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Sono testardi come i muli o fessi come gli asini questi parlamentari delle potenti sette al potere? No, solo illiberali!

Post n°7920 pubblicato il 27 Giugno 2013 da cile54

Il bavaglio perle testate online

Dire che ci fischiano le orecchie è poco. I Monti boys tornano alla carica con una proposta di legge contro i giornali online e i blog. Per ridurli al silenzio o strangolarli economicamente in caso di "diffamazione".

Alla Camera torna alla carica la cosiddetta "legge ammazza-blog". Lanorma, che ha come obiettivo quello di rivedere le sanzioni per diffamazione, è contenuta in una proposta di legge depositata da Scelta civica, il partito dell'ex premier Mario Monti. Il testo, porta come prima firma quella di Stefano Dambruoso. L'on. Dambruoso, è in magistratura dal 1990. E' stato sostituto procuratore ad Agrigento, applicato alla procura distrettuale di Palermo, ha indagato su associazioni mafiose e reati contro la Pubblica Amministrazione ed è stato Pubblico Ministero in vari maxiprocessi a Palermo. Alla Procura della Repubblica del tribunale di Milano, si è occupato di terrorismo, cominciando acollaborare anche con altre autorità giudiziarie europee. Componente della Direzione distrettuale antimafia di Milano, dopo l’11 settembre 2001 con la Law Enforcement americana ha perfezionato nuovi strumenti investigativi, finalizzati a prevenire e combattere il crimine organizzato e il terrorismo.

La proposta di legge è stata depositata il 6 giugno scorso ed è stata assegnata alla Commissione Giustizia dove già è stato avviato l'iter sulla riforma della diffamazione a mezzo stampa. Una proposta di legge simile, promotore l'attuale ministro D'Alia, era stata avanzata anche nel 2011 durante il governo Berlusconi.

La proposta di legge è stata sottoscritta da altri 13 deputati centristi tra cui Andrea Romano Mario Marazziti, ed estende l'obbligo di rettifica, su richiestadi chi si ritiene offeso, anche alle testate telematiche (quindi è il nostrocaso). Il comma, che contiene la norma, reca modifiche all'articolo 8 della legge del '48 e recita cosi': "per i siti informatici, ivi compresi iblog, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate entro quarantotto ore dalla richiesta, in testa alla pagina, prima del corpo dell'articolo, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". Per chi nonrispetterà l'obbligo di pubblicazione della rettifica scatterà una multa da unminimo di "euro 8.000" a un massimo di "euro 16.000".

L'obbligo di rettifica viene esteso anche alla stampa non periodica, includendo quindi anche i saggi e i libri: la pubblicazione dovrà avvenire entro sette giorni dalla richiesta su due quotidiani a tiratura nazionale e nelle successive edizioni e ristampe con chiaro riferimento allo scritto 'incriminato'. Laproposta di legge Dambruoso, anche per le testate tradizionali, prevede che la rettifica venga pubblicata "senza commento". Il testo cancella la pena del carcere in caso di diffamazione a mezzo stampa per un fatto determinato prevedendo solo la multa da "euro 5.000 a euro 50.000".

L'on Dambruoso nega che lo scopo della sua proposta sia quello di"ammazzare" i blog. "La valorizzazione del momento della rettifica coglie da un lato l'esigenza di salvaguardare le persone che hanno un interesse alla correzione di dati inesatti, quando non addirittura diffamatori, e dall'altro introduce un correttivo che avrà ricadute significative nelladeterminazione del danno, il quale, dopo la pubblicazione della rettifica nonpotrà che risultare ridotto e in alcuni casi persino esaustiva", spiega ildeputato di Scelta Civica. "E' dunque errato - aggiunge - denominare laproposta che introduce per blog e libri l'obbligo della rettifica come unostrumento 'ammazza blog'". E' curioso però che il sistema sanzionatorio indugi piuttosto sul dato economico che su quello penale. Apparentemente sembrauna cosa positiva, nella realtà sancisce la strada adottata in questi anni dai poteri forti e dalle "personalità" nel tentativo di zittire chi parladi loro in modo non lusinghiero. Molto spesso i processi per diffamazione amezzo stampa non trovano soddisfazione in sede penale ma la trovano in sede ditribunale civile con provvedimenti sanzionatori economici che la maggior partedei giornalisti e delle piccole testate non sono in grado di sopportare.

 

Federico Rucco

26/06/2013www.contropiano.org

 
 
 
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Roma, 12 maggio 1977

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