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In Italia Abbiamo un sistema mar­cio che dovrebbe essere rifor­mato dalle fondamenta. Il rischio imminente si chiama Grecia

Post n°8792 pubblicato il 17 Aprile 2014 da cile54

Corruzione fa rima con privatizzazione

Il rap­porto dell’Ispe-Sanità sulla cor­ru­zione è chiaro e cir­co­stan­ziato: ogni anno in Ita­lia but­tiamo via 23,6 miliardi tra cor­ru­zione, spre­chi e inef­fi­cienze. Sui 114 mld di spesa sani­ta­ria del 2013, sono stati sper­pe­rati 6,4 mld per cor­ru­zione, 3,2 mld per inef­fi­cienza e 14 mld per spre­chi di risorse. Il Sud è in testa con il 41% dei casi, il 30% al Cen­tro, il 23% al Nord e il 6% riu­ni­sce diversi reati com­piuti in luo­ghi dispa­rati. Le tipo­lo­gie del “magna magna” com­pren­dono le nomine, i far­maci, gli acqui­sti. Ma andiamo con ordine.

Le nomine, quindi i costi dell’ingerenza poli­tica; la far­ma­ceu­tica (aumento arti­fi­cioso dei prezzi, com­pa­rag­gio, pre­scri­zioni fasulle, pre­scri­zioni non neces­sa­rie, rim­borsi taroc­cati ecc), le gare per gli acqui­sti (non neces­sa­rie, pro­ce­dure non cor­rette, car­telli, infil­tra­zione cri­mi­nali, carenza di con­trolli, false atte­sta­zioni di for­ni­ture, ecc),le mani­po­la­zioni dei malati(liste d’attesa, dirot­ta­mento verso sanità pri­vata; false dichia­ra­zioni (intra­moe­nia); omis­sione di ver­sa­menti (intra­moe­nia); le fal­si­fi­ca­zioni dei requi­siti (man­cato con­trollo del pri­vato, scarso tur­no­ver, pre­sta­zioni inu­tili, false regi­stra­zioni drg, ecc).

A que­sti costi docu­men­tati ne man­cano all’appello molti altri che l’Ispe non ha saputo docu­men­tare, quelli ad esem­pio ricon­du­ci­bili alla medi­cina difen­siva che da sola rap­pre­senta secondo alcune stime un costo tra i 10 e i 14 mld l’anno, i costi per pri­ma­riati inu­tili, per l’apertura di strut­ture com­plesse super­flue, per acqui­si­zioni di tec­no­lo­gie non qua­li­fi­cate, per la lot­tiz­za­zione ed altro ancora. Se andiamo a vedere poi il piano degli esiti dell’Agenas ven­gono fuori molte stra­nezze che dimo­strano, ben­ch­mark alla mano, come in molti casi i malati siano curati male, in modo dise­guale e inap­pro­priato, come le strut­ture siano oggetto di abusi cli­nici, come il ricorso alle tec­no­lo­gie sia spesso ingiu­sti­fi­cato. Tutto que­sto vuol dire che alla fine dei conti, tenen­doci bassi ma molto bassi, almeno ¼ della spesa sani­ta­ria pub­blica è per una ragione o per l’altra abu­siva. Le solu­zioni che il rap­porto Ispe avanza a dir il vero appa­iono risi­bili per­ché si basano sostan­zial­mente su modi­fi­che dei modelli gestio­nali facendo l’errore ancora una volta di sup­porre, come quando furono isti­tuite le aziende, che la solu­zione sia gestio­nale. Ma la gestione spesso è la prima causa della corruzione.

Allora la solu­zione è neces­sa­ria­mente poli­tica. Abbiamo un sistema mar­cio che dovrebbe essere rifor­mato. Col­pi­sce che quanto si spende com­ples­si­va­mente per il mal­co­stume cor­ri­sponde all’incirca a quanto spende com­ples­si­va­mente il cit­ta­dino per com­pen­sare nel pri­vato ciò che non gli è garan­tito dal pubblico,(almeno 30 mld), il che vuol dire che la cor­ru­zione nel sistema è uno dei più potenti fat­tori della sua pri­va­tiz­za­zione. Non si difende la natura pub­blica della sanità senza estir­pare la corruzione.

La seconda cosa che col­pi­sce è che in que­sti anni di tagli lineari, di spen­ding review , di piani di rien­tro, la spesa sani­ta­ria è stata con­te­nuta, a sca­pito della fun­zio­na­lità dei ser­vizi e dei diritti dei cit­ta­dini ma non a sca­pito della cor­ru­zione che da quel che sem­bra è cre­sciuta anche con i tagli lineari. Que­sto ci dice sem­pli­ce­mente che le regioni e le aziende, quali prin­ci­pali respon­sa­bili della spesa, sono da rifor­mare per palese immo­ra­lità e inaf­fi­da­bi­lità istituzionale.

Oggi si è aperta la discus­sione sul titolo V. Bene pren­diamo atto del pro­filo cor­rotto delle regioni e delle aziende e limi­tiamo i loro poteri tanto gestio­nali che di governo. Trovo discu­ti­bile riac­cre­di­tare isti­tu­zioni scre­di­tate come se fos­sero isti­tu­zioni irre­pren­si­bili. Si accre­scano da parte del governo i poteri di com­mis­sa­ria­mento su di loro, sugli esiti della gestione, si pre­veda la rimo­zione auto­ri­ta­ria dagli inca­ri­chi, ma a par­tire non dai bilanci ma dai diritti, cioè ogni qual­volta le tutele pub­bli­che non sono garan­tite tanto l’assessore che il diret­tore gene­rale vanno a casa.

L’ultima cosa riguarda il rap­porto tra spesa sani­ta­ria e il Def. Se è vero che in sanità esi­stono due spese, una cor­retta e una cor­rotta allora esi­stono due Pil, uno vir­tuoso e un cri­mi­noso, a quale dei due ci si dovrebbe rife­rire per quan­ti­fi­care il fab­bi­so­gno finan­zia­rio della sanità? Tanto per il governo che per le regioni il fab­bi­so­gno che si deci­derà per la sanità è al lordo o al netto della cor­ru­zione? Se è al netto, quali poli­ti­che si ren­dono neces­sa­rie per sal­va­guar­dare i diritti delle per­sone? E’ del tutto evi­dente che per tagliare sulla cor­ru­zione biso­gna rifor­mare il sistema. Allora quale riforma?

Ivan Cavicchi

17/04/2014 www.ilmanifesto.it

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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