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La terra è di tutti non si va in galera perche non si è occidentali. Elementare verità sconosciuta in Italia

Post n°3609 pubblicato il 20 Luglio 2010 da cile54

Cosa C.I.E successo?

Siete scandalizzati dal dramma dei profughi eritrei in Libia? Non capite perché ci si accanisce su persone innocenti? Vi chiedete cosa si può fare? E allora: Tutti a manifestare contro i lager per migranti! Contro tutti i lager in Italia e altrove. Per la chiusura di tutti i CIE e simili

Questo uno dei volantini che invitavano alla giornata di manifestazione del 10 luglio scorso contro i Centri di Identificazione ed Espulsione organizzata dalla società civile di Torino, le realtà antagoniste e i sindacati di base. Una giornata che ha visto alcune centinaia di persone muoversi da piazza Sabotino verso il CIE torinese di corso Brunelleschi. Incontro molte persone camminando per il corteo e quindi ne fermo alcune chiedendo chi sono e perche sono li.

“Mi trovo qui come singolo e come rappresentante del circolo LGBT MAURICE – dice Maurizio – e penso che le libertà non siano declinabili in nessun modo, quindi la liberta altrui è anche la mia libertà. Rinchiudere in CIE o in altre strutture persone che non sono in regola dal punto amministrativo sul territorio italiano, ecco, trovo che sia questo il vero crimine”.

“La terra è di tutti – dice Evelin – non si va in galera perche non si è occidentali. Invece per Marta “i CIE sono strutture che non possono esistere in una democrazia. Per di più, ci sono persone che sono completamente disinformate e non sanno nemmeno cosa sia veramente un CIE”.

“Sono in Italia da 10 anni – dice Sulejman, un ragazzo altissimo – vengo dal Senegal e oggi mi trovo qui per chiedere che vengano rispettati i diritti umani, cosa che l’Italia non fa. Ci dovrebbe essere rispetto e umanità verso i migranti, le persone rinchiuse nei CIE sono scappate dai loro paesi per migliorare la propria vita”.

Nel frattempo, il corteo raggiunge il giardino di fronte al Centro di Identificazione ed Espulsione di corso Brunelleschi. Nel piccolo palco montato per l’occasione, ognuno può esprimersi prendendo il microfono fino alle 21, l’ora in cui cominceranno i concerti di solidarietà in favore dei detenuti del CIE. Incontriamo Claudio del Centro sociale occupato e autogestito il Gabrio che non usa mezzi termini nel definire i CIE.

“Continuano ad essere un dispositivo molto duro di controllo dell’immigrazione attraverso le espulsioni – ci dice – ma oggi è una giornata significativa. Era da un po’ di tempo che a Torino non si riusciva a scendere in piazza con un corteo unitario contro il CIE di corso Brunelleschi, per chiederne la chiusura e al tempo stesso aprire un discorso sulla regolarizzazione”.

Claudio spiega anche il motivo degli slogan contro l’amministrazione locale torinese, nonostante la città della Mole abbia ricevuto premi e onorificenze per il suo modello di integrazione, soprattutto per il lavoro fatto nel quartiere di San Salvario. Ricorda come per un anno intero tra il 2008 e il 2009 il quartiere di San Salvario, almeno una volta ogni 2 mesi, era oggetto di retate pesantissime da parte delle forze dell’ordine. “Non è che Torino è una m…a su tutto il piano – continua Claudio – ci sono delle contraddizioni molto forti su alcuni percorsi piccoli ma significativi, portati avanti magari dentro il mondo dell’associazionismo, c’è però una massa di persone alle quale viene chiesto di non immischiarsi di essere produttiva e di non disturbare troppo”.

Nel frattempo si intensificano gli interventi dal palco. “È incredibile – dice Karim – che nel nostro tempo esistano ancora i CIE. È ancora più incredibile il fatto che le persone non sappiano che chi è rinchiuso nel CIE, non ci è finito perché è un criminale, ma solo perché non ha il permesso di soggiorno oppure l’ha perso. È da ricordare che in questo periodo di crisi, saranno gli stranieri a pagare per primi. Oltre a perdere il lavoro, perderanno anche il permesso di soggiorno ad esso collegato”.

Verso sera, mentre gli interventi sono ancora nel vivo, alcuni ragazzi lanciano palle da tennis con all’interno numeri di telefono e messaggi di solidarietà. “Alcuni hanno un telefono cellulare – dice una ragazza che preferisce non identificarsi – e quindi magari riescono a chiamare”. Mentre i discorsi proseguono ritornano indietro 2 messaggi all’interno delle palle da tennis e immediatamente vengono letti sul palco. Nel primo ci sono ringraziamenti e il saluto a un familiare, nel secondo l’etichetta di un medicinale che viene somministrato ad un detenuto del CIE, con la data di scadenza nel maggio 2008.

La serata continua tra i concerti e i discorsi, con la promessa degli organizzatori di ritrovarsi e di fare sentire di nuovo la voce di chi viene silenziato dietro le alte mura del CIE di corso Brunelleschi.

*Indrit Aliu, laureato in Storia e Critica del Cinema presso l’Università degli Studi di Torino, collabora come consulente audiovisivo con associazioni ed Enti locali, membro fondatore e consigliere dell’associazione culturale Taksim, membro del: Collettivo Immigrati Auto Organizzati di Torino, Coordinamento delle Realtà Migranti Antirazziste e Solidali, Comitato 19 Giugno etc.

di Indrit Aliu

16 Jul 2010 Fonte: www.albanianews.it

www.migranti.Torino.it

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Un tranquillo week end di rivolta nei Cie di Gradisca d'Isonzo e Milano

Dopo Trapani e Torino ci sono state nuove rivolte nei Cie di Gradisca d’Isonzo e Milano, dove la mobilitazione continua. Intanto il 22 luglio a Roma ci sarà un presidio di solidarietà con i detenuti che si ribellano all’interno dei Cie. In cocomittenza con l’udienza di otto migranti accusati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento.

 

Dopo Trapani e Torino ci sono state nuove rivolte nei Cie di Gradisca d’Isonzo e Milano, dove la mobilitazione continua. Intanto il 22 luglio a Roma ci sarà un presidio di solidarietà con i detenuti che si ribellano all’interno dei Cie. In cocomittenza con l’udienza di otto migranti accusati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento.

 

Nella notte del 17 luglio è scoppiata una rivolta nel Centro di identificazione ed espulsione [Cie] di Gradisca d’Isonzo. Si sono ripetuti gesti ormai soliti: i detenuti sono saliti sul tetto, hanno dato fuoco a parte del Cie e la polizia ha iniziato con un lancio di lacrimogeni e finito con il pestaggio di alcuni migranti.

 

«A Gradisca d’Isonzo tutto comincia, ancora una volta, con un tentativo di espulsione di alcuni tunisini – si legge su Macerie – Per resistere, i reclusi dell’area rossa salgono sui tetti delle celle, e la polizia ha risposto con un fitto lancio di lacrimogeni. In solidarietà con i loro compagni, i reclusi dell’area blu trascinano i materassi in cortile e li incendiano. Ancora una volta, la polizia risponde con altri lacrimogeni. Un recluso viene colpito da un candelotto e cade nel fuoco ustionandosi al volto. Le condizioni del ferito sono talmente gravi che i suoi compagni temono che sia morto, ma al momento non si hanno notizie certe. Altri due reclusi vengono portati in infermeria, e pare che non riescano più a muoversi. La rivolta continua per tutta la notte, e la calma ritorna soltanto all’alba del giorno dopo».

 

Il detenuto rimasto ustionato si chiama Miloud Shabouti ed uscito dall’ospedale. Ci sono altri tre feriti a Gradisca d’Isonzo, due per atti di autolesionismo e l’altro per pestaggio. Per ora non hanno avuto accesso a cure mediche. Domenica 18 luglio, i detenuti, rinchiusi nelle celle disastrate dalla rivolta, hanno rifiutato di mangiare.

 

Nel Cie di via Corelli a Milano, non appena si è difusa la notizia della rivolta di Gradisca, si è svolta un’assemblea. Alcuni detenuti sono a loro volta saliti sul tetto e un gruppo ha cercato, senza successo, di evadere. Ci sono stati scontri tra i detenuti e la polizia: due persone sono state picchiate e poi portate in ospedale, anche diversi poliziotti sono stati medicati. Durante gli scontri dieci detenuti hanno tentato la fuga, tre ce l’hanno fatta, gli altri sette sono stati ripresi e denunciati per resistenza, lesioni e danneggiamento.

 

Intanto il 22 luglio si terrà a Roma un presidio in piazzale Clodio, davanti al tribunale, in solidarietà con chi si ribella nei Cie. L’appuntamento è alle 10, in concomittenza con la seconda udienza di otto reclusi. Sono accusati di essere gli istigatori della rivolta della notte del 3 giugno scorso e sono processati per resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento.

 

Sofia Colmo

[19 Luglio 2010]

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(Gianni Rodari)

 

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

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