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« Il ddl introduce l'arbi...In Italia abbiamo un deb... »

Stefano Trasatti, direttore dell'agenzia giornalistica "Redattore Sociale", a sostegno del quotidiano Liberazione

Post n°3938 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da cile54

Liberazione,

il coraggio

di rompere

la gerarchia

delle notizie

«Certo sapere che testate come Liberazione rischiano di sparire dalle edicole col prossimo anno è allarmante. Tra l'altro debbo riconoscere che voi siete fra i pochi a utilizzare le notizie che consideriamo importanti citando anche la fonte di provenienza. Una correttezza professionale spesso dimenticata». Stefano Trasatti è il direttore di Redattore Sociale, senza ombra di dubbio l'agenzia giornalistica che con maggior competenza cerca da anni - saranno 10 il 21 febbraio prossimo - di portare all'attenzione temi e argomenti spesso rimossi dai grandi media.

Considera questa come altre testate, preziose:«Almeno per due ragioni, la prima è il pluralismo, Voltaire per intenderci, la seconda è perché molte delle testate a rischio si occupano di temi che i grandi quotidiani e la televisione solo ora cominciano a trattare e non sempre con competenza. Va detto che, anche a causa della crisi delle vendite, c'è una "scoperta del sociale" si parla di più e anche meglio di temi che fino a poco tempo fa erano espunti. Ma spesso se ne parla solo se si tratta di questioni connesse a polemiche politiche di vario tipo, sovente in maniera occasionale. Esiste una sorta di "borsino delle notizie", per cui quelle che hanno maggiore potere contrattuale, migliori sponsor, trovano spazio, le altre spariscono o finiscono in secondo piano. E poi c'è un problema di linguaggio e di formazione, non ci si improvvisa a scrivere di disagio sociale, di handicap, di esclusione, ci vuole sensibilità e competenza, voi l'avete acquisita negli anni, chi ci si affaccia adesso deve cominciare daccapo. In fondo se cessassero di vivere testate come la vostra ne verrebbe un danno collaterale anche per noi, mancherebbe un prezioso amplificatore al nostro lavoro». Ma Trasatti ci tiene anche a chiarire che rispetto alla legge sul finanziamento pubblico aveva forti perplessità:«Noi non ne usufruiamo, non siamo un giornale, e confesso che da profano guardavo questo strumento in maniera negativa. Poi mi sono informato, ho visto che è una norma da modificare, che eroga risorse a lobby, clientele, mondi del sottobosco. L'elenco delle testate registrate che vengono finanziate è a dir poco imbarazzante. Dopo di che, fino a quando la norma non verrà cambiata non si può eliminare, a rimetterci sarebbero soprattutto le voci che rappresentano qualcosa realmente. I quotidiani di partito secondo me vanno finanziati, sono espressione di pezzi di società, di culture, permettono circolazione di idee».

Dal punto di osservazione di direttore di una agenzia che sceglie autonomamente una propria scaletta delle notizie da proporre, Stefano Trasatti parla apertamente di "dittatura della scaletta" che poche testate osano infrangere:«Il sistema è semplice, se uno durante la giornata si va a guardare le versioni on line dei grandi quotidiani ci ritrova la matrice della scaletta delle notizie che verrà servita nei tg serali, spesso con lo stesso ordine gerarchico, pochissime le eccezioni, come se in una giornata non succedesse altro. Però va anche detto che i giornalisti non possono prendersela solo con fattori esterni quando parlano di perdita di autonomia professionale. C'è una tossicodipendenza dalla politica nel senso più deteriore. Gli anglosassoni considerano pericolosa una "familiarità che genera disprezzo". Quella che porta i giornalisti a farsi dettare le cose da scrivere, bisognerebbe mantenere un maggiore distacco. Poi non ci si può lamentare se si perdono lettori, alle origini non c'è solo internet, la gente non ne può più di pagine e pagine che interessano solo gli addetti ai lavori. So che anche testate come Liberazione hanno perso lettori, ma lì entrano in ballo tanti fattori, avete perso anche elettori e questo influisce. Siete un giornale giovane, che certamente ha ancora modo di sperimentare e di ricostruirsi. Io non saprei dirvi cosa fare ma ad esempio sono convinto che almeno 3 o 4 delle nostre notizie quotidiane potrebbero reggere una apertura o una prima pagina di cronaca, politica, economia. Il nostro mondo è una miniera di fonti e spunti ancora inesplorata».

Anche quest'anno, per la diciassettesima volta, Redattore Sociale organizza presso la sede della Comunità di Capodarco, nei pressi di Fermo, un incontro rivolto soprattutto a giovani giornalisti che quest'anno avrà come titolo "Oltre l'apocalisse" e come tema la paura. Si svolgerà dal 26 al 28 novembre: «In 16 edizioni abbiamo registrato oltre 3200 presenze, tra cui almeno seicento studenti delle scuole di giornalismo riconosciute dall'Ordine. Una esperienza unica in Italia e ogni anno ci ritroviamo con i posti al completo. Persone che vengono qui, si conoscono, formano una vera e propria community. Spesso sono persone molto motivate e preparate, parlano almeno due lingue e hanno vissuto in diversi paesi, hanno passione e competenza, portano idee, inchieste, notizie. Ne parlo con rammarico perché, vista la condizione del mondo dell'informazione, almeno due generazioni sono tagliate fuori dalla possibilità di veder valorizzate le proprie capacità. Faranno collaborazioni, saranno free lance, ma difficilmente troveranno una assunzione. Nessuno fa loro posto e si preferisce averli come precari ad uso e consumo e così si dissipa un patrimonio umano e professionale». Anche per questo il direttore di Redattore Sociale si augura che le testate in difficoltà possano resistere:«Magari qualcuno dei tanti e delle tante che considera il giornalismo sociale e di inchiesta come indispensabile, potrebbe trovare spazio anche da voi».

Stefano Galieni

22/10/2010

 
 
 
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