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LETTERA APERTA DELLA MADRE DI "ALDRO"

Post n°1566 pubblicato il 22 Settembre 2008 da cile54

La polizia: "E' morto di overdose". I testimoni: "No, lo hanno pestato loro"

«Verrà mai fatta luce su ciò che accadde?»

 

Verrà mai fatta luce su ciò che accadde il 25 settembre del 2005? Da allora si è passati di giallo in giallo.

Il giallo delle cinque ore di ritardo nell'avvisare i genitori che chiamavano al cellulare e mandavano messaggi che venivano letti dalla polizia senza risposta.

Il giallo dei manganelli rotti scomparsi da via Ippodromo durante i rilievi e consegnati alla scientifica soltanto il giorno dopo.

Il giallo degli stessi manganelli consegnati ai medici legali della procura soltanto mesi più tardi "per i necessari rilievi".

Il giallo degli interrogatori a tappeto degli abitanti di via Ippodromo che non si sa da chi fossero stati disposti.

Il giallo della chiamata del magistrato inquirente che non si sarebbe recato sulla piazza dove vi era ancora il cadavere di mio figlio, in quanto non le sarebbe stata rappresentata la violenta colluttazione di cui era rimasto vittima.

Il giallo della registrazione interrotta della conversazione nelle quale un agente intervenuto parlava di ciò che era accaduto dicendo «stacca».

Il giallo dei brogliacci del 113 corretti o manomessi per i quali sono state aperte altre inchieste.

Il giallo delle deposizioni rese e poi ritrattate.

Il giallo delle macchie di sangue documentate dalle foto dei giornalisti coperte di sabbia messa non si da chi.

Il giallo delle fotografie scattate dai medici legali ma assenti dal fascicolo del Pubblico Ministero.

Il giallo della relazione di servizio, mai trovata, dell'intervento in via Aldighieri che sarebbe avvenuto in contemporanea con le numerose chiamate non risposte fatte da Federico prima di morire in via Ippodromo.

Il giallo delle analisi del sangue di mio figlio che, rifatte a Torino, danno dati decine e decine di volte inferiori rispetto a quelli fatti a Ferrara.

Ed ora quello del telefono di Federico, che risponde a chiamate ed effettua chiamate numerose ore dopo la sua morte quando si trova in custodia presso gli uffici della questura.

Vorrei che qualcuno mi spiegasse come può succedere tutto ciò senza che nessuno sia chiamato ad assumersi le proprie responsabilità.

Vorrei che qualcuno mi dicesse perché il telefono di Federico alle 19.01, quando era morto da 12 ore, ha chiamato il numero di un cellulare di cui è titolare un funzionario della questura, vorrei ancora che qualcuno mi spiegasse perché quel numero era memorizzato nella rubrica del telefono di mio figlio in modo anonimo. Ma esigo rispetto, esigo verità e per cortesia mi si risparmi l'affronto di giustificazioni grottesche o risibili. Quello era il telefonino di un ragazzino, morto durante un intervento di polizia, appena maggiorenne, il cui cadavere era stato portato poche ore prima all'obitorio, telefono preso in custodia dai dirigenti della questura nel corso delle indagini che non avrebbe in alcun modo, e non sono parole mie, dovuto essere manipolato o toccato, e tantomeno usato.

Mi si risparmino per cortesia le tesi dello smarrimento della relazione di via Alighieri, dell'errore in buona fede nella correzione dei brogliacci, ecc. ecc. ecc.

Quello era il telefono, ribadisco, di mio figlio, morto in circostanze allora tutte da chiarire. Non si può pensare cha abbia chiamato quel numero per errore né si può pensare che quel numero sia stato memorizzato ancora per errore, né che quel telefono abbia risposto ad altre chiamate ancora per errore.

Io chiedo da cittadina: è pensabile che tutto ciò possa accadere in un paese civile nel 2008? Qualcuno mi risponda.

Patrizia Moretti

madre di "Aldro", Federico Aldrovandi

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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