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Le intenzioni di la Russa e Gelmini per "educare" le nuove generazioni all'ignoranza, alla violenza e ai soprusi

Post n°3828 pubblicato il 22 Settembre 2010 da cile54

"Popolo Guerriero" fin da bambino, sparare a scuola

Sinceramente speriamo che la notizia riportata da Famiglia Cristiana sia priva di fondamento. Stentiamo a credere che due ministri della Repubblica possano partorire un protocollo di intesa che prevede per i ragazzi delle scuole corsi di addestramento alla vita militare. Eppure pare proprio che il Ministro Gelmini (beata ignoranza) e il ministro della Difesa La Russa abbiano firmato un protocollo secondo la quale i ragazzi e le ragazze della scuola saranno addestrati dall’esercito a sparare con pistole ad aria compressa, archi e altre amenità. Ciò avvicinerebbe i nostri ragazzi alle forze armate. Ci viene in mente il film di Michael Moore "Bowling for Columbine", ma nel film gli autori della strage l’uso delle armi lo avevano imparato da soli. Alla televisione impazzavano le immagini della guerra chirurgica in Iraq. Ovviamente tutto questo non rientra nei piani del nostro governo. Deve risultare spiacevole per gli alfieri del "popolo guerriero" che nelle nostre scuole si educhi alla pace e alla tolleranza. Quando parlano di infiltrazione comunista nella scuola hanno in mente gli incontri con le missioni di pace nel mondo o con le associazioni tipo Emergency. E’ altresì incredibile che tutto questo avvenga nel momento in cui si taglia il tempo scuola per gli studenti.

 

Nel frattempo il Presidente della Repubblica dichiara ai giornali di sentirsi preoccupato per la scuola italiana. Traspare dalle sue parole una critica verso il ministro. Chiede che la riforma sia meditata. Con tutto il rispetto istituzionale per il Presidente della Repubblica ci pare che queste dichiarazioni non siano sufficienti e arrivino fuori tempo massimo. La riforma si sta già applicando, i precari sono già stati tagliati, la didattica è a pezzi. Questo avviene per lo meno da due anni. Viene da dire che il lavoro è già stato fatto. Noi sappiamo che il ruolo del Presidente della Repubblica è super partes, però sappiamo anche che i docenti sono dipendenti di un organo dello stato e non è possibile tollerare per le istituzioni che l’intero mondo della scuola pubblica e statale venga ridotto in questo modo. Ci sarebbe piaciuto che quando due anni or sono è cominciato lo stillicidio verso i docenti definiti un branco di fannulloni buoni a nulla qualcuno anche a livello istituzionale potesse difenderci.

 

E’ evidente che parte dello scopo delle manifestazioni, degli scioperi, dei presidi e di tutte le altre forme di protesta che la scuola deve mettere in campo deve anche porsi il problema di favorire la caduta del governo Berlusconi. E’ una condizione che ci permetterebbe per lo meno di discutere con più cognizione di causa delle questioni legate al nostro settore. In questi mesi si moltiplicano le prese di posizione dei partiti di opposizione contro il governo e la sua politica sulla scuola. Avremo voluto anche in questo caso una maggiore tempestività. Non credo che sia solo nostra l’impressione che l’opposizione parlamentare abbia lasciato fare il ministro per lungo tempo. Notiamo comunque che lo sdegno di non va al di là di parole che indicano vicinanza ai precari, perplessità sulla riforma. A noi pare che non si possa essere perplessi. Non crediamo necessario che il paese discuta di precarietà perché quello che c’è da sapere è noto a tutti. Crediamo sia invece il tempo di dichiarazioni di programma. Vogliamo sapere se chi si appresta a sostituire Berlusconi ha intenzione di abolire la riforma Gelmini, restaurare il tempo pieno, immettere in ruolo i precari, sviluppare un piano straordinario di investimenti sull’istituzione pubblica e statale. Per il momento non ci pare che nessuno degli aspiranti sostituti di Berlusconi abbia detto queste cose con chiarezza.

 

Aspettiamo pazientemente. Per il momento continuiamo a lottare.

 

Roberto Pardini

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