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Il PD senza un’alternativa politica si piega alla destra e guarda alla Lega. Vendola senza memoria invita Fini. Penosi!

Post n°4362 pubblicato il 16 Febbraio 2011 da cile54

'Bersani e il tabù della globalizzazione'

  

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha rilasciato oggi un’intervista a “La Padania”, il giornale nella Lega, nel quale afferma testualmente che sarebbe anche “disposto a fare una corretta opposizione con un governo di destra, non guidato da Berlusconi”. La prima reazione istintiva che ho avuto nel sentire queste parole è stata “insomma, l’importante è partecipare!”, colossale ipocrisia, dal momento che, soprattutto in politica, è importante vincere. Perché è la “conquista del potere”, che però a sinistra, o almeno nei dintorni, dovrebbe tradursi nell’opportunità di fare una politica che coincida con il bene del paese, ovvero, in primis, delle persone che lavorano e pagano le tasse. Quindi ci si batte per affermare la propria politica, e ci si batte per convincere la maggior parte del paese che quella è “La” politica giusta, e che solo se riuscirà a conquistare la maggioranza se ne potranno vedere i risultati.

 

Invece no, Bersani non arriva a tanto, è disposto anche a continuare a stare a cuccia, con un capo di governo di destra, disposto a dialogare magari – quindi anche in seconda battuta, regalando l’esercizio del potere all’interlocutore - purché esso non si chiami Berlusconi. La seconda reazione è naturalmente la domanda delle domande: Perché? E subito dopo, si rimettono in fila dichiarazioni, prese di posizione, voti in Senato e alla Camera a questa o quella legge, ed in testa, la posizione più significativa, quella dalla quale discendono tutte le altre, ovvero che nulla osta per il Pd che il prossimo presidente del consiglio sia l’attuale ministro dell’economia, Giulio Tremonti.

 

Quello che si trova a dover rifinanziare un debito pubblico salito al 122% del Pil (prima di lui era al 105%), e lo fa tagliando con “rigore inflessibile” la spesa pubblica, che però guarda caso si traduce nel taglio delle spese che urtano il blocco sociale che rappresenta: spesa sociale degli enti locali (gli amministratori leghisti hanno evidentemente altre entrature), risanamento del territorio (la ministra dell’ambiente Prestigiacomo fu accusata di fiancheggiare l’opposizione immediatamente dopo aver litigato col “cassiere” del suo blocco politico perché rimasta senza fondi), scuola pubblica (perché la scuola privata gode di un ulteriore stanziamento di 245 milioni inserito nella legge di stabilità, che si aggiunge ai 681.262.070 euro stanziati fino al 2009, per un totale di 926.000.000 euro), università, cultura, informazione cooperativa. Insomma tutto ciò che può creare lavoro e reddito, facendo ripartire l’economia. E anche cultura, quella che “non si mangia”. Ma contemporaneamente finanzia gli F35, la mininaja, e complessivamente di 25 miliardi le spese militari. Quindi in sostanza finanzia con ben altra cultura, questa politica di destra. Perché evidentemente il suo blocco sociale ci mangia. E ci mangia eccome, perché mentre lo strangolamento dei lavoratori dipendenti si fa esponenziale, perché gioca fra salari e stipendi calati del 23% dal 1980 mentre la tassazione aumenta vertiginosamente insieme ai controlli, fino alla mannaia delle cartelle esattoriali, le entrate fiscali continuano comunque a calare a causa dell’evasione fiscale di “chi può”, incoraggiata da norme più blande, controlli più laschi, scudi fiscali e condoni.

 

Questo è il presidente del consiglio all’ombra del quale Bersani, pur di non sentir più parlare di Berlusconi, è disposto a mettersi. Senza considerare affatto che Berlusconi ha fatto il giocoliere, il “distrattore di massa”, di questa politica di destra. Ed è molto probabile che Bersani sarà presto accontentato. E’ di oggi la notizia che il giudice di Milano Cristina di Censo ha dato il via libera al processo con rito immediato a carico del premier, perché sussisterebbero prove evidenti riguardo la concussione e il favoreggiamento della prostituzione minorile, i reati di cui Berlusconi è accusato. Il punto è che i giochi sono ormai fatti, e quindi il personaggio non serve più ai poteri forti, banche e Confindustria in testa. Ma l’uscita di scena sarà contrattata, e c’è da giurarci che Berlusconi sarà salvato in corner, Lega in testa, e in cambio passerà la scena a chi questa politica così ben orchestrata, la gestirà questa volta senza alcun margine di flessibilità.

 

Mentre Bersani cerca una misera captatio benevolentia verso la Lega, offrendo di fare insieme un “federalismo serio”, i giochi sono fatti altrove, con lo stesso partito che oggi gli ha offerto le pagine per sputtanarsi ulteriormente. Confermando che la politica del Pd non riesce ad essere diversa da quella fin qui costruita dal ministro dell’economia, e che la differenza sta solo nello “spirito legalitario”, con cui quest’area politica ritiene dovrebbero essere fatte più o meno le stesse cose. Coltivando quindi l’illusione che una politica simile sia compatibile con la legalità. In testa la nostra prima fonte del diritto, la Costituzione, che proprio Tremonti sente la necessità di cambiare, cominciando dall’articolo 41. Segno che quella politica, ha bisogno di un’altra legge. Quella del più forte. Ed è da troppo tempo che il partito di Bersani – da almeno tre diversi nomi – difende la stessa logica politica, sapendo però di non poterla difendere apertamente. Ecco ‘Perché’ non ha già concluso che non è possibile vincere. D’altronde, se non propone un’alternativa a questa politica, è bene che la faccia la destra. Ed è bene cominciare a pensare, dopo il 13, perché il 23% degli italiani preferisce seguire questa illusione.

 

Anna Maria Bruni

15-02-2011

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