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La straordinaria lotta, da quattro mesi, delle operatrici e degli operatori sociali e socio-sanitari a Napoli

Post n°4388 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da cile54

I diritti al tempo della crisi

 

A Napoli da più di quattro mesi continua la straordinaria vertenza delle operatrici e degli operatori sociali e socio-sanitari. Una lotta dalle molteplici forme e iniziative che, come più volte si è sottolineato, non riguarda solo la difesa del sacrosanto diritto al lavoro, ma investe il tema più generale del benessere di tutta la comunità.

La situazione drammatica del lavoro sociale nel capoluogo campano non è causata solo dalla riduzione delle risorse pubbliche per la devastante crisi economica che ha colpito il Paese, ma risente anche del processo di trasformazione del profilo culturale del welfare che in buona sostanza sta determinando un vero e proprio stravolgimento del sistema dei diritti che fin qui abbiamo conosciuto.

Vengono di fatto messe in discussione le tante esperienze e pratiche innovative che hanno garantito la promozione e la difesa dei diritti, la creazione di spazi accessibili di relazione e di accoglienza, l'attivazione di percorsi di emancipazione e di autonomia delle persone e il superamento di ogni forma di istituzione totale o soluzione costrittiva.

Cancellando queste esperienze, oltre a lasciare soli migliaia di uomini e donne in difficoltà, si cancella anche un enorme e importante bagaglio di competenze, che in questi anni non solo è servito a tutelare e promuovere i diritti delle persone più fragili ma in molte occasioni ha aiutato le nostre città a essere più solidali e giuste, ad accogliere, a prevenire nuovi conflitti sociali, a garantire più legalità, a contenere la spesa pubblica.

Insomma ciò che viene minacciato, in modo complessivo e nei suoi fondamenti, è l'idea stessa che ha ispirato il moderno sistema di welfare: da un lato i servizi non sono più considerati infrastrutture di promozione sociale ma, insieme ai beni comuni e alla conoscenza, diventano terreni di conquista molto appetibili per il mercato; dall'altro le persone più deboli vengono abbandonate a se stesse o strumentalmente indicate come una minaccia su cui scaricare la rabbia e la preoccupazione della collettività.

Tutto ciò, inoltre, comporterà che il carico complessivo delle difficoltà verrà nuovamente riversato sulle famiglie e, al loro interno, in modo particolare sulle donne, che saranno sempre più espulse dal mercato del lavoro o costrette a funamboliche mediazioni tra professione e responsabilità familiari.

La prima conseguenza operativa è la progressiva scomparsa di quel modello organizzativo che ha portato alla nascita di forme integrate di lavoro sociale, nelle quali l'universalità e l'inviolabilità dei diritti individuali venivano garantite dalla capacità degli enti pubblici e delle organizzazioni sociali di lavorare in sinergia, fuori da semplici meccanismi di delega o di privatizzazione dei servizi.

Un insieme complesso di questioni che evidenzia in modo chiaro come la lotta degli operatori e delle operatrici sociali si leghi ad altre vertenze aperte a Napoli e in altre parti del Paese. La mobilitazione degli studenti per una scuola pubblica e accessibile a tutti, la lotta degli operai contro i ricatti della Fiat, le lotte delle donne contro la mercificazione del proprio corpo, le tante esperienze in difesa dei beni comuni sono istanze e movimenti solo apparentemente distanti ma che, al contrario, possono condividere con la vertenza promossa dal comitato "Il welfare non è un lusso", i temi della difesa della dignità del lavoro, della tutela e della promozione dei diritti, dell'offerta di luoghi e comunità accoglienti e solidali, del contrasto ai processi di privatizzazione della scuola, dei servizi e delle politiche che vorrebbero mercificare tutto e tutti. Per questo pensiamo che l'incontro nazionale proposto dal comitato "Il welfare non è un lusso" che si terrà a Napoli da giovedì 24 a sabato 26 febbraio prossimi, dal titolo "I diritti alla prova della crisi: riscattare il futuro e la felicità", sia un importante momento di riflessione comune sulle ragioni della lotta delle operatrici e degli operatori napoletani, e che possa essere anche un confronto che sappia incrociare questioni sociali fondamentali e decisive per il futuro di tutti.

 

Andrea Morniroli

22/02/2011

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