Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

cardiavincenzocassetta2nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0liiltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Il giorno che non ci sar...Le sceneggiate tragicomi... »

Antiberlusconismo al femminile. E' tempo di chiedersi quale sia la condizione della donna nella società postedipica

Post n°4334 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da cile54

UNA RIFLESSIONE SULLA MANIFESTAZIONE DEL 13 FEBBRAIO

  

Dinnanzi al «nodo complicato» espresso dalla triade sesso-denaro-potere – come scrive Manuela Cartosio (Il manifesto, 9 febbraio 2011) – ritornata d’attualità grazie ai recenti scandali del nostro premier, la risposta data dalla mobilitazione di piazza del 13 febbraio ha il limite di ridursi unicamente a una delle tante manifestazioni di indignazione civile. Reazione viscerale dunque. Di fatto politicamente inconsistente. Per la Cartosio la mobilitazione è «uno strumento grossolano», non adeguato a sciogliere quel nodo complesso che chiama in causa il ruolo della donna nella società postmoderna e postpatriarcale. Ma resta pur sempre uno strumento. Forse l’unico rimasto. Ecco perché, per la Cartosio, è importante esserci, nonostante quell’appello sia «mal scritto», «mal pensato», nonostante le sue «sgrammaticature». Bisogna esserci. Perché? la risposta implicita è: cosa si può fare altrimenti? Solo l’indignazione ci resta. Mi sembra che questa sia la logica sottesa dell’articolo. Una logica abbracciata da gran parte della società civile, del ceto medio, della nuova intellettualità disorganica che ha sostituito la lotta con l’indignazione. È una logica della «falsa partecipazione». Falsa perché fornisce a tutti una risposta facile, immediata, viscerale che non richiede di fatto una seria riflessione sugli avvenimenti in atto nella nostra società. Scendiamo tutti in piazzia sabato, così poi ci sentiamo di aver fatto qualcosa. Che cosa non è importante, basta fare. È sufficiente protestare. Qualcosa prima o poi succederà. Qualcuno si muoverà. Forse. Chissa? Intanto, così facendo, siamo tutti deresponsabilizzati. Non c’è più bisogno di rielaborare un effettivo pensiero critico, di analisi sul presente. Troppo fatica, troppo sforzo.

Protestiamo allora. Scendiamo in piazzia. Per le donne. Per la questione morale. Per le vittime di una società che si ricorda ogni tanto di essere fallocentrica. Dietro a questa «falsa partecipazione» si cela un’etica della rinuncia e una pratica della rimozione. Ecco gli strumenti di una sinistra e di una società civile che preferiscono l’indignazione all’organizzazione di un pensiero, di una protesta, di un’azione effettivamente collettiva, perché politica.

Nel suo articolo Cantosio rivela di essere consapevole dei limiti della protesta. Altrettanta consapevolezza dimostra di avere nel mettere in guardia chi sia sollecitato a considerare le Arcorine come «povere vittime» – trappola in cui pare caduta una persona come Gad Lerner, con mio grande rammarico.

Semmai, continua Cantosio, si tratta di «un’emancipazione malata». È qui che si tocca il vero nodo problematico della questione Arcore. Per affrontare seriamente il problema bisognerebbe, innanzittutto, cominciare a riflettere sull’emancipazione femminile in relazione alle conquiste ottenute nel Sessantotto. Tema enorme. Senz’altro. Tuttavia, se vogliamo evitare di considerare le Arcorine delle vittime di un’ingiusta società, per riconoscere fin in fondo anche la loro soggettività, bisogna spendere almeno due parole sull’argomento. Queste donne hanno fatto una libera scelta. Liberamente hanno deciso di trarre profitto dalla mercificazione del loro corpo. Indecente.

Inconcepibile. Certo. Ma la libertà della soggettività può portare anche a questo. Allora dove sta la gravità nella loro libera sceltà? Il problema risiede nel fatto che, agendo così, si finisce per supportare un immaginario maschile che continua a rappresentare la donna innanzittutto come mero oggetto sessuale. Si continua, cioè, ad avvalorare una visione maschilista della società. E la cosa più grave sta nel fatto che a farlo siano delle donne per libera scelta. Il femminile ancora una volta viene negato in favore di un maschile in crisi. È un nuovo tipo di negazione, pari a quello delle donne manager. Il soggetto attivo nella compressione del femminile non è più il maschile autoritario e sovrano della società patriarcale, ma il femminile emancipato che usa la sua libertà come strumento per supportare una nuova versione del maschile. Un aggiornamento necessario preso atto della fine del patriarcato. Le donne manager da un lato, le arcorine dall’altro sono due facce della stessa medaglia. Quella di un femminile che ha incarnato il nuovo volto del maschile.

Forse queste affermazioni risulteranno degli azzardi. Forse lo sono. Ma come leggere questi ultimi avvenimenti? Che cosa ci dicono? Di che cosa sono sintomo? Insomma è tempo di chiedersi quale sia la condizione della donna nella società postedipica, postnovecentesca e postpatriarcale. E se questa «emancipazione malata» fosse in realtà, purtroppo, l’unica emancipazione possibile all’interno dell’orizzonte capitalistico? Forse bisognerebbe iniziare ad interrogare il rapporto tra il femminile e il capitale. Un compito urgente.

da Stefania Ragaù

Bologna

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963