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« I legami personali che B...In Italia, con una media... »

Il sistema industriale italiano non sopporta la legge sulla sicurezza sul lavoro e licenzia i rappresentanti dei lavoratori

Post n°4385 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da cile54

Lavoro. Ancora la storia di un delegato alla sicurezza licenziato

 

Pubblichiamo la lettera di un lavoratore e lettore di DirittiDistorti licenziato perché ha fatto il proprio dovere di Rsu e Rls, segnalando, prima all’azienda e poi agli organi competenti, ciò che non andava in materia di sicurezza sul posto di lavoro. Da qui inizia la sua odissea, il licenziamento è stato impugnato dal lavoratore e a maggio avrà inizio il processo.  Ancora una storia che mette in evidenza come sia difficile svolgere realmente il ruolo di delegato alla sicurezza, come siano deboli le norme che tutelano questa figura e come molto spesso il lavoratore affronta solo la sua battaglia perché intanto il suo licenziamento ha avuto l’effetto di impaurire tutti gli altri lavoratori. E tutto questo in un Paese, l’Italia, in cui si registra una media di tre morti sul lavoro al giorno.

 

Mi chiamo Vincenzo Labella di Baragiano scalo (PZ) ex operaio della Linea legno Srl  azienda del posto che produce infissi in legno. Ex poiché sono stato licenziato a fine agosto 2009, poiché in qualità di RSU/RLS ho chiesto la messa in sicurezza delle aree più polverose della fabbrica, essendo prive del tutto delle aspirazioni. Vi lascio immaginare quanta polvere si produce in un'azienda che lavora il legno. Sono stato assunto nel 2001 come operaio qualificato e fino a quando non mi sono iscritto al sindacato (marzo 2008), ho lavorato nell'area montaggio e assemblaggio infissi. Subito sono stato spostato nell'area carteggiatura. In seguito mi sono candidato per le elezioni e sono stato eletto nell'aprile 2008 RSU/RLS e da allora ho incominciato a fare le dovute richieste. Da allora è incominciato l'incubo, ogni volta che facevo osservare la pericolosità di postazioni o lavorazioni, venivo perseguitato dal titolare o da chi per esso, avevo perso tutta la tranquillità, sia dal punto di vista lavorativo che da quello familiare. Dopo un anno circa di richieste, per altro per iscritto tramite raccomandate o per fax, ho fatto intervenire l'ASL di Potenza, la quale accertava tutte le inadempienze che da tempo segnalavo, intimando la messa in sicurezza e sanzionando l'azienda. Dopo esattamente 2 settimane mi fecero recapitare la lettera di licenziamento con la motivazione:chiusura totale e definitiva dell'area carteggiatura, guarda caso proprio dove ero stato spostato dopo essermi iscritto al sindacato! Il licenziamento è stato impugnato e purtroppo, anche in seguito a varie vicissitudini, il processo avrà inizio a fine maggio 2011. L'azienda ha fatto la DOMANDA RICONVENZIONALE e addirittura mi chiede un risarcimento danni di euro 70.000 solo perchè in seguito al licenziamento è uscito un articoletto su qualche giornale, il quale avrebbe rovinato l'immagine dell'azienda. Vi chiederete: e gli operai che ti hanno eletto cosa hanno fatto? Nulla,assolutamente nulla, non hanno speso una parola in mio favore per paura che l'azienda avrebbe chiuso e sarebbero rimasti tutti senza lavoro.

Adesso sono senza lavoro con moglie e due figli di 11 anni  e con un mutuo da pagare, ma soprattutto la cosa che più mi fa rabbia che non esista una legge che tutela il rappresentante sulla sicurezza dagli “squali padroni” che ogni giorno mettono a rischio la salute dei propri dipendenti.

 

Distinti saluti

Labella Vincenzo Domenico

19-2-11

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