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Drammatica precarietà dei lavoratori e alto numero di disoccupati tra i giovani? Ma lor signori vogliono più licenziamenti

Post n°7994 pubblicato il 17 Luglio 2013 da cile54

Ocse: contro la disoccupazione più licenziamenti

Oltre la metà dei lavoratori italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario. Lo calcola l’Ocse nel suo Employmentoutlook, basato su dati di fine 2012. La percentuale di precari è quasi raddoppiata rispetto al 2000, quando erano il 26,2%.

La disoccupazione in Italia continuerà ad aumentare per quest’anno e il prossimo, e nell’ultimo trimestre del 2014 arriverà al 12,6%, contro il 12,2% di fine maggio 2013.

Nello stesso rapporto l’Ocse si occupa anche della disoccupazione giovanile in Italia che a fine 2012 è arrivata al 35,3%. La percentuale di senza lavoro nella fascia under 25 è più elevata tra le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%).

Nell’ultimo anno, i senza lavoro nel nostro Paese sono cresciuti a un ritmo più elevato rispetto all’insieme dell’Unione europea, ed è ora “un punto percentuale più elevata” della media dei Paesi Ue. A metà 2012 il dato italiano era invece “in linea con la media”. A fine maggio, la disoccupazione nel nostro Paese ha toccato quota 12,2%, dopo un aumento “quasi continuo” nei due anni appena trascorsi.

La riforma Fornero «dovrebbe migliorare la crescita della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro», grazie in particolare al nuovo art.18 che riduce la possibilità di reintegro in caso di licenziamento, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e prevedibili.

Ciononostante, aggiunge l’Ocse, «l’Italia resta uno dei Paesi Ocse con la legislazione più rigida sui licenziamenti, in particolare riguardo alla compensazione economica in caso di licenziamento senza giusta causa e la definizione restrittiva di giusta causa adottata dai tribunali». In questo contesto, argomenta poi il rapporto, «gli elementi raccolti suggeriscono che limitare la diffusione dei reintegri sia un elemento chiave per migliorare i flussi occupazionali e la produttività». Insomma malgrado la riforma Fornero con tanto di modifica dell’articolo 18 non abbia prodotto nulla di buono in termini di occupazione, l’Ocse chiede ancor più mani liberi nei licenziamenti per migliorare l’occupazione. Un vero paradosso che normalmente dovrebbe essere rispedito al mittente ma che invece insieme al pensiero liberista ancora egemone nel Vecchio continente continua a produrre danni catastrofici in termini sociali.

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, sull’argomento ha dichiarato: ”I dati dell’Ocse sulla precarietà tra i giovani in Italia, quattro volte superiore alla media, e quelli Inps sulle pensioni, con la metà dei pensionati che prendono meno di mille euro, ci dicono una sola cosa: siamo alla canna del gas e ci hanno portato qui le politiche dell’austerity, le scelte di Monti che il governo Letta-Alfano sta continuando pari pari, senza battere ciglio e obbedendo ciecamente ai diktat dell’Europa e della Merkel. Per uscire da questa situazione serve subito un piano pubblico per il lavoro come quello presentato da Rifondazione Comunista per 2 milioni di posti di lavoro, il taglio delle opere inutili come Tav e F35, la tassazione delle grandi ricchezze, mettere un tetto a pensioni e stipendi d’oro. Occorre redistribuire la ricchezza: solo così si esce da questa situazione”.

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