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C'è un Paese che lotta e che non viene raccontato dai grossi media. Racconta gli errori e orrori del capitalismo italico

Post n°3618 pubblicato il 23 Luglio 2010 da cile54

Alta velocità sì, sicurezza no

Stazione Centrale di Milano, ore 17.00. Il treno Frecciarossa ad Alta Velocità comincia a muovere dalla maestosa galleria dello scalo milanese. Il viaggio è distensivo e, nel silenzio delle moderne carrozze, la campagna comincia a correre sempre più veloce verso i 250 Km/h. Tutto sembra perfetto, efficiente al punto da farti sembrare stressanti i veloci viaggi aerei verso la capitale, gli unici che consentissero, fino a poco tempo fa un'andata e ritorno in giornata.

La velocità mescola i colori della campagna fino a trasformarli in una macchia uniforme color verde/marrone intervallata, però, ogni tanto da dei puntini arancioni che, ai bordi della strada ferrata, sono intenti alla manutenzione della linea come se fossero figure immobili, cristallizzate in un diverso spazio temporale.

Sono loro ad aver realizzato la linea ad alta velocità. Impiegati a migliaia durante la costruzione ed oggi, a ranghi molto ridotti, impiegati nella manutenzione. E' un lavoro duro e pericoloso quello al quale sono addetti. Un lavoro sceso al livello di quelli poco redditizi perché finito nel tritacarne della catena degli appalti e dei subappalti di Rfi che apre le porte ad imprenditori di pochi scrupoli. Un lavoro svolto di notte in quel buio pressoché totale che, il diffondersi dell'illuminazione pubblica, per la maggior parte di noi ha reso solo un ricordo ma che qui fa' parte del quotidiano e che sembra inghiottire questi uomini che, aggrappati sui loro mezzi, vi si sprofondano per ricomparirne solamente alla fine del turno di lavoro. Un lavoro pericoloso, che non perdona. Lo svolgono stretti nella morsa dei 12.000 volts della linea elettrica e dei treni che sfrecciano a 300 all'ora e che ti piombano addosso come siluri silenziosi che non lasciano scampo. Non si possono permettere distrazioni. Serve concentrazione e lucidità nel seguire le procedure, per la sicurezza loro e delle migliaia di passeggeri che ogni giorno viaggiano sui treni. Basta poco, un nonnulla. Basta un bullone poco avvitato ed un cavo della 12000 potrebbe staccarsi proprio mentre il treno sta passando e provocare una strage. Come passeggeri/clienti ci immaginiamo che questi uomini siano messi nelle condizioni di poter operare nel migliore dei modi ma la realtà è ben diversa. Prendiamone una ad esempio. Una di quelle tra le grandi multinazionali. Questa è francese. Si chiama Alstom. Opera in Italia da parecchi anni occupando 3000 lavoratori in diversi siti sparsi per la penisola andando dalla costruzione dei treni a Savigliano, in quella che era la sede della vecchia Fiat Ferroviaria, passando per la fornitura di segnalamento ferroviario fino al quella di infrastrutture e di manutenzione della linea ferroviaria (catenaria), appunto, nel sito di Guidonia. Ed è qui che da ben quattro anni non si riesce a trovare il modo di consentire a questi lavoratori di lavorare in condizioni decenti. Sì, decenti perché non pretendono la luna ma, semplicemente, la possibilità di operare in condizioni ambientali sopportabili. Sicurezza non è solo l'indossare le protezioni individuali o il seguire scrupolosamente le procedure aziendali. Qui sicurezza fa il paio con "lucidità mentale". Ma come possono averla se fanno turni di 7 notti consecutive per guadagnarsi la benevolenza del superiore e poter così raddoppiare il fine settimana garantendosi un ritorno a casa decente in quanto,abitando a decine di ore di treno, due giorni non sono sufficienti? Se, essendo meridionali, gli tocca vendere parte della dignità per la promessa di un posto di lavoro, che al Sud non c'è, per un figlio o un fratello? Posto, tra l'altro, che non arriva mai perché "glielo parcheggiano" in un contratto di somministrazione sempre in scadenza, rinnovato per anni! Come possono esser lucidi se li spostano da una parte all'altra della penisola costringendoli a fare i conti con i costi di alloggio e vitto che non devono mai superare i 44 euro al giorno altrimenti lo stipendio se ne va in fumo? Così come il costo dei viaggi per vedere la famiglia che, se abitano in Calabria e lavorano al nord, non possono essere più di 2 al mese altrimenti, se si concedono il "lusso" di tornare a casa ogni fine settimana, 500 euro li spendono di sicuro ed il loro stipendio scende al livello di cassintegrato. Sono 4 anni che Alstom, indecentemente, non vuole dare una tranquillità a quella gente che è costretta a divincolarsi tra le tante baronie con le quali deve fare i conti, scambiando dignità con favori per riuscire a sopravvivere in un posto senza regole. Anni passati così, logorano e ti uccidono! In questi 4 anni è successo a Luigi (infartuato in cantiere), a Mario (investito da un treno) e a Davide (fulminato). Il solito scherzo del destino? Difficile da credere, così com'è difficile credere che, lo stesso futuristico treno sul quale stiamo comodamente seduti, sia fatto dalla stessa azienda che mostra il volto pulito e l'abito del dì di festa quando all'Expo di Torino presenta il treno da 400 all'ora mentre, contemporaneamente, lascia 100 persone a lavorare in quelle condizioni mettendo a repentaglio la sicurezza loro e di noi che ogni giorno, a migliaia, saliamo sui treni che sfrecciano in lungo ed in largo per l'Italia. Ma tant'è. Ore 19.59. Roma Termini. La corsa è finita. Si scende dal treno. Una doccia, la cena e poi, verso la mezzanotte ci si corica a letto. Per quei 100 di Guidonia, invece, non è così. Per loro è giunta l'ora di aggrapparsi ai mezzi e di sparire, lasciandosi inghiottire dal buio.

Fabio Pozzerle

22/07/2010

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