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« Lettera da operai di Pom...Riforma buona o cattiva,... »

Auguriamoci un anno di lotte di massa per la giustizia sociale, i diritti del lavoro, i giovani che si riprendono il futuro

Post n°4193 pubblicato il 01 Gennaio 2011 da cile54

UN 2011 RESISTENTE AL MALE

La dignità della persona è sempre più vista come un cancro da estirpare in questa Italia ancora ammantata dalla Carta Costituzionale antifascista ma sotto la quale ci sono vermi, squali e pantegane che la stanno debilitando. Il lavoro non nobilita più l’uomo, lo rende servo e questa condizione di totale subordinazione mediante ricatto: se vuoi lavorare non criticare e non pretendere diritti soggettivi e oggettivi, è assunta come valore costitutivo delle nuove (ma già vissute nel fascismo) forme istituzionali politiche e sociali con al centro l’impresa come faro.

Cosa c’è di diverso dal passato che rende questi dettami autoritari? Non c’è in termini numerici un pensiero e organizzazioni politiche e sociali che si contrappongono a questo autoritarismo, quelle che sono delegate dal voto, seppur ricevuto dietro indicazioni coercitive come la legge bipolarista, sono dentro quello che viene coniato come “pensiero unico” trainato dalla globalizzazione industriale e finanziaria. L’esempio più vicino è ancora alla portata di tutti, prima che venga riposto nel dimenticatoio dai media tritatrici della memoria, riguarda le politiche della Fiat. Politiche ottocentesche che ci riportano alle relazioni preindustriali, a quelle epoche di asservimento delle braccia e delle menti mediante il lavoro questuante e l’elemosina dei minimi diritti alla sopravvivenza.

Questa marchio industriale, vero e proprio carrozzone tenuto in vita dal fascismo a oggi dall’assistenzialismo dei governi – caso unico nelle democrazie occidentali – rappresenta l’ariete per scardinare lo scudo costituzionale a protezione della democrazia dei diritti delle persone e la sua opera distruttrice ha l’assenso esplicito delle forze politiche storicamente affini e, questa la desolante novità epocale, il silenzio-assenso delle forze politiche sociali storicamente contrapposte, nelle forme più variegate e contingenti alle fasi politiche vissute dalla caduta del fascismo a oggi. Ecco, è questa la novità che questo 2010 ha preparato per il dispiegamento esplicito nel 2011 durante il quale in Italia avrà un fronte politico e sindacale, a parte vari ed eventuali ripensamenti e possibili traumi sociali, quasi totalitario che comprenderà tutti i partiti accasati in Parlamento, con alcuni mal di pancia e diarree di distinguo individuale, i sindacati accreditati sulle sponde governative (Cisl e Uil) e la Cgil seduta su una zattera dubbiosa su quale sponda approdare.

Chi rimarrà fuori dai castelli dei poteri a protestare e coltivare i terreni della sopravvivenza fisica e politica? Le comunità sindacali da sempre fuori dalle grazie del potere (conosciuti con l’aggettivo di extraconfederali) in compagnia della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici separato in casa della Cgil, e le comunità politiche non aderenti al “pensiero unico” in primis i comunisti di Rifondazione già buttati fuori dal Parlamento mediante le coercitive leggi bipolariste ( non succedeva dal periodo fascista) e i tanti altri, comunisti e non, sparsi in gruppi resistenti diffusi sul territorio nazionale.

Che cosa possiamo dedurre da questo quadro se non la desolante considerazione della pochezza politica e umana di tanti uomini e donne, e il pressapochismo di tanti altri/e, che si sono assuefatti allo stato di cose presenti mentre sono stati votati per dire e fare altre cose dal popolo dei valori costituzionali? Che altro dire di gente come D’Alema, Veltroni, Di Pietro, Fassino e company quando con le loro parole di compiacimento per i ricatti usurai di Marchionne?

O siamo noi diversi da loro, e quindi siamo malati, perché la diversità in una società autoritaria è considerata malattia psichiatrica, o sono loro gli esorcisti dei valori sui quali hanno costruito le loro carriere e il loro benessere che oggi equivale a ingiustificata e spudorata ricchezza se confrontato con i miserabili salari degli operai e dei lavoratori pubblici. Sono loro o siamo noi che difendiamo i valori della convivenza civile? Valori la cui difesa elementare non trova ascolto adeguato neanche nel primo cittadino della Repubblica, quel Presidente che per dovere, e per storia politica, dovrebbe difenderli a spada tratta riaffermandone l’attualità vitale per i diritti democratici, invece promulga leggi – per citarne solo due - stracciadiritti come la “legge Gelmini” e il “collegato lavoro” che condannano intere generazioni di giovani alla precarietà e con essa all’incapacità di costruire un futuro e condannando l’Italia a un futuro di sudditanza in tutti i settori del sapere e delle produzioni; come paiono lontani i tempi di Pertini e anche di Scalfaro, uno socialista d’animo nobile e l’altro democristiano rispettabile.

Molti, troppi, affermano scocciati che questa è storia passata, “pensiamo alle cose di oggi” dicono, va bene pensiamoci, parliamo dei processi che inseguono Berlusconi come fosse un latitante? Inutile, questa logica porta a considerare cose passate anche i fatti e misfatti di un mese fa, tutto si dimentica in questa Italia dove tutto brucia in fretta nei falò mediatici cartacei e televisivi. Così fra qualche mese saranno considerati i drammi degli operai Fiat nel vedersi costretti a calare la testa di fronte alla protervia di un bamboccio cresciuto a pasciuto nella patria delle libertà, quelle di dividere in categorie umane e subumane milioni di donne e uomini a secondo del reddito, dove sei curato se hai un reddito alto, quel reddito loro negato con la forza delle divisioni sociali e razziali. Quelle sono le terre preferite da Marchionne e Berlusconi, e a quanto si è sentito in queste settimane di fine anno anche da tanti altri anime candide, terre desertificate dalla disumanità dei rapporti d’interesse, dove la terrificante epopea del far-west viene riprodotta in base alla logica delle opportunità per i furbi.

Storia passata? Si, fatta e ripresa nei giorni nostri perché il problema è sempre quello dello sfruttamento della maggioranza dei popoli per mano dell’infima minoranza con gli strumenti rudimentali della violenza del più armato di saperi, di conoscenze, di animo portato al crimine, sia esso stragista e sia finanziario. E’ proprio questo che sta succedendo nelle forme più sfacciate in Italia, per mano dei mandanti, degli esecutori, dei complici e degli accreditati spettatori silenti. Fino a quando?

La solitudine può essere debilitante nel fisico e nella mente, anche con propensioni ad accettare la condizione di servi, ma può anche essere foriera di riflessioni sulle scelte di voto e di autismo nel recente passato, può essere produttrice di forme di resistenza per creare nuove condizioni politiche sociali atte a riattivare quei valori così ben descritti nella Carta Costituzionale, a cominciare dall’articolo che assegna al lavoro l’architrave portante di una società a democrazia sostanziale, e alla giustizia il timone per navigare su barche diverse ma sulla stessa rotta.

franco cilenti

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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