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Bankitalia: il 10% possiede il 45% della ricchezza. Certificazione di un quadro in realtà ancora peggiore

Post n°4160 pubblicato il 23 Dicembre 2010 da cile54

Italia, paese in mano a poche famiglie

 

Nel Bel Paese quasi la metà della ricchezza è in mano ad appena il 10% delle famiglie. E' il volto di una Italia molto trasfigurata quello che esce dal rapporto di Bankitalia. Un paese sempre più indebitato in cui molti giovani, come è tornato a sottolineare proprio ieri l'Istat, rinunciano addirittura a cercare lavoro "iscrivendosi" al nuovo gruppo del "Neet", sigla anglosassone che sta per "né studente, né lavoratore, né in formazione": rappresentano un quinto di chi ha tra i 15 e i 29 anni; la quota dei 'neet' è poi maggiore fra le donne (il 24,4%) che fra gli uomini (18,2%), fra i 25enni-29enni (26,3%) che fra i 15enni-24enni (18,3%), nel Mezzogiorno (30,3%) rispetto al Centro (16,1%) ed al Nord (14,5%).

Tornando al rapporto di via Nazionale, ciò che si percepisce è che la crisi non è più soltanto un'onda che si ritira lasciando scoperte alcune "zone" del territorio. La crisi, associata all'inazione del Governo, sta cambiando strutturalmente i rapporti tra le classi sociali. L'Italia sta lentamente passando da un ceto medio "ago della bilancia" a un profilo sociale in cui le classi sociali "scivolano" sempre più verso il basso. Il reddito disponibile del 90% delle famiglie italiane non solo è diminuito in termini relativi ma anche assoluti. Tra gli indicatori citati da Bankitalia, un calo dello 0,3% della ricchezza dovuto «a una diminuzione delle attività finanziarie e a un aumento delle passività, che hanno più che compensato la crescita delle attività reali». La ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2009 è tornata, a prezzi costanti, ai livelli della fine del 2005 con un lieve calo rispetto al 2008 ma in tenuta dopo il picco registrato fra la fine del 2007 e il 2008 a causa anche del crollo della Borsa che ha invece visto un recupero lo scorso anno. Nel 2009 la ricchezza netta per famiglia è stata di 355.453 euro contro i 356.116 del 2008, i 363.228 del 2005 e i 372.227 del 2007 quando la crisi fece precipitare i valori dei "capital gains" da attività reali e finanziarie. Lo scorso anno i capital gains sono invece stati positivi per circa 36 miliardi di euro, principalmente per effetto del miglioramento dei corsi azionari avvenuto durante l'anno, mentre il risparmio delle famiglie è ammontato a circa 70 miliardi di euro. Il risparmio negli ultimi anni si è attestato attorno all'1 per cento della ricchezza netta e il suo contributo alla crescita della stessa ha avuto una variabilità più ridotta di quella dei capital gains.

La crescita, proverbiale, del risparmio non ha impedito comunque agli italiani di veder crescere l'indebitamento che è arrivato a quota 859,9 miliardi, in aumento dell'1,5% rispetto al 2008. I prestiti complessivamente sono cresciuti del 2,6%, arrivando a 641 miliardi, con al primo posto i mutui che arrivano a 349 miliardi (+2,1%), mentre il credito al consumo è arrivato a 108 miliardi, in aumento del 4,6%. I conti passivi ammontano a 99 miliardi di euro che crescono di 2,5%, unico dato in discesa riguarda i debiti commerciali sono diminuiti del 6,6% arrivando a 86 miliardi.

«La concentrazione della ricchezza nelle mani di poche famiglie non è solo una offesa al senso di giustizia e alla coesione sociale, ma rappresenta oggettivamente un ostacolo alle prospettive di crescita del Paese», commenta il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero. «Ancora una volta - spiega Olivero - la questione della redistribuzione si rivela cruciale non solamente per un'esigenza di giustizia nei confronti dei più poveri, ma anche per una questione di sviluppo. Le forti concentrazioni di ricchezza non favoriscono infatti gli investimenti, quanto piuttosto la rendita. Restituire invece le risorse economiche alle famiglie del ceto medio ridarebbe slancio ai consumi e fiducia al Paese».

Per Elio Lannutti, Capogruppo Idv in Commissione Finanze al Senato, «ormai più di un terzo della popolazione è a rischio povertà, ma la maggioranza non ha varato alcun provvedimento per abbattere l'inflazione; per di più, non vi sono misure contro l'evasione fiscale e la tassazione continua a galoppare a livelli altissimi. Il colpo di grazia lo danno gli sconsiderati tagli decisi dal Governo, che aggravano le diseguaglianze già esistenti e riducono allo stremo il Paese».

Oliviero Diliberto, portavoce della Federazione della sinistra, dice di provare «rabbia mista a vergogna» e insiste anche lui sulla riforma del fisco. «L'analisi della Banca d'Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane - aggiunge - conferma che in Italia c'è un'ingiustizia sociale terribile, una diseguaglianza formidabile e una ricchezza intollerabile, propria di quei Paesi dove regna un regime politico che è diventato anche monopolio di ricchezza». «Se non si mette mano ad una imposizione patrimoniale progessiva sui redditi, per far pagare di più a chi più ha - conclude - il nostro Paese non conoscerà nè pace sociale e nè sviluppo».

Fabio Sebastiani

21/12/2010

 
 
 
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