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Carceri. Le donne sono tutte straniere: la stragrande maggioranza è composta da donne di etnia rom

Post n°3690 pubblicato il 13 Agosto 2010 da cile54

A Rebibbia reclusi insieme alle mamme 19 bambini

 

Record di presenze di bambini, lo scorso fine settimana, nel nido del carcere di Rebibbia Femminile. Nelle stanze del nido, a fronte di una capienza di 14 posti, c'erano infatti 19 fra bambini e bambine con le loro mamme recluse nel carcere romano. L'allarme è del Garante regionale dei detenuti Angiolo Marroni: il più piccolo dei bambini ospitati a Rebibbia ha cinque mesi, il più grande intorno ai 3 anni. 

In base alla legge, i bambini da 0 a 3 anni possono restare in carcere insieme alle loro mamme detenute. Al compimento dei 3 anni scatta obbligatoriamente la scarcerazione dei minori, indipendentemente dalla pena della madre, con l'affidamento del piccolo o parenti o case famiglia: «una situazione, questa, - ha detto il Garante - spesso fonte di gravi traumi alle mamme e ai bambini».

Attualmente a Rebibbia Femminile sono recluse 19 detenute madri. Le donne sono tutte straniere: la stragrande maggioranza è composta da donne di etnia rom.

Soprattutto nel periodo estivo il problema principale è quello di intrattenere i bambini allo scopo di evitare che, su di loro, pesi eccessivamente la condizione di reclusi. Per questi motivi i piccoli trascorrono gran parte del tempo nella stanza dei giochi o nella zona verde. Inoltre, grazie alle associazione di volontariato “ A Roma Insieme”, i fine settimana partecipano ad escursioni fuori dal carcere.

«Questi bambini stanno perdendo una parte importante della vita per colpe che, evidentemente, non sono le loro - ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni - La loro situazione è molto difficile, nonostante l'impegno encomiabile degli operatori e dei volontari. E' davvero difficile pensare che tanti bambini debbano crescere in cella, fra sbarre e limiti di spazio, e passare lì l'età cruciale del primo apprendimento. Per questi motivi credo sia prioritario prevedere, per le madri detenute, l'uso della carcerazione solo per reati gravi e misure alternative alla detenzione, come ad esempio l'ICAM (Istituto a Custodia Attenuata), una struttura alternative al carcere che possa accogliere le detenute madri durante il periodo detentivo e far crescere i bambini in un ambiente idoneo allo sviluppo della personalità in una fase cruciale della crescita».

Marco Leone

12 Agosto 2010 

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