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Ieri, a Roma, storie di persone comuni e azioni di movimento di lotta per impedire gli odiosi sfratti

Post n°4257 pubblicato il 19 Gennaio 2011 da cile54

Action blocca 15 sfratti a Roma. A rischio sgombero anche anziani e malati

 

«Ho preso degli ansiolitici ieri sera. Non l’avevo mai fatto, ma non potevo dormire». A parlare è Paola, una maestra in pensione, anzi «la maestra più amata del quartiere». Gli occhi grigioverdi le si bagnano quando parla dei bambini che ha cresciuto, dei problemi nascosti che i bambini hanno oggi, di quel lasciarsi scivolare tutto addosso già dai primi anni delle elementari e dell’impegno per trovare quella piccola breccia per riuscire a stabilirci un contatto. Lei ci aveva provato con la musica per esempio. Da quel sogno e quella passione Paola è scivolata piuttosto rapidamente in un incubo. Prima la pensione, bassa, la minima, l’addio ai bambini. E subito dopo uno sfratto, dalla casa in cui vive da quarant’anni, quasi tutti senza contratto, a Colli Albani, Roma. Un contratto che viene registrato improvvisamente qualche anno fa. E non per bontà. Ma perché i proprietari quella casa la vogliono e per ottenerla visto che navigano tutt’altro che in cattive acque hanno bisogno di un motivo. Decidono quindi di venderla e di conseguenza Paola se ne deve andare. A meno che non abbia 500.000 euro. E deve darsi una mossa. Perché i proprietari hanno avvocati, medici, entrature... Così le ripetono senza mezzi termini al telefono, come cinque giorni prima dello sfratto di ieri mattina: «Prepara le valigie che domani te ne vai». Se loro possono permettersi principi del Foro e vantare amicizie altolocate, Paola invece chi ha? Sembra nessuno. Nessuno sembra darle ascolto. Le liste per le case popolari non ci sono o meglio sono carta straccia. Ci sono già 42.000 persone che aspettano, alcune da anni e il Comune di Roma ha semplicemente chiuso i bandi dal dicembre 2009. Ovvero se oggi sei sfrattato non hanno diritto neanche all’assegnazione di un alloggio popolare tra chissà quanti anni. Ieri mattina invece Paola non era sola. Una quarantina di persone di Action e dei comitati per la casa si sono presentate da lei per impedire l’esecuzione dello sfratto. Lei che dice di se stessa «mi avevano sempre abituato a non protestare», lei che provava quasi vergogna all’idea di scendere in strada di fronte alle persone del quartiere delle quali ha cresciuto i figli e che però ora è contenta di vedere tutta quella gente che la sostiene in strada e che riesce a mandare via l’ufficiale giudiziario giunto con il medico, il fabbro e quella minaccia dell’intervento della forza pubblica. Un rinvio è il massimo che si può ottenere in questi casi, un mese di tempo per cercare un’altra sistemazione.

Ieri, a Roma, Action di storie e persone come Paola ne ha sostenute quindici. Quindici presidi per impedire altrettanti sfratti come quello al VI Municipio dove si voleva mettere fuori casa una signora con la sclerosi multipla e tre figli. Quindici storie. Quindici su quante? I numeri li comunica Bartolo Mancuso di Action: «Roma è la città nella quale sono stati emessi il maggior numero di sfratti: 31.111 negli ultimi 5 anni, di cui 19.273 per morosità; 7.574 solo nel 2008 di cui 4.879 per morosità. Nel 2009 sono state emesse 8729 convalide di sfratto. Nei prossimi 5 anni in Italia verranno sfrattate 150.000 persone». Di più, nel decreto milleproproghe tra le altre dimenticanze c’è quella del «mancato rinnovo della proroga che impediva le esecuzioni per gli sfratti per finita locazione di anziani ultrasentacinquenni, invalidi e famiglie con figli con un reddito entro i 26.000 €, oltre che tagliare il fondo sociale per l’affitto da 100 milioni a 33 milioni». Anche i ricchi piangono? Non proprio, i palazzinari gioiscono invece perché grazie alla “cedolare secca”, ossia una tassazione fissa al 20% per i proprietari, risparmieranno moltissimo togliendo un miliardo di euro alle casse dello Stato che sarebbero potuti essere utilizzati magari per realizzare alloggi pubblici oppure per costruire un fondo per ovviare agli sfratti per morosità. A chi è vittima di questa speculazione selvaggia rimane poco da fare: cercare di non restare solo e di non lasciare solo nessuno.

 

Sandro Podda

18/01/2011

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