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La denuncia di Patrizia Moretti, la madre del giovane morto nel 2005 durante un controllo di Polizia a Ferrara

Post n°8037 pubblicato il 31 Luglio 2013 da cile54

“Liberi gli assassini di Federico, non c’è giustizia”

"Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato e non conta se è ora o tra qualche mese, non cambia molto, la differenza la farà il futuro, cioé quello che lo Stato, le istituzioni e la Polizia decideranno di fare". E’ l’amaro commento di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, rispetto alla notizia del ritorno in libertà di 3 dei 4 agenti di Polizia condannati per eccesso colposo in omicidio colposo per la morte di suo figlio, all'epoca 18enne. "Credo che questi agenti vadano espulsi dalla Polizia – insiste la donna in una intervista all’agenzia AdnKronos - altrimenti, se dovessero tornare a vestire la divisa, sarebbe un po' come autorizzarli a fare quello che hanno fatto". "Gli assassini di mio figlio hanno avuto una pena lieve e molte agevolazioni" continua la mamma di Federico, ribadendo che a suo avviso "la Polizia non può tollerare che tornino a fare quel mestiere". Quello che serve, conclude Moretti, "è un cambiamento culturale, affinché ciò che é accaduto a Federico non succeda a nessun altro, staremo a vedere cosa le istituzioni decideranno di fare e quella scelta sarà un patrimonio per le valutazioni di tutti".

Per tre dei quattro agenti condannati per l'uccisione di Federico Aldrovandi si è ormai conclusa la pena, ma ''giustizia non è ancora compiuta'' è il succo del messaggio che Patrizia Moretti vuole lanciare alle istituzioni. ''Ci sono alcune cose ancora in sospeso - ha proseguito Moretti, parlando con l'ANSA - e la giustizia va molto al di là di loro stessi, di quello che dovranno pagare o scontare''. La Moretti dice anche di non attendersi alcun gesto da parte degli agenti, dopo i sei mesi di detenzione: ''Sono passati otto anni e di tempo per meditare ne hanno avuto. E si sono già ampiamente espressi in molte occasioni, direi che sono sempre stati coerenti'', ha aggiunto. Per Forlani il fine pena doveva scattare da oggi, ma grazie ad un permesso era a casa già l’altroieri; Pollastri é uscito dal carcere ieri. Anche per Monica Segatto, agli arresti domiciliari, si é conclusa la pena, mentre mancano ancora una ventina di giorni per Enzo Pontani.

"Hanno finito di scontare la pena di tre anni e sei mesi (in realtà solo 6 mesi, visto che per i restanti hanno goduto dell`indulto) Pollastri, Forlani, Segatto e Pontani, gli agenti condannati per l`omicidio colposo di Federico Aldrovandi". E’ la denuncia di Tilt, rete di associazioni impegnate nel sociale. "Già si trattava di una pena ridicola rispetto a quello che ci immaginavamo avrebbero dovuto scontare gli agenti che hanno spezzato la vita di Federico, per strada e senza pietà, perché quella vita non tornerà mai indietro - aggiunge la nota - Ma diventa indigeribile sapere che, passati i sei mesi di sospensione, torneranno ad indossare la divisa, quella di chi dovrebbe proteggere il cittadino, e non ucciderlo: per un regolamento interno al corpo di polizia non è prevista la sospensione a vita dal servizio per condanne inferiori ai quattro anni. Per legge quindi degli assassini potranno tornare impunemente a svolgere il loro lavoro di tutori dell`ordine. Come si può accettare?". Tilt continua a chiedersi: "Perché mai dovremmo sentirci tutelati da uno Stato che dietro la facciata del rifiuto della violenza, in realtà protegge chi uccide i suoi figli? La divisa non può essere una maschera sotto la quale commettere i più feroci omicidi e per questo lo Stato italiano ha il dovere di impedire a chi li ha commessi di ritornare a svolgere funzioni di ordine pubblico. Lo deve alla famiglia Aldrovandi prima di tutto, lo deve a tutti noi, che nel poliziotto vogliamo vedere qualcuno che ci difende e non qualcuno che ci ammazza. Supporteremo strenuamente la richiesta di espulsione dal corpo di polizia dei quattro agenti, da sempre rivendicata dalla famiglia e dagli amici di Federico".

Luca Fiore

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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