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Una donna sempre dalla parte del torto, con Dario Fo in tutte le battaglie della sinistra alternativa e della civiltà politica

Post n°7812 pubblicato il 30 Maggio 2013 da cile54

Franca Rame, una lunga vita dalla parte dei giusti

Questa mattina è deceduta l'attrice milanese, già senatrice della Repubblica, e compagna di vita di Dario Fo

Mancherà a tanti, al suo compagno di una vita Dario Fo e a tutti quelli che l’hanno amata e hanno apprezzato il suo lungo impegno civile e culturale. Stiamo parlando di Franca Rame, deceduta questa mattina a Milano nella sua abitazione di Porta Romana. Nella prima mattinata si è sentita male ma a nulla sono serviti i soccorsi arrivati dopo la chiamata al 118. Il 19 aprile dello scorso anno l’attrice aveva avuto un ictus che l’aveva costretta ad un ricovero di diversi giorni. Alla Camera dei deputati la notizia, accompagnata da un lungo e commosso applauso, è stata data da Barbara Pollastrini: “Donna coltissima e di altrettanto grandissimo cuore” l’ha definita la deputata del Pd. Anche al Senato, mentre era in corso un dibattito sulle riforme costituzionali, è arrivato il triste annuncio che ha spinto il presidente Pietro Grasso ad interrompere i lavori, ricordando il suo impegno come senatrice nella Quindicesima legislatura. Franca Rame era nata a Villastanza (Parabiago, Mi) il 18 luglio del 1929 da una famiglia di attori. Il padre Domenico Rame era un attore da generazioni e la madre Emilia Baldini fu prima maestra poi attrice e anche il fratello Enrico (1916 -1986) intraprese la carriera di attore. Il suo debutto fu incredibile: era ancora in fasce nel ruolo di neonata nelle commedie allestite dalla famiglia. Nel ’50, in piena epoca di rivista, con la sorella debuttò in Ghe pensi mi di Marcello Marchesi. Proprio durante quegli anni conosce Dario Fo che sposa nel 1954 e da allora sarà l’interprete preferita del Premio Nobel e la sua collaboratrice ai testi. Un anno dopo nasce il loro unico figlio Jacopo. Vanno in scena grazie al loro lavoro commedie efficaci e paradossali come “Chi ruba un piede è fortunato in amore” e “Isabella, tre caravelle e un cacciaballe”. Nel 1958, insieme col marito, fonda la Compagnia Dario Fo-Franca Rame (Dario è il regista ed il drammaturgo del gruppo, Rame la prima attrice e l'amministratrice) che, negli anni seguenti, otterrà grandissimo successo commerciale nel circuito dei teatri cittadini istituzionali. Si fanno conoscere al grande pubblico nel 1962, quando a loro due affidano la popolare trasmissione televisiva del sabato sera “Canzonissima”. Ma la Rai targata Dc non sopporta le loro scenette di denuncia politica, impone la censura che Franca e Dario non sopportano, sbattendo così la porta dell’azienda televisiva statale. Torneranno in Rai soltanto nel 1977 quando Raidue trasmetterà le loro commedie. Durante quegli anni Franca Rame si contraddistingue per il suo impegno politico di sinistra, fortemente critico nei confronti del moderatismo del Pci, e per le battaglie femministe. Con Dario esce dal circuito dell’Eti per fondare il collettivo teatrale Nuova Scena e poi successivamente La Comune con cui interpreta dentro le fabbriche e nelle scuole spettacoli di satira e di controinformazione politica. Di quel periodo sono “Morte accidentale di un anarchico” e “Non si paga”. I due sostengono il Soccorso rosso, che appoggia i detenuti politici con tanto di fondi e avvocati. Paga a caro prezzo il suo impegno femminista nel 1973 quando viene sequestrata da un gruppo di estrema destra che la violenta. Il gravissimo crimine, ordinato da alcuni ufficiali dei carabinieri come disse Biagio Pitarresi al giudice istruttore Guido Salvini, non venne mai punito perché il procedimento penale venne portato a termine 25 dopo e dunque cadde in prescrizione. Questa drammatica esperienza viene portata in scena nel 1981 in uno spettacolo chiamato appunto “Lo stupro”. Nel 1974 Franca e Dario occupano e trasformano la Palazzina Liberty a Milano, dove l’artista cileno Sebastian Matta dipinge murales rivoluzionari. In solitario recita alcuni scritti di Fo sulla condizione femminile come “Tutta casa, letto e chiesa” e “Storia della tigre”. Nel 2006 sceglie di candidarsi con l’Idv diventando così Senatrice della Repubblica, e sempre nello stesso anno Antonio Di Pietro la propone come Presidente della Repubblica. Scelta politica della quale si pente, vista la deriva che prende il partito dell’ex magistrato, tanto da indurla alle dimissioni nel 2008, anche contro la scelta del governo Prodi di rifinanziare le missioni militari all’estero. L’anno dopo scrive insieme al marito la sua autobiografia “Una vita all’improvvisa”. Poi la malattia dello scorso anno e oggi la fine di una vita intensa e bellissima, contraddistinta sempre da una grande coerenza umana e politica.

Vittorio Bonanni

29/05/2013www.liberazione.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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