’ sono andato avanti grazie a piccoli lavori domestici, commissionati da amici e conoscenti – racconta -. Poi non sono più riuscito a pagar l’affitto”.

Rosario ha moglie e due figli, una di 11 anni e un bimbo di 9, un affitto di 640 euro al mese, bollette sempre più care.

“Finché lavoravo non ho mai ritardato un pagamento. Dopo ho dovuto scegliere: o l’affitto o dar da mangiare ai ragazzi”.

A marzo del 2012, l’uomo si è arrampicato sulla gru del centro Rogers di Scandicci, proprio a 50 metri d’altezza. Subito dopo il presidente dello Scandicci Calcio, Fabio Rorandelli, gli ha offerto un impiego da custode e magazziniere. “Devo ringraziarlo, ma anche con i 650 euro al mese che prendo ora non ce la facciamo”. Rosario da mattina a sera, 11 ore al giorno, è al cmapo da gioco. Il giorno libero è una domenica al mese.

 “Tre giorni fa mi sono arrivati a casa la forza pubblica e l’ufficiale giudiziario per lo sfratto esecutivo. Ho avuto un’ultima proroga di un mese, ma il prossimo due maggio ci butteranno fuori”. Pesa più di tutto la minaccia della separazione dalla moglie e dai figli. “Se non avrò un alloggio ritenuto idoneo mi toglieranno l’affidamento”.

La moglie ha saltuari lavori domestici. I bambini vanno a scuola. “Gioco a calcio, ma mi sono rotto il braccio”, irrompe il più piccolo, mostrando una cicatrice. Per scongiurare la separazione Rosario è arrivato ad appendere all’ospedale di Torregalli l’annuncio shock: “Vendo rene al miglior offerente. Meglio privarmi di un rene che restare senza i bambini”.

Il Comune di Scandicci ha offerto come alloggio uno sgabuzzino all’interno del campo da gioco, vicino allo spogliatoio degli atleti: una piccola stanza, usata sempre come deposito. “Ecco quello che mi hanno proposto il vice-sindaco di Scandicci Baglioni e gli assessori alla casa e al welfare Mancini e Fallani – dice l’uomo invitandoci a entrare -. Hanno promesso al proprietario di casa di avermi trovato una sistemazione, così da convincerlo a concedermi una proroga di un mese. Ecco qua: 10 metri quadri”.

 “Ci dicono di vivere qui – spiega Rosario -. Io e mia moglie sotto e i bambini sopra. Dovremmo usare i bagni degli spogliatoi degli atleti o quelli destinati all’arbitro”, dice Rosario. Ci sono anche i bagni per il pubblico, all’ingresso, a circa 50 metri dall’“alloggio". La ‘cucina’ è individuata nei quattro fornelli vicino alle lavatrici dove Rosario lava le divise dei calciatori.

 “La mia paura – rivela Rosario -, è che se ci trasferiamo qui finisce che ci tolgono i bambini”. Dopo il trasferimento della famiglia nello sgabuzzino dello Scandicci Calcio il locale potrebbe venire dichiarato inidoneo. A questo punto scatterebbe l’affidamento ai servizi sociali. “Che per occuparsi dei miei figli riceverebbero 500 euro di contributi al mese, 250 per ognuno. Li diano a me e aiutino una famiglia a restare unita”.

Rosario dopo una vita di lavoro non ha nulla in mano. Chiede un lavoro o una casa popolare. “Perché sono disposto a tutto, i bambini non me li farò portare via”.

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Roma, 12 maggio 1977

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