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Lettera aperta. La fine delle privatizzazioni dei beni comuni una delle priorità politiche per sconfiggere il berlusconismo
Post n°4328 pubblicato il 08 Febbraio 2011 da cile54
L'ACQUA E IL REFERENDUM SONO IL .... DOPO
Cresce l'indignazione nei confronti di Berlusconi, diventa mobilitazione di migliaia di persone. In questo c'è il risveglio della partecipazione, anche se forse dovremmo chiederci: quanto tutto ciò incide nella cultura del popolo di destra? Le manifestazioni si moltiplicano: donne, intellettuali come Saviano, Ginsborg, Eco, Zagrebelsky, ecc., giornalisti, reti della società civile. Il dibattito è acceso e ha ormai un solo contenuto: mandare a casa Berlusconi ... dopo si vedrà. E' un grande risveglio che salutiamo con entusiasmo. Permetteteci però una riflessione. In queste mobilitazioni non c'è un solo riferimento al fatto che sul tavolo della politica c'è un contenuto preciso e stringente come la mercificazione di un bene comune come l'acqua e un appuntamento partecipativo altrettanto stringente come il referendum per l'acqua pubblica e, va ricordato, anche contro il nucleare. Nessuno sembra ricordare che tra aprile e giugno 60 milioni di italiani saranno chiamati al voto. Un milione e mezzo di firme raccolte, la mobilitazione di un popolo trasversale che ha inciso in tutti gli schieramenti politici, anzi è stato l'unico contenuto capace di incidere sia a destra che a sinistra. Sconcerta un po' questa rimozione. Perché mentre l'opposizione, dal PD a Casini/Fini, dibatte attorno ad accordi e schieramenti per liberare il paese dal rais e mentre Berlusconi lancia segnali all'opposizione, tutti mettono al centro del dibattito, dei programmi e delle alleanze, un unico e preciso contenuto: le liberalizzazioni. Anzi, ognuno accusa l'altro di aver rallentato le liberalizzazioni. Berlusconi sul Corriere della sera del 31 gennaio si rivolge al PD: ... dal momento che il segretario del PD è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni ... propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento in forme da concordare ... un piano bipartisan il cui fulcro è la riforma dell'art. 41 della Costituzione (che recita: l'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo di da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana) e ... misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico. Dal canto suo D'Alema, su l'ADN/KRONOS del 12 Gennaio, aveva affermato: sarebbe opportuno riprendere il confronto sulla liberalizzazione dei mercati, per verificare cosa si possa fare. Per Casini poi l'opinione è scontata: è quella di Caltagirone e per Fini parla il Ministro Ronchi. Ebbene noi pensiamo che l'acqua sia l'elemento più emblematico delle liberalizzazioni. E che liberalizzazioni e privatizzazioni siano state l'anima della politica degli ultimi 20 anni, il fondamento culturale che distrugge il senso di comunità, il segno della sua abdicazione al mercato. Sia stata l'humus dell'affermarsi “dell'ognuno si arrangi individualmente con tutti i mezzi”. Inoltre la privatizzazione dei servizi idrici è la metafora di una questione epocale: quella del diritto umano e della mercificazione dei beni comuni. Si possono ignorare queste questioni e ignorare la volontà di 1,4 milioni di persone? Senza contenuti e senza una mobilitazione dal basso, se ci sarà un “dopo” sarà segnato da quella cultura politica che non poco ha contribuito a distruggere il valore dello stare assieme e che non si è affermata solo con Berlusconi e le sue TV, ma si è affermata in tutta la politica dopo tangentopoli. Una cultura che ha alimentato l'idea che politica e pubblico siano cose corrotte e incapaci, che solo il privato, i manager, gli imprenditori possono gestire il paese e governarlo come una azienda ... una cultura che non poteva che produrre un Berlusconi. Ecco perché pensiamo che “il dopo si vedrà” non funziona. L'acqua è già il “dopo” che non si può ignorare.
Emilio Molinari, Luigi Ferraioli, Giorgio Nebbia, Francesco Indovina, Franco Calamida |
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Roma, 12 maggio 1977
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