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Una larga fascia di popolazione è scivolata verso la povertà, impiegati, liberi professionisti, operai, artigiani

Post n°3636 pubblicato il 28 Luglio 2010 da cile54

L’usuraio della porta accanto

 

Un nemico vicino, insidioso e sempre in agguato. Magari nascosto dietro il sorriso amichevole del vicino di pianerottolo o la mano tesa del connazionale sempre così disponibile. L’usura non è un problema legato solamente alla criminalità organizzata o a contesti particolarmente difficili: spesso, al contrario, si nasconde dietro l’angolo di casa, nelle situazioni apparentemente più normali e comuni. Lo sanno bene alla Fondazione beato Tovini, una onlus che da anni si occupa proprio di prevenire il fenomeno del prestito ad usuro. E non nei quartieri spagnoli di Napoli o tra i clan di Scampia: lo fa qui, nel ricco, produttivo e benestante Nordest. A Vicenza hanno uno sportello anti-usura in contrà Torretti, ma la sede centrale è a Verona. È lì che opera Renzo Giacomelli, il presidente, ed è lui a spiegarci come è nata la Fondazione, cosa fa, e come si manifesta l’usura tra l’Adige e il Piave. “Se vogliamo dare una definizione - attacca - l’usura esiste quando ci sono persone indebitate che non sono più finanziabili dal sistema bancario. Noi ci attiviamo in questi casi, offrendo consulenza legale, servizi di ascolto e assistenza, e garanzie bancarie”.

 

Informatica e inflazione

Alla base di tutto, dunque, c’è l’indebitamento eccessivo. Quando creditori incombono e le banche non finanziano, la situazione diventa drammatica, ed il rischio di scivolare nell’usura è alto. Il fenomeno è diventato più evidente negli ultimi mesi, sulla scia dei tanti casi di cronaca che hanno avuto per protagonisti persone strozzate dai debiti. Ma le origini sono lontane. “Tutto parte negli anni ‘90, quando le banche hanno iniziato ad adottare indici informatici - illustra Giacomelli -: prima c’era il direttore di filiale che conosceva le persone, la loro situazione, le loro amicizie, e decideva sui prestiti; dopo, chi non rientrava in determinati parametri rischiava di essere escluso dal credito”. E questo è stato solo il primo passo. Seguito, poco dopo, dal crollo della lira nel ‘92 (“I tassi sono schizzati alle stelle, i mutui sono praticamente raddoppiati”), e dall’introduzione dell’euro (“L’inflazione che l’ha preceduto l’abbiamo vista tutti”). Con un risultato evidente: “C’è stata una trasformazione profonda, che ha visto venire meno molte reti di relazioni sociali - continua il presidente -. E parallelamente una larga fascia di ceto medio è scivolata verso la povertà: parlo di impiegati, di operai, ma anche di liberi professionisti, commercianti, artigiani. Persone per le quali prima era normale uscire il sabato a mangiare la pizza con la famiglia, e poi hanno dovuto rinunciarci”.

 

Troppi debiti

Si è allargata, così, la base di famiglie a rischio. In Veneto si calcola che le famiglie indebitate, in misura varia, siano il 27 per cento del totale: un dato al di sopra della media nazionale, che si spiega con la maggior ricchezza della zona (chi ha più possibilità, si indebita più facilmente, ad esempio per comprare casa). Di queste, un quinto ha debiti per i consumi primari, cioè bollette, spese mediche e alimentari, e il 13 per cento non ha copertura finanziaria sufficiente per il mutuo. Quelle a rischio usura, nello specifico, sono circa 28 mila: hanno un reddito medio di 2600 euro al mese e consumi per 3500 euro, con un deficit di circa 900 euro, sempre al mese (nei dati si comprendono anche le spese per i mutui). Ad aggravare il tutto, poi, ci sono fattori esterni. Il credito che in certe occasioni è fin troppo facile, la tentazione del gioco, gli imprevisti della crisi. “Friedman scriveva che chi ha un reddito basso tende a fare scelte sconsiderate, e ad alimentare così un’economia delle disgrazie - continua Giacomelli -. Noi vediamo persone che chiedono una carta di debito per comprare qualcosa, poi un’altra per pagare la prima e così via: alla fine si trovano con 4 o 5 carte di debito e non ce la fanno a pagarne nemmeno una. L’altra grande tentazione è il gioco: dal ‘96 ad oggi il volume d’affari è passato da 7 miliardi a oltre 50, e con le giocate online la tentazione è ancora più forte”. Poi ci sono le situazioni personali: “Per gli uomini che si separano la fine del matrimonio è spesso terribile dal punto di vista economico: perdono la casa ma hanno il mutuo da pagare, devono pagare gli alimenti, e non ce la fanno proprio”.

 

Prevenzione

In tutti questi casi la Fondazione ha buoni margini per intervenire ed evitare che qualcuno finisca nel giro degli strozzini. Forte di una rete di venti sportelli attivi in tutta la regione e oltre sessanta volontari, tutti con un preparazione specifica in ambito finanziario (la maggior parte sono ex direttori di banca o commercialisti), aiuta le famiglie in difficoltà a fare un po’ di ordine nei propri conti, a rivedere i propri consumi, magari a decidere di vendere qualcosa per estinguere dei debiti. “Nel cinquanta per cento dei casi la situazione si risolve solo con la consulenza”, conferma il presidente. Nelle situazione più critiche, la Tovini si fa garante per dei prestiti bancari, mirati a sanare il debito. “I presiti devono essere risolutivi, altrimenti si alimenta il circolo vizioso. E ci deve essere una capacità restitutiva da parte della famiglia: in ogni caso di tratta di cifre relativamente basse”. Nel 2009 gli interventi di questo tipo sono stati 125, per un totale di 544mila euro. Nei primi mesi del 2010 le operazioni sono già una novantina.

 

Le facce dell’usura

Fin qui, però, si parla di casi critici, ma ancora dentro i confini del lecito: famiglie con spese al di sopra delle proprie possibilità, mutui difficili da sostenere, partite a poker e slot machine mangiasoldi. L’usura è un’altra cosa. “C’è anche quella, eccome - risponde sicuro Giacomelli -. Un usuraio è stato individuato anche in questi giorni. Diciamo che nella nostra regione l’usura non è tanto legata alla criminalità organizzata, che opera soprattutto nella zona del Garda e tende ad acquisire il patrimonio della persona a cui presta i soldi. Per il resto si tratta soprattutto di cravattari. E ci sono molte forme di usura: c’è l’usura di condominio; c’è quella etnica, cioè di persone immigrate che prestano soldi ai loro connazionali, e che è difficilissima da individuare. Ultimamente è comparsa l’usura di giornata: cioè soldi prestati a giorno, quando qualcuno ne ha bisogno per scadenze particolari, con tassi che possono arrivare anche al 10 per cento. E c’è l’usura di fabbrica, con persone che operano fuori dai luoghi di lavoro per contattare imprenditori o lavoratori in difficoltà: a volte lo fanno con procedure regolari, a volte no”. Il lavoro per la Fondazione, insomma, non manca. “Con la ripresa la situazione dovrebbe migliorare - conclude Giacomelli -. Ma per vederne gli effetti bisognerà aspettare almeno un anno”.

 

VicenzaPiù

26/07/2010

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