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Una delle telenovele mediatiche e oppiacee che insieme alle escort regalano agli italiani il fumo negli occhi
Post n°3553 pubblicato il 06 Luglio 2010 da cile54
La storia dice che Fini non è credibile
Uno dei proverbi più abusati recita “can che abbaia non morde”. Gianfranco Fini non ha niente a che fare con i quadrupedi ma, come recita il detto, è solo molto impegnato a parlare di legalità, a minacciare di creare “gruppi autonomi” all’interno della maggioranza, a evidenziare la sua diversità rispetto al Presidente del Consiglio. Alla fine dei conti però, i sostenitori di quella che una volta si chiamava destra rimangono puntualmente delusi. Il presidente della Camera è bravo con le parole, un pò meno con i fatti. E’ dalla nascita del Pdl che Fini ha ingaggiato un duello tutto interno al centrodestra con Silvio Berlusconi. Uscendone puntualmente sconfitto. Ha perso quasi tutti i “gerarchi” di An, passati a rimpolpare le già numerose fila berlusconiane e i numeri di cui può disporre personalmente in Parlamento potrebbero non bastare per fare paura al Cavaliere e alla Lega. Si trova inoltre a dover affrontare molto spesso i distinguo che provengono dal suo già esiguo schieramento, vedi Italo Bocchino che un giorno minaccia la guerra e il giorno dopo difende la legge sulle intercettazioni.
Ora il Presidente della Camera torna a difendere la legalità. Il 1°luglio si accorge che Nicola Cosentino, su cui pende un mandato di arresto per camorra, è ancora sottosegretario al Ministero dell’Economia con deleghe fondamentali come quelle al Cipe. Poi si smarca sul capitolo intercettazioni, dicendo che lui è per la “legalità” e che Silvio “fa solo propaganda”, fino ad arrivare a sfidare il premier a cacciarlo.
Poi ci si ricorda che i finiani votarono contro l’autorizzazione all’arresto di Cosentino. E un fedelissimo della terza carica dello Stato, Nino Lo Presti, componente della Giunta per le autorizzazioni a procedere, è stato fondamentale nel negare alla magistratura la richiesta di usare 46 telefonate in cui Cosentino conversa con alcuni camorristi su discariche e affari che interessano direttamente i Casalesi.
E ci si ricorda anche che la legge Alfano sulle intercettazioni è stata votata dal Senato qualche settimana fa con il sì dei finiani e il plauso di Italo Bocchino a Fabio Granata, quelli che nei giorni precedenti alla votazione apparivano fra i più “incendiari”. Addirittura Granata riesce ad esultare per una non meglio precisata “vittoria” dei fedelissimi del Presidente della Camera.
Si sente ripetere la litania che “Gianfranco sta preparando la successione” a Berlusconi ma il Cavaliere, oltre a non avere nessuna intenzione di cedere il passo, ha fatto terra bruciata intorno a Fini le cui truppe, come si è detto, sono ridotte all’osso. E questa sorta di sindrome del “tutto fumo e niente arrosto” che accompagna Fini da anni non sembra aiutarlo nei suoi propositi.
Quando Berlusconi si inventò il Pdl dal nullla, Fini sentenziò caustico: “Se pensa di fare l’asso pigliatutto degli elettori di centro destra è meglio che se lo tolga dalla testa. Si sfida il ridicolo quando Berlusconi dice ‘bisogna essere uniti’, ‘bussate e vi sarà aperto’. Qui non siamo al teatrino della politica, ma alle comiche finali”. Come è andata a finire è storia.
Ma andando a ritroso nel tempo viene alla mente questa dichiarazione del 2005, quando ancora era in carica il terzo governo Berlusconi: “Noi dobbiamo avere il massimo rispetto per chi viene a cercare lavoro in Italia, per l’immigrato che paga le tasse e rispetta le leggi. Noi dobbiamo puntare all’integrazione e all’assimilazione degli immigrati onesti. Dobbiamo evitare di discriminarli solo perché parlano un’ altra lingua. Rilancerò il voto agli immigrati”. Proposta rilanciata più volte da Fini anche negli anni successivi e rimasta lettera morta, mentre la maggioranza di cui faceva parte introduceva il reato di immigrazione clandestina.
In quel discorso esce fuori un altro vizio della terza carica dello Stato, quello del cambiare idea su temi importanti. E se è stato fondamentale per la crescita della destra italiana ascoltare Fini, ex segretario del Movimento Sociale Italiano, definire il fascismo “male assoluto”, è altrettanto vero che nel corso degli anni ci ha abituati a piroette da fare invidia a Berlusconi.
Nel 1993 Fini e l’Msi votarono per l’abrogazione di quella parte dell’art.68 che prevedeva l’autorizzazione a procedere da parte del Parlamento. Poi ha complessivamente governato per quasi un decennio dal 1994 a oggi. Poi il suo partito, diventato Alleanza Nazionale, ha votato tutte le leggi ad personam e ad castam presentate dalla sua maggioranza, senza dimenticare che di casi simili a quelli di Cosentino il Parlamento nel corso di questi anni ne ha dovuti affrontare diversi con risultati identici a quelli che hanno visto protagonisto il sottosegretario all’Economia.
Nel 1998 Fini dichiara testuale: “Un maestro dichiaratamente omosessuale può fare il maestro? Io le dico di no. Capito? Perchè ritengo che non sia educativo nei confronti dei bambini…”. Poi nel 2006 propone una legge per le coppie di fatto.
Tra cambi di fronte e parole poi smentite dai fatti è ancora possibile ritenere Fini un politico capace di portare avanti un concetto di destra che non faccia rima con Berlusconi?
Claudio Forleo “Nuova Società” 4/7/2010 |
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