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Questa è la scuola della Gelmini, che toglie il tempo pieno nelle scuole primarie. Una Testimonianza

Post n°3769 pubblicato il 05 Settembre 2010 da cile54

Laureata, un master e quattro abilitazioni ma adesso a che serve?

Sono un insegnante di italiano latino e greco, ho 34 anni, quattro abilitazioni per insegnare alle scuole medie e superiori. Ho anche un master in didattica delle discipline letterarie. Ho investito dei soldi perché io potessi formarmi per l'insegnamento, ho iniziato a farlo da subito con una supplenza da settembre a giugno su posto vacante. Dall'anno scorso io non lavoro più con continuità. Nel 2009 ho usufruito del "salvaprecari" che è risultato però una bufala perché ha fatto di me semplicemente una tappabuchi. Cioè ho lavorato quindici giorni in una scuola, dieci in un'altra, quattro in un'altra ancora, cambiando sede dentro e fuori Roma e tipo di istituto, scientifico, linguistico, tecnico, industriale. Ho concluso l'anno con undici ore, quindi con cattedra dimezzata, stipendio più basso e disoccupazione bassa non riuscendo a coprire così neanche la quota di affitto che pago. E da quest'anno non sono stata convocata viste le disponibilità che il provveditorato ha reso note e sono convinta che non riuscirò ad occupare un posto nella scuola. La cosa più avvilente è che il lavoro dell'insegnante non è solo badare ai ragazzi ma costruire un progetto didattico che cominci almeno dall'inizio alla fine dell'anno, un percorso che ti permetta di entrare in relazione con i ragazzi anche a casa, perché ogni docente sa bene che i tuoi alunni sono con te sempre, anche quando vai a fare la gita la domenica. Anni di esperienza professionale che dunque non vengono ricosciuti. Ad oggi sono 67mila i precari tagliati in due anni, e 35mila gli Ata (personale tecnico ndr). Questi qui hanno dovuto aumentare il numero degli alunni per classe, anche se la legge dice che non devono essere più di 25, a seconda della metratura dell'aula. E hanno dovuto fare questa riforma che si traduce in quattro ore in meno per ciascun tipo di istituto e di conseguenza meno docenti da impiegare. Per queste ragioni quest'anno molti insegnanti di ruolo sono risultati in sovrannumero. Perché dietro questa riforma non c'è una riforma pedagogica, hanno solo lasciato lo stesso programma con un numero inferiore di ore. Cosa impareranno gli studenti con meno ore? Una riforma si fa ragionando di pedagogia ma si fa in dieci anni, non in un anno, e non si possono tagliare negli istituti tecnici professionali che il ministro dice studiati per preparare la gente al lavoro il 25% delle ore delle materie professionalizzanti. Questa è la scuola della Gelmini, che toglie il tempo pieno nelle scuole primarie oppure costringe i docenti a fare gli spezzatini orari per poterlo garantire. Noi abbiamo un modo di lavorare, non possiamo essere dei meri contabili o baby sitter, quelli che sono fuori e hanno servito lo Stato sono stati dimenticati, e invece quei posti, quelle cattedre vacanti ci sono perché se noi abbiamo lavorato ci sono. La ministra ci dice che noi rifiutiamo il "salvaprecari" perché preferiamo la disoccupazione. Ma sappia che la disoccupazione la percepiamo senza il suo intervento perché sostanzialmente questo decreto serve a scaricare sull'Inps e sulle regioni degli investimenti sulla scuola che dovrebbe fare il ministero. Gli accordi regionali di cui lei tanto si vanta non sono partiti in tutte le regioni e spesso sviliscono la nostra professionalità costringendoci a dei progettini, magari di 16/18/20 ore che non sono pagati allo stesso modo di una cattedra completa.

In Lombardia ci si è trovati a supplire al personale educativo che assiste gli alunni disabili specialmente nelle ore in cui non c'è il collega di sostegno. Mentre servirebbe un personale specializzato con un'abilitazione professionale. Al contrario per far lavorare noi si toglie il lavoro a loro. Hanno inoltre aperto la strada alle gabbie salariali: c'è un decreto che vorrebbe trasferire l'intera istruzione in mano alle regioni e con la stessa contrattazione che passerebbe potrei lavorare in Lombardia e in Sicilia secondo loro. Inoltre se la scuola pubblica deve essere laica e gratuita perché lo Stato dà 130 milioni di euro alla scuola privata quando invece c'è scritto sulla Costituzione che non ci sono oneri per lo Stato? In realtà non investono sull'istruzione perché non hanno un progetto per il futuro del Paese.

Daniela Amore

04/09/2010

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