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I GAP si organizzano in una rete nazionale di resistenza contro il carovita e l'economia liberista

Post n°3848 pubblicato il 27 Settembre 2010 da cile54

I GRUPPI DI ACQUISTO POPOLARE PER LA SOVRANITA' ALIMENTARE

 

I Gap ( Gruppi di Acquisto Popolare) si sono riuniti sabato 18 a Firenze ed hanno deciso di strutturare la propria rete in forma stabile. Si è deciso di dotare la rete di un'associazione di riferimento comune che è stata identificata nella nascente R@P ( Rete per l'autorganizzazione Popolare). Nella riunione si è poi deciso di strutturare la rete dei gruppi con un'investimento logistico a livello nazionale che ha come punto di riferimento l'Italia centrale. Si provvederà all'acquisto di un camion ed alla realizzazione di piattaforme logistiche per migliorare la distribuzione logistica dei prodotti a prezzi popolari ed equi. Si è dato mandato a Massimo Fiorentini (massimofiorent@tiscali.it) di coordinare gli acquisti a livello nazionale e di costruire un paniere di prodotti che tenesse conto delle reti corte e dei prodotti provenienti da reti lunghe senza intermediazioni. Si è deciso inoltre di investire nella creazione di spacci popolari utilizzando come modello di riferimento il lavoro portato avanti dal GAP di Viareggio. I compagni sicialiani che hanno lavorato nel progetto Arancia Metalmeccanica si sono resi disponibili per coordinare meglio il progetto per l'anno a venire. Inoltre si è dato mandato a Vincenzo Vasciaveo di coordinare i lavori per la stesura di un piano nazionale per la sovranità alimentare con la creazione di un comitato scientifico. Inseriamo la prima traccia di condivisione per la costruzione di una piattaforma per la sovranità alimentare.

Chiunque fosse interessato è pregato di contattare vincenzo.vasciaveo@alice.it

 

TRACCIA DI CONDIVISIONE PER LA COSTRUZIONE DI UNA

PIATTAFORMA PER LA SOVRANITA’ ALIMENTARE

 

“Il modello neoliberista sta provocando il collasso dell’economia contadina.

Le aziende agricole spariscono rapidamente (nel Parco Agricolo Sud Milano, ben 75 nel solo 2009), la fame colpisce 1 miliardo di esseri umani nel mondo, il pianeta si scalda, la biodiversità diminuisce costantemente, aumentano i danni alla salute a causa dei modelli dominanti di produzione agricola e consumo.

Il conflitto è tra due modelli di sviluppo sociale ed economico: quello globalizzato neoliberista, dominato dalle multinazionali, che nell’agricoltura vede un’impresa per far profitti e che concentra sempre più le risorse produttive nelle mani dell’agroindustria e quello, guidato dagli agricoltori, che utilizza risorse locali ed è diretto ai mercati locali, col compito sia di avere una funzione sociale sia di essere economicamente ed ecologicamente sostenibile”.

Oggi si calcola che, fatto 100 il prezzo finale, ben il 60% vada alla Gdo, il 23% al settore agroindustriale e solo il 17% alla produzione, realizzando così un notevolissimo ingiustificabile passaggio dalla produzione alla rendita di plusvalore agricolo e rendendo non remunerativo l’investimento alla produzione.

Il modello agricolo globalizzato neoliberista è oggettivamente in crisi e sta portando alla distruzione delle forze produttive agricole e all’inaridimento e all’avvelenamento della terra.

Il modello di sviluppo agricolo alternativo si basa sulla sovranità alimentare.

 

Definizione di Sovranità alimentare di Via Campesina:

“ Il diritto dei popoli a definire le proprie politiche agricole e alimentari.

Il diritto di ogni nazione a mantenere e sviluppare le sue capacità di produrre alimenti di base, rispettando le diversità culturali e produttive.

Il diritto a produrre il proprio cibo sul proprio territorio”

Il concetto di sovranità alimentare contiene quello di sicurezza alimentare, inteso come la “possibilità/diritto di ogni Paese a produrre una quantità sufficiente di alimenti, rendendoli accessibili a tutti”

La sovranità alimentare aggiunge il diritto a quale cibo, a come lo si produce, dove e per chi.

In altri termini “La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione, distribuzione e consumo di cibo, che garantiscano a loro volta il diritto all’alimentazione di tutta la popolazione”

 

Riprendendole dalle reti e comitati che si battono in questa direzione, riportiamo alcune proposte concrete per praticare la sovranità alimentare, capace nel Nord del mondo di trasformare l’agricoltura nel senso della sostenibilità ecologica ed economica, nel Sud del mondo capace di invertire la tendenza all’aumento della fame come prodotto del modello neoliberista:

> priorizzare la produzione di cibosano, di buona qualità e culturalmente appropriato, destinato in primo luogo al mercato interno e non al commercio internazionale;

> mantenere una capacità produttiva alimentare diversificata che rispetti la biodiversità, la capacità produttiva del suolo, i valori culturali, la preservazione delle risorse naturali, per garantire l’indipendenza delle popolazioni;

> garantire agli agricoltori prezzi remunerativi, anche proteggendo i mercati interni dalle importazioni sottocosto (portatrici di alto impatto ambientale/impronta ecologica e di distruzione di diritti sociali);

> regolare l’offerta sul mercato interno per evitare le eccedenze produttive;

> porre fine al processo di industrializzazione dei metodi di produzione agricola e di allevamento e sviluppare una produzione sostenibile basata sulla agricoltura familiare e di piccole dimensioni;

> abolire tutte le sovvenzioni alle esportazioni alimentari, dirette ed indirette;

> abolire progressivamente quei sussidi alle produzioni che praticano sistemi agricoli insostenibili (monocolture intensive);

> garantire l’accesso equo alla terra, alle sementi, all’acqua, al credito;

> proibire la produzione e la commercializzazione di sementi, alimenti e mangimi OGM;

> passare all’autonomia nella produzione di proteine vegetali per gli animali da allevamento, utilizzando il terreno agricolo locale, rovesciando l’attuale situazione che vede l’importazione del 75% del fabbisogno, spesso fatta di OGM;

> garantire l’etichettatura chiara basata sul diritto di consumatori e agricoltori di conoscere origine e contenuti dei prodotti;

> sviluppare economie alimentari locali basandosi sulla produzione locale e costituendo punti di vendita locali;

> sostenere una politica agricola e alimentare che incoraggi la filiera corta e il Km 0

 

La sovranità alimentare non è autarchia. Si tratta di priorizzare il consumo interno, lasciando alla commercializzazione internazionale i prodotti specifici in surplus, con modelli agricoli che preservino l’ambiente e la salute, conservando il paesaggio naturale.

La sovranità alimentare non è localismo gretto, ma si distingue per il modello di produzione agricola che privilegia la coltivazione biologica e che difende l’ambiente.

La Pac andrà riformata in questa direzione

 

La sovranità alimentare è frutto di politiche pubbliche coerenti, ma anche di modelli relazionali, produttivi e di consumo che si basino sull’autorganizzazione sociale, sul mutualismo, su nuovi stili di vita e su pratiche di economia solidale.

 

Quale un possibile ruolo dei Gap in questa direzione?

Orientare la propria domanda verso un’offerta locale, sostenibile economicamente e ambientalmente, e messa in grado di realizzare prezzi contenuti poggiando su filiera corta, Km zero e concertazione del prezzo equo (giusto per produttore e consumatore)

Qualificare progressivamente questa domanda in direzione di un modello agricolo basato sull’azienda familiare e di piccole dimensioni, trasformando il modello agricolo basato sull’agricoltura intensiva, bisognosa di pesticidi, diserbanti chimici

Organizzarsi in distretti solidali, rurali e locali, con produttori e finanza etica, oltre a reti associative, di turismo responsabile, comuni virtuosi, ecc, capaci di garantire l’offerta suddetta e il suo progressivo aumento. I distretti possono diventare luoghi di lotta alla speculazione sul cibo, adottando progressivamente anche monete locali, recuperando la funzione originaria del denaro, demercificandolo.

Lavorare alla costruzione di una logistica adeguata, col supporto delle amministrazioni locali disponibili e cooperative sociali

Con le amministrazioni locali, inoltre, rivendicare spacci popolari, anche come centro di raccordo tra domanda e offerta, orientandoli a privilegiare il modello agricolo sostenibile, anche adifesa del territorio, contro il consumo di suolo.

Rivendicare anche Mercati comunali con questi indirizzi

Rivendicare l’orientamento della domanda pubblica (mense, scuole, ecc) verso questa offerta

Adottare indirizzi volti a supportare i negozi di vicinato in direzione di questa politica, a difesa dalla GDO, che distrugge l’agricoltura locale e consuma suolo

I Gap possono inizialmente strutturarsi regionalmente, per la logistica, in connessione con la rete nazionale, lavorando alla costruzione di nuovi Gap e di reti di agricoltori.

 

27/09/2010

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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