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Per chi si batte per una società più giusta, lontano dai riflettori e dal marketing. Per una partecipazione civile e reale.

Post n°7790 pubblicato il 23 Maggio 2013 da cile54

Contro gli eroi mediatici, per voltare pagina

Non mi piacciono gli eroismi di bandiera. Non amo la cultura del personaggio mediatico che incarni il bene o il male. Il potere e l'opposizione al potere, tutto in un'arena in cui un'oligarchia di politici e giornalisti spezzano alle masse il pane della conoscenza. Per lo più facilmente acquisibile via plastico, o sintetizzabile in slogan urlati e applausi a scena aperta. Non è questo il passaggio democratico che abbiamo sognato quando volevano cambiare il mondo. Non è questa la radice di libertà che hanno piantato i nostri padri con la resistenza.

Non mi piace una libertà di stampa che esalta i suoi eroi mediatici e dimentica chi la possiede, questa libertà. Chi ha nelle mani il potere di decidere che cosa è sotto i riflettori e che cosa non lo è. Una libertà di rendere opaca la nostra di libertà, visto che dal dibattito sparisce sempre un elemento chiave: pochi imprenditori, e non certo editori, possiedono l'informazione. E hanno una tale forza che riescono a condizionare tutto il dibattito, facendo scivolar via dalla superficie del problema quello che non è utile che appaia.

Non mi piace questo gioco della personalizzazione delle battaglie. Perché risponde al solito progetto: deresponsabilizzare il cittadino, affidando ogni responsabilità alla faccia nota, all'eroe di bandiera che agisce quasi sempre nello spazio mediatico. Difficile che agisca nello spazio sociale.

Questa logica crea due danni. Fa passare il concetto che occorrano capacità eroiche per rispettare e far rispettare la legalità. E, soprattutto, permette al sistema informativo di individuare chi deve essere il rappresentante nell'arena mediatica di questa o quella bandiera.

Fatevi due conti e capirete che siamo di fronte a un sistema elitario in cui pochissime persone, in rappresentanza di tutti gli interessi, interagiscono pubblicamente nello spazio mediatico dei furbetti del salottino. E che sono nati e fanno furore dei veri e propri fenomeni di carta velina. Pericolosi proprio perché dalle loro labbra (non sempre affidabili) pendono un sacco di persone che fraintendono la politica e la partecipazione. Pensano di essere civilmente attivi comprando il libro di culto o retwittando questo o quello. Applaudendo Pinco e fischiando Pallino. Senza mai fare una sola azione pratica nella realtà, nel condominio, nel quartiere, sul posto di lavoro o nella scuola.

Per questo continuo a pensare che i miei eroi sono le persone semplici e lontane dai riflettori. Quelli che muovono coscienze nella società. Che fanno il proprio dovere, che preferiscono dire di no. Senza clamori e senza timori. La base di una società che dovremo ricominciare a costruire giorno dopo giorno. Non fatta dagli esperti di marketing, ma dagli operatori civili della giustizia e della legalità.

Antonio Cipriani

21/5/2013 www.globalist.it

 
 
 
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(Gianni Rodari)

 

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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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