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«No Lega» e presidio del Prc a Paesana, mentre i leghisti celebrano il loro "rito"

Post n°3801 pubblicato il 14 Settembre 2010 da cile54
Foto di cile54

I bulli dell'ampolla del Po hanno trovato chi li contesta

 

La notizia è che in Italia c'è qualcuno che osa andare a muso duro contro i leghisti sul territorio, sulle piazze e perfino alle loro improbabili feste-rito. C'è da augurarsi che il presidio anti leghista e anti razzista che si è svolto ieri a Paesana, piccolo paesino della val Po, sia solo l'antipasto di una contrapposizione popolare contro le volgarità leghiste.

La piazza di Paesana dove si svolge la festa della Lega Nord è piccola, circondata di bandierine verdi e carabinieri blu. Dentro, alle tre di ieri pomeriggio, poco dopo il rito dell'ampolla, del Po e compagnia bella, c'erano circa cinquecento militanti, un gazebo, dei banchetti con frutta e verdura, un palchetto. La statale che porta quassù è tappezzata di manifesti leghisti, tricolori ed enormi scritte rosse "No Lega".

Chi si avvicinava senza la doverosa tenuta verde agli stand leghisti viene perquisito con modi gentili dai poliziotti. Dove va? Chi è? Cosa fa? La festa rito dei leghisti è ben più blindata di quella del Pd.

Ad un chilometro di distanza ecco il presidio di Rifondazione anti Lega. Un centinaio di persone sono presenti. Qualche giovane e molti capelli bianchi si aggirano tra le bandiere rosse.

Ogni tanto passa qualche leghista in auto veloce, urla qualche insulto, alza il dito medio e scappa. Urlano "Comunisti di merda!"

Una presenza modesta nei numeri ma molesta nell'effetto. Una presenza necessaria contro un partito, la Lega, che nel panorama politico italiano è il vero bullo contro cui nessuno osa alzare la voce. E invece ieri il gruppo di Cuneo ha giocato la carta dell'orgoglio e del coraggio.

L'organizzatore, Fabio Panero è soddisfatto: «Siamo qui per dire cose semplici ai militanti padani. La Lega deve dire perché non muove un dito quando le fabbriche chiudono. Di fronte a questi fatti, sul territorio, almeno qui nel cuneese sono silenziosi. La lega parla anche di federalismo, però vuole la privatizzazione dell'acqua, proprio la ricchezza di queste nostre montagne. Una ricchezza che da sempre è stata di tutti. E, ultima cosa, questo è un territorio che racconta di resistenza, di emigrazione. E non balle, riti e ampolle».

E' presente la consigliera regionale Eleonora Artesio che ricorda come il presidente Cota «sia stato nominato presidente della regione al di fuori delle regole democratiche». In questo senso le notizie che giungono da Asti e Biella successive al riconteggio di voti imposto dai giudici danno ormai per spacciato politicamente l'attuale governatore del Piemonte. Infatti solo su pochissime schede la croce tracciata sulla lista "incriminata" "Al centro con Scanderebech" è appaiata ad una croce sul nome del governatore. E' la prova regina che chi ha votato quel partito poteva non conoscere la sua collocazione all'interno dei due schieramenti.

Arriva il segretario nazionale Paolo Ferrero e tiene un comizio in tre lingue. Visto che si è nel profondissimo nord ovest oltre all'italiano c'è spazio anche per un incomprensibile occitano ed il vecchio dialetto piemontese. A parte le note di colore che fanno sorridere i manifestanti il messaggio di Ferrero è spietato: «I leghisti dicono che vogliono difendere il territorio ma in realtà difendono solo i padroni e del territorio se ne fregano. Sono interessati a fare gli interessi dei banchieri che si sono arricchiti durante questa crisi e non certo dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Gli abbiamo fatto una proposta semplice in passato: la legge contro le delocalizzazioni, ovvero se prendi soldi pubblici e poi delocalizzi quei denari li devi restituire. Questa legge, ad esempio nella passata legislatura piemontese, non è passata anche grazie all'ostruzionismo della Lega. E così in tutte le regioni del nord. E poi, per dirla alla Bossi, il loro "celodurismo" è ormai sulla "via del viagra": un giorno sono forti e potenti e promettono di far cadere il Governo, il giorno dopo, richiamati da Berlusconi, si afflosciano e si adeguano».

Il presidio va avanti tutta la sera fino a tardi. In Italia qualcuno che resiste all'arroganza dei bulli leghisti c'è.

 

Maurizio Pagliassotti

11/09/2010

 
 
 
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