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Faccio parte del “9,9% della popolazione italiana che non riesce ad acquistare beni e servizi per vivere una vita dignitosa”.

Post n°8965 pubblicato il 16 Luglio 2014 da cile54

Esserepoveri costa

Istat:secondo i rilevamenti effettuati l’anno scorso, in Italia abbiamo 10.048.000(dieci milioni e quarantottomila) persone che vivono in condizioni di povertà,pari al 16,6% della popolazione. Di questi, 6.020.000 (sei milioni e ventimila)sono poveri assoluti, cioè non riescono ad acquistare beni e servizi per unavita dignitosa (9,9%). “In particolare, il 12,6% delle famiglie italiane è incondizione di povertà relativa (per un totale di 3 milioni 230 mila) e il 7,9%lo è in termini assoluti (2 milioni 28 mila).” Il che, se la matematicacontinua a non essere un’opinione, fa un italiano su tre in difficoltà, ok?

Ifrequentatori delle mense per poveri sono aumentati del 20% in un anno. Glisfratti sono aumentati del 72% in dieci anni. Con felice intuizione, Comuni eStato riducono la loro “spesa sociale” (meno 7% sul totale degli interventi),dicendo così ad anziani, disabili, malati cronici e famiglie impoverite dovestanno esattamente sulla scala delle priorità. Nell’Italia che ama i bambini(balle), il 12,2% delle persone in condizioni di povertà assoluta sono minori.

Lanotizia è un po’ seppellita fra cose molto più importanti, come “Festa estriptease – Rihanna scatenata al Maracanà”, “Le tifose più belle delmondiale”, “Gisele incanta Rio”, “Quel vestito rosso spaventa le altre donne”,“Il web scopre la bella Kathrin”, “Una mamma alla Camera – La mia lotta per ilparrucchiere”… tutti quegli scoop, insomma, che io continuo perversamente aconsiderare non-notizie e a trafiggere con la mia devastante ironia (facendopiangere le attrici / cantanti / intrattenitrici / deputate / pagliaccecoinvolte, secondo alcuni miei esagerati estimatori).

Ovviamenteho un sacco di altre brutture in me e su di me: per esempio, ho una specie dilesione permanente al naso, come una “grattata”, con la pelle che viene via.Voi non volete sapere perché, ma io sono carogna e lo ve dico lo stesso: è lamontatura degli occhiali a causarla. Gli occhiali sono vecchi – specialmente lelenti, mannaggia – e la plastica si è screpolata al punto da ferirmi il naso.Ho provato a rimediare incollandoci del nastro adesivo, ma è molto fastidioso eviene via quasi subito (sudore, ecc.) e anche piazzarmi un cerotto sul nasofunziona per poco tempo (stessi motivi). Perché non cambio gli occhiali? Perchéfaccio parte del “9,9% della popolazione italiana che non riesce ad acquistarebeni e servizi per vivere una vita dignitosa”.

Ora,uno dei dati omessi nelle rendicontazioni e nelle analisi è questo: esserepoveri è costoso. Prendete le mie pentole: le più “giovani” hanno quindicianni, la padella più “anziana” l’ho con me da quando di anni ne avevo 18 io,immaginatevi il rudere. Il rivestimento interno di tutte presenta zonespelacchiate bianche che spiccano sul grigio nelle loro fantastiche geografie.Guarda là, sembra la silhouette dell’Islanda e così via. Poi ne usi una perfare il brodo e un’altra per fare il sugo al pomodoro, sposti quel che haicucinato in piatti e contenitori e smetti di divertirti quando è ora dilavarle: nelle aree che hanno perso il rivestimento brodo e sugo sono penetratial punto che devi continuare a sfregare il doppio o il triplo del tempo, con ildoppio o il triplo dell’acqua e il doppio o il triplo del detersivo. Inoltre,alla fine del processo spesso la spugnetta si è ridotta in modo tale da nonessere più utilizzabile. Acqua, detersivo e spugnette sono cose che io consumodi più di chi, non povero, può sostituire le proprie pentole. E non me le dannogratis.

vecchiapignatta

Stessodiscorso per gli impianti igienici: hanno più o meno cinquant’anni e il buontempo andato in cui lo sporco scivolava con facilità dalla superficie è appuntoandato, da un pezzo. Sono diventati porosi e rugosi e intrattabili comevecchietti a cui si impedisca di andare in pensione, con tutto lo spreco diacqua e detergenti che ne consegue.

Esserepoveri è costoso anche in termini sociali. Si tende, per così dire,all’autocancellazione. Visto lo stigma posto sulle condizioni economiche (sesei miserabile è colpa tua, sei un costo per la collettività, mangiapane atradimento, potevi vendere la patacca quando qualcuno ancora te la comprava,ecc.) noi poveri facciamo per lo più finta di niente. Inventiamo scuseiperboliche per non andare alla festa o al compleanno o alle nozze dove nonpotremmo offrire ai festeggiati nulla di più del nostro sorriso non proprioperfetto (dentista? sapete quanto costa?). E quando ci incontriamo, alladomanda “Come va?” rispondiamo con spudorate menzogne: “Benino, insomma, sì sì,dai, si tira avanti…”. L’altro giorno una mia vicina di casa mi ha detto che mivedeva bene. E io ho pensato: Poverina, neppure lei può cambiare gli occhiali…

MariaG. Di Rienzo

15/7/2014http://lunanuvola.wordpress.com

 
 
 
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