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E' iniziato a Otranto il primo forum internazionale sull'economia illegale. Associazioni e istituzioni a confronto

Post n°3744 pubblicato il 30 Agosto 2010 da cile54

Mafie globali, la società civile spiega come si combattono

 

Droghe, armi, neoschiavismo, traffico illegale di prostitute e migranti: sono questi i grandi affari della criminalità organizzata. Non solo in Italia, in tutto il mondo. Oggi più che mai. Perchè è grazie alla globalizzazione finanziaria selvaggia e senza regole che ha avuto inizio dopo la caduta del muro di Berlino e la nascita del Wto nel 1995, che l'economia illegale ha avuto la possibilità di crescere e rinforzarsi. La conseguenza è stata che le mafie che nuotano in questo mare criminale hanno aumentato il loro potere. Un cancro che ipoteca il nostro futuro e che, perciò, va combattuto con ogni mezzo a disposizione a livello globale. Sul piano repressivo ma anche su quello politico, valorizzando il contributo che può giungere dalla società civile.

Sono sempre di più infatti i gruppi di cittadini impegnati nei vari paesi contro la criminalità che prospera sulle economie illegali. Da qui l'idea di riunirli nel forum internazionale che prenderà il via oggi a Otranto, in Puglia. L'evento, organizzato dal Network Flare (Freedom, legality and rights in Europe), vedrà la partecipazione di associazioni, provenienti da 50 paesi, che avranno così la possibilità non solo di confrontare le proprie esperienze ma anche di illustarle ai massimi responsabili delle politiche di lotta al crimine organizzato dell'Unione Europa. Il Forum di lunedì mattina sarà aperto infatti da Emilio De Capitani, direttore generale della Commissioni libertà civili del Parlamento Europeo, mentre nell'ultima sessione di sabato è previsto l'intervento di Stefano Manservisi, che è il direttore generale degli affari interni della Commissione Europea.

Tra gli interventi previsti negli oltre 30 workshop e seminari organizzati, si segnalano quelli di: Andrea Baranes, Direttore della Campaign for World Bank Reform; Giancarlo Caselli, Procuratore della Repubblica di Torino; Luigi Ciotti, Presidente di Libera; Rosario Crocetta, Parlamentare Europeo ed ex sindaco di Palermo; Hans Nilsson, responsabile del Division Council dell'Unione Europea.

I lavori saranno aperti oggi dalla relazione introduttiva di Vittorio Agnoletto, coordinatore culturale del Forum: «Uno dei problemi che abbiamo - dice Agnoletto a Liberazione - è che in Europa la politica di sicurezza negli ultimi dieci anni è stata soprattutto indirizzata alla lotta al terrorismo, trascurando la lotta al crimine organizzato». L'unico provvedimento importante approvato dal parlamento europeo è stata una direttiva di indirizzo sulla tracciabilità delle armi. La cui applicazione è stata però impedita da una insufficente adesione in sede Onu. «Un regalo alla criminalità organizzata», commenta Agnoletto.

C'è quindi molto da fare. «Sono due anni - riferisce l'ex parlamentare europeo - che la società civile chiede una direttiva europea sull'uso a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. L'associazione Libera ha ottenuto questa legge in Italia, invece in Europa siamo ancora indietro. Una relazione ha rivelato che non si è ancora giunti nemmeno alla armonizzazione delle leggi tra i paesi membri, per cui un provvedimento di confisca emesso da un magistrato di un paese non viene automaticamente rispettato in un altro paese».

Altro obiettivo è la chiusura dei paradisi fiscali. Per arrivarci bisognerà però piegare la resistenza di paesi come Belgio e Lussemburgo. Il Forum discuterà anche della Ftt, la nuova versione della Tobin tax, «una imposta - spiega Angoletto - con un tasso molto ridotto tra lo 0,001 e lo 0,1% da applicare su ogni compravendita di titoli e strumenti finanziari. Sufficientemente piccola da non scoraggiare le normali operazioni di investimento ma abbastanza grande per pesare sulle transazioni speculative».

Sono però necessari anche interventi sulla struttura finanziaria internazionale. Pedro Paez, ex ministro dell'Economia dell'Ecuador, illustrerà la sua proposta per sottrarre l'america latina dal cappio del fondo monetario internazionale e della banca mondiale attraverso la fondazione di istituzioni finanziare non solo sovranazionali ma a livello continentale (Banca del Sud America), instaurando contemporaneamente un rapporto economico e commerciale diretto, tendenzialmente paritario, con il continente africano.

Roberto Farneti

29/08/2010

 
 
 
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