Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5amorino11
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Berlusconi verrà spazzat...Riusciremo a ridere, o q... »

Marchionne non agisce isolatamente, le sue ricette sono quelle dei poteri forti del liberismo

Post n°4266 pubblicato il 22 Gennaio 2011 da cile54

Smascherato Marchionne, la lotta riprende

Forse il più grande risultato non voluto del ricatto di Marchionne è stato quello di aver riportato sotto i riflettori mediatici la condizione operaia e le sue lotte in un'Italia narcotizzata dalla disinformazione che aveva fatto il funerale agli operai, considerandoli estinti o al più marginalizzati.

Credo che resteranno nella memoria collettiva le immagini dei volti angosciati e lacrimanti dei lavoratori, violentati dalla costrizione ad un voto disumano prima che illegale, quelle immagini di  operaie coraggiose e combattive ma anche sofferenti che dichiaravano di dover dire di No innanzi tutto per educare i figli ai valori di civiltà e per contribuire ad un mondo migliore.

Così i lavoratori di Mirafiori, come avevano già fatto quelli di Pomigliano, per quanto isolati e traditi da una buona parte delle organizzazioni sindacali e partitiche, non si sono piegati concedendo il plebiscito richiesto imperiosamente da Marchionne. Perché non si sono sentiti di farsi schiavi e hanno capito che la libertà ed i diritti sono inalienabili ed anche quei Sì tanto sofferenti  sono privi di valore, perché in un paese civile le decisioni prese sotto costrizione sono invalide.

Nello specifico, il risultato del referendum sull'accordo di stampo fascista, imposto da Marchionne, è stato eccellente sotto un duplice aspetto. In primo luogo, il numero dei NO ha ottenuto la stragrande maggioranza tra gli operai direttamente coinvolti nello stravolgimento delle condizioni di lavoro e comunque è stato elevato anche nei reparti meno coinvolti, diventando determinanti i voti degli impiegati tra le cui fila ci sono un gran numero di quadri aziendali. Tutto ciò nonostante la violenza della campagna mediatica favorevole al Sì in nome della "modernità" e delle minacce di Marchionne e suoi accoliti ed insiti nello stesso accordo. In secondo luogo, c'è una conseguenza non voluta, cioè il fatto che tutta l'operazione Fiat ha squarciato il velo che impediva la visione alle masse italiane dello scenario globale su cui avvengono e si spiegano gli avvenimenti e le decisioni.

E' così che gli operai sono ricomparsi sulla scena, ormai globale, dopo essere stati ignorati per decenni in un paese chiuso in se stesso dove un regime di finta democrazia, che aveva puntato sulla diffusione dell'ignoranza, aveva preferito che i cittadini vedessero il mondo attraverso le lenti deformanti del pensiero unico, tradotto per la "provincia italiana".

Molti che si erano bevuti la favoletta della scomparsa operaia cominciano a capire che il mitico capitalismo finanziario accumula profitti strepitosi, nonostante la crisi, perché comprime fino alla morte i lavoratori in quelle imprese disperse nel mondo senza le quali il sistema capitalistico crollerebbe insieme alle speculazioni finanziarie.

Si comincia ad intuire che, quella subita dagli operai, è la stessa compressione che opprime tutti i lavoratori precarizzati e ridotti senza diritti, a capire che è lo stesso meccanismo che riduce a merci persone e beni comuni e che, se non si blocca la tenaglia, il mondo intero sarà stritolato. Ma forse il risultato educativo più alto delle discussioni sul caso Fiat di questi giorni è consistito nella messa in crisi del trionfalismo insito nell'uso del termine "modernità", usato per nascondere vecchie ricette, già battute dalla storia.

E' cominciato ad emergere che le soluzioni di Marchionne non sono originali, come afferma, ma tremendamente simili a quelle di Valletta, l'amministratore delegato, già collaborazionista nazifascista prima epurato e poi riciclato, che cercò di rispolverare le sue vecchie ricette di regime, cercando di azzerare il conflitto di classe mediante una feroce repressione e l'uso del sindacato giallo. Non a caso Cremaschi giustamente paragona l'accordo separato, vergognosamente firmato dai nuovi "sindacati gialli" Cisl, Uil, Fismic, Ugl  a quello di Palazzo Vidoni siglato nel 1925 con la benedizione di Mussolini.

Marchionne non agisce isolatamente, le sue ricette sono quelle dei poteri forti del liberismo che tenta di agire incontrastato sulla scena mondiale, avendo già destrutturato per decenni i rapporti di produzione e di lavoro in genere, con l'introduzione della flessibilità e con la precarizzazione contrabbandata come la nuova panacea, utile a far lavorare tutti. Salvo poi accorgersi che i nuovi contratti hanno aumentato la disoccupazione a livello insostenibile. Le delocalizzazioni hanno fatto il resto e sono chiari ora i risultati. Questo morbo costituito  dalle nuove regole della "modernità", moloch a cui sacrificare vite umane, ha pervaso tutti settori lavorativi, tanto pubblici che privati.

Il progetto di Marchionne ha trovato una società già preparata (che combinazione!) dalla diffusione  della favoletta, anch'essa datata, del "buon padrone" (che tanto piace ai dirigenti del PD) che deve essere aiutato perché il suo arricchimento sarebbe l'unica possibilità per tutti gli altri di potersi appropriare di qualche briciola. Se poi, allo scopo, ci scappa qualche morto "bianco", pazienza! E' ineluttabile! Perciò gli operai Fiat, isolati socialmente, hanno combattuto ma poi sono stati costretti ad accettare in questi anni contratti sempre più onerosi e massacranti per la salute (moltissimi hanno acquisito ridotte capacità fisiche) e diritti dimezzati.

Stavolta però Marchionne ha superato ogni limite, pretendendo una resa assoluta dei lavoratori che garantisse per lui l'azzeramento del conflitto di classe (come nel ventennio) e l'eliminazione dell'eleggibilità della rappresentanza sindacale, in quanto anche i rappresentanti dei sindacati firmatari devono essere nominati e non eletti. Ha davvero esagerato ed ha fatto un calcolo sbagliato, puntando su di una classe operaia a Mirafiori piegata ed ancora indebolita dalla sconfitta subita nel 1980 e dal ridimensionamento dello stabilimento. Credeva di trovarsi di fronte dei lavoratori non più capaci di difendere diritti e dignità. Eppure segni di insofferenza erano già emersi nel 2006 con i fischi rivolti ai rappresentanti confederali, giudicati subalterni anche loro ai disegni liberisti e colpevoli per aver votato la Finanziaria di allora. Significativa la protesta di un'operaia che, mostrando ad Epifani i segni di una tendinite, esclamò: "Noi non possiamo resistere alla catena di montaggio un minuto di più". Questi segnali sono stati sottovalutati da Marchionne (ma anche da Cisl, Uil e tanti altri) che pensava di disporre dei corpi operai come se fossero macchine da usurare a proprio piacimento.

Il clima nel Paese, per fortuna, sta cambiando come dimostrano le recenti combattive lotte. La stessa risposta a Marchionne di Pomigliano che, nella sua battaglia radicale, ha saputo coagulare intorno a sé un bel pezzo di società, lo ha confermato, come oggi lo ha fatto Mirafiori, nella storica notte, che ha visto la notizia della massa dei No dei lavoratori Fiat intrecciarsi con quella dei rivoltosi che a Tunisi sfidavano la morte per i diritti e la libertà.

La Fiom, oltre che opporsi ad una proposta di accordo di stampo fascista e antioperaio, ha saputo anche raccogliere e ha cercato di rappresentare una situazione di malessere nelle fabbriche, dove i lavoratori si sono dimostrati indisponibili a lavorare fino allo stremo, facendo scempio dei propri diritti di persone, prima che giuridici. Il voto di Mirafiori, come prima quello di Pomigliano, rispecchia questa situazione.

Ciò vuol dire che, quantunque sia passata sulla carta la soluzione autoritaria, il conflitto non sarà certamente azzerato, come del resto non lo fu neanche nel periodo fascista, come dimostrano i documenti storici. Per fortuna non siamo ancora in queste condizioni, in quanto ci sono la Costituzione e lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, cioè un retroterra di difesa legale che costituisce ancora il pilastro della democrazia nel nostro paese, sebbene sia contraddetto ogni giorno dalla pratica del potere. Non si illuda Marchionne che ora dichiara con toni trionfalistici la sua vittoria! Sa bene che alle linee non andranno gli impiegati e i reparti con maggiori Sì, ma quelli del No! Sa bene che un sempre maggiore numero di persone si accorgono della mostruosità reale del sistema liberista globale.

Con questi strumenti e dall'eccellente risultato di Mirafiori bisogna ripartire con la lotta a cominciare dal 28 gennaio, giorno dello sciopero generale proclamato dalla Fiom, in continuità con la grande Manifestazione del 16 ottobre 2010. Tutta la società civile, in primo luogo Scuola e Università storicamente affianco agli operai, ma anche tutti i settori e i movimenti in lotta dovranno scendere in piazza a fianco ai lavoratori Fiat e ai metallurgici, come già avvenne il 16 ottobre, per pretendere i diritti per tutti e per mettere in crisi il blocco di potere che ci sta stritolando.

Il 28 gennaio potremo farlo con una più alta coscienza, accumulata in questi giorni fruttuosi per la crescita di passione civile e di solidarietà di tante persone!

foruminsegnanti.it/vociresistenti

21 gennaio 2011

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963