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Messaggi del 13/02/2011

Il film “Le vite degli altri” programmato su RAI2 per fornire argomenti al loro capo?

Post n°4348 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da cile54

LE VITE DI SILVIO

 

Una similitudine che può costar cara a Silvio Berlusconi quella tra la sua vicenda personale e quella degli intellettuali perseguitati dalla STASI. Il film “le vite degli altri” racconta infatti delle indagini svolte su una coppia nella Berlino est a cavallo tra anni ’70 e ’80. Un intellettuale convive con una bella attrice di teatro il cui talento e le cui grazie colpiscono ed attraggono un po’ troppo un vecchio e grasso Ministro che riesce ad avere una storia di sesso con la giovane e bella attrice.

 

Per trovare qualcosa contro il compagno dell’amante, il Ministro ordina alla STASI di spiare l’intellettuale che in effetti fa filtrare in Occidente un duro articolo contro il regime ma che è salvato dal generoso silenzio si un agente della STASI.

 

Dunque, a parte l’agente che si sacrifica per la libertà del sorvegliato, con quale dei personaggi il Presidente del Consiglio ha affinità e può tentare un paragone? Con il giovane intellettuale che si batte per la libertà d’espressione e di circolazione delle idee, simbolo di tutti coloro che hanno strumenti intellettuali per scagliarsi contro l’oppressione di un potere, arrogante, asfissiante, cupo e grandemente meschino?

 

Una mediocrità ben resa dallo squallore della relazione tra un vecchio potente e una giovane attrice attirata anche dalla disponibilità di droghe. Non vorrà forse Berlusconi paragonarsi proprio all’attrice tossicodipendente che non ha gli strumenti caratteriali per evitare di cedere alle pressioni del potere?

 

Senza snaturare troppo il film, notiamo come il personaggio negativo sia il Ministro che usa il suo potere per avere un giovane corpo di cui s’è invaghito. Un uomo tutt’altro che bello, anziano e mediocre, rozzo e semianalfabeta che interpreta il rapporto con l’altro sesso in modo simile a qualcuno di nostra conoscenza Un uomo pronto a promettere favori e a minacciare disgrazie pur di possedere sessualmente una ragazza che, altrimenti, mai sarebbe finita tra le di lui braccia. Un uomo che scopa nella macchina blu pagata coi soldi dei contribuenti, un uomo che passa i suoi giorni tra sfarzi e lusso al contrario dell’intellettuale che abita un modesto appartamento di città. Un uomo che promette avanzamenti di carriera ai funzionari della STASI che riusciranno ad incastrare un avversario, un uomo pronto alla menzogna e alla macchinazione per eliminare chi ostacola le sue brame.

Sono certo che a gran parte della popolazione tutto ciò sfugge ma il Cavaliere non poteva scegliere film peggiore al quale legare il proprio destino simbolico.

 

Nicola Bertini

Da "lettere al manifesto"

 
 
 

Parlano gli autotrasportatori che hanno visto il sistema di smaltimento in mano alla ‘ndrangheta nelle aree dell’Expo

Post n°4347 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da cile54
Foto di cile54

«Ecco come sotterravamo i rifiuti»

 

ll presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sull’illegalità nel ciclo dei rifiuti, Gaetano Pecorella, lo ha ribadito in questi giorni: l’80 per cento delle aziende di movimento terra della Lombardia sono in mano alla ‘ndrangheta. Queste gestiscono l’affare delle aree da bonificare, numerosissime attorno a Milano, risultato di passate attività industriali ma che oggi si vorrebbe riconsegnare a nuove iniziative di speculazione immobiliare. Si prenda per esempio la nuova fiera di Milano, all’interno dei comuni di Rho e Pero nella parte nord occidentale della metropoli. Qui dovrebbero sorgere gli edifici che ospiteranno l’Expo del 2015, non distante da dove già sei anni fa sono stati inaugurati i nuovi padiglioni espositivi. Su questo lotto immenso un tempo sorgeva una raffineria dell’Agip tra le più grandi e produttive d’Europa, che dismettendo lasciò un’immensa superficie da ripulire. Ma chi ha assistito ai lavori di allora lancia un allarme.

 

Un imprenditore che si occupava di movimento terra e che allora lavorò nei cantieri della Fiera, anche se non proprio nell’attività di bonifica, racconta in esclusiva a Terra cosa ha visto. «Bhè - dice - esisteva un buco. Sì proprio così: un buco dove oggi sorgere l’ingresso principale della Fiera con in bella vista la “Vela” dell’architetto Fuksas. Ebbene ho visto scaricare in questa enorme voragine un mucchio di porcherie, fino a che non fu riempita arrivando al livello attuale dei parcheggi e dei cancelli d’entrata ai padiglioni». Come sottolinea l’ex imprenditore, molti dei camion che facevano la spola verso quella buca erano condotti da personaggi chiacchierati, in combutta con certa criminalità organizzata di origine calabrese. «Che posso dirvi d’altro? Ho visto che ci scaricavano dentro tutti gli scarti di demolizione delle strutture che precedentemente esistevano su quell’area.

 

Quindi credo ci sia finito dentro dell’amianto, e poi, mescolati ai classici laterizi, posso immaginare che ci fossero fanghi o terre contaminate, o betonite, in arrivo dalle aziende chimiche che lì una volta funzionavano. Ma non sono un tecnico e non ho fatto analisi. Quello che mi impressionava era l’assoluta nonchalance con la quale quel tipo di operazione veniva svolta. Per cui non voglio immaginare che falsità ci fossero scritte nelle bolle che accompagnavano quei camion a scaricare dove poi sarebbe sorto l’ingresso della Fiera».

 

Sono molte le zone attorno a Milano dove si sospetta possano essere state effettuate bonifiche per nulla rispondenti alle norme. Il caso più eclatante è quello riferito al piano di lottizzazione conosciuto col nome di “San Giulia”, nella parte sud orientale della città. Qui occorreva ripulire dalla precedente attività di un impianto di produzione di Ddt a marchio Montedison. Ma secondo la Procura di Milano i veleni potrebbero essere ancora sotto gli appartamenti già realizzati e consegnati ai loro proprietari, o sullo scheletro degli altri ancora in costruzione. Quel che è certo è che alcuni camion con le terre contaminate di Santa Giulia hanno preso la via del Piemonte e sono state messe a riposare in una discarica di Roasio in provincia di Vercelli, in un impianto che sorge a pochi metri di distanza da un’area di pregio paesaggistico, che in teoria doveva essere protetta. Naturalmente si sospetta che i carichi siano stati effettuati con lo zampino dei compari di ‘ndrangheta, che tra l’altro conferivano il materiale a notte fonda, per evitare curiosi e sguardi indiscreti.

 

Chi si sarebbe occupato di quei viaggi lavorava pure come terzista per la Perego strade, una grossa azienda di movimentazione terra e di costruzioni, finita sotto la lente dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Milano perché controllata dal boss Salvatore Strangio.Ma dentro la Perego come funzionavano le cose? Lo si apprende direttamente dalla voce degli autotrasportatori interrogati dalla magistratura. «Al mattino presto si facevano delle riunioni operative - racconta un testimone - dove ci dicevano come comportarci coi formulari, ovvero i documenti di accompagnamento dei rifiuti e naturalmente dove portare il tutto. Chi obiettava qualcosa veniva minacciato di licenziamento».

 

«È un fatto notorio - racconta un altro, sempre autista di camion - che gli smaltimenti delle movimentazioni terra venivano spessissimo portati in siti senza le preventive autorizzazioni, così come succedeva per le demolizioni. Ho sentito di autotrasportatori che dovevano indicare sui singoli rapporti codici diversi da quelli che in realtà avrebbero dovuto identificare i singoli rifiuti. Per cui poteva capitare che veniva scritto “terra” e invece si trattava di materiale di natura diversa. Posso dire che nel corso degli anni sono stati utilizzati per le opere di riempimento materiali fortemente inquinanti, come eternit, amianto e in genere materiali provenienti da demolizioni indifferenziate e quindi contenenti materiali di risulta di origine non controllata, quindi anche pericolosa. Un esempio: nel corso dei lavori per il rifacimento del tratto ferroviario Arluno-Usmate, nello smantellare la vecchia ferrovia sono stati estratti i traversini dei binari, che venivano accantonati perché dovevano essere frantumati. Cosa che non è stata fatta, ma prelevati e portati in un altro luogo, sempre sul tratto della ferrovia, e lì sotterrati. È ovvio che questo materiale era fortemente inquinante perché conteneva amianto che derivava dai freni del treno».

 

Secondo le testimonianze raccolte alla Perego le cose cominciarono a prendere una piega sbagliata quando in azienda si videro circolare “certi personaggi”. Tra loro Carmine Verterame, oggi in carcere per associazione mafiosa. E Antonino Belnome, anche lui dentro, però accusato di omicidio. Fu il killer che nel luglio del 2007 a San Vittore Olona, in provincia di Milano, uccise Carmelo Novella, il boss a capo della cupola di ‘ndrangheta operativa al Nord e il cui potere accumulato, evidentemente, aveva messo in allarme chi lo voleva vedere morto. Verterame e Belnome erano autisti di camion e lavoravano come terzisti della Perego.

 

In prima battuta però erano dipendenti dell’azienda della provincia di Novara che si occupò dei trasporti della terra di Santa Giulia da Milano in Piemonte. Per fortuna, non tutte le aree inquinate attorno a Milano hanno avuto lo stesso destino di quella a Rogoredo. Sull’ex cava di Geregnano, alla periferia ovest, la magistratura è riuscita a porre i sigilli in tempo, prima che iniziassero i lavori per la realizzazione di nuovi negozi e appartamenti. Pare che lì sotto ci siano almeno 2 milioni di metri cubi di rifiuti tossici: un attentato alla salute pubblica costruirci sopra. Ora si attende di capire chi abbia gestito i trasporti da e per quel sito, ma si può facilmente immaginare che non si scoprirà niente di nuovo rispetto a quanto già avvenuto per l’area della nuova fiera e per Santa Giulia.

 

Fabio Abati

10/02/2011

(Terra Milano)

www.terranews.it

 
 
 

E' successo a Firenze l'ennesimo esempio di come funziona l'Italia: forti con i deboli e deboli con i potenti

Post n°4346 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da cile54

Arrestati giovani rom perché usavano corrente in una casa occupata

 

Questa mattina i Carabinieri della compagnia Scandicci (Firenze), hanno arrestato otto uomini romeni di origine rom, tra i 23 e 41 anni, in via dei Ciliegi, a Scandicci, dove avevano occupato, con le loro famiglie, una casa abbandonata. Motivo dell’arresto sarebbe l’allacciamento abusivo a una cabina elettrica dell’Enel, al fine di riscaldare con alcune stufe elettriche i propri cari, tra cui donne, minori, malati e una bambina paralitica di due anni, per un totale di circa 20 occupanti.

Attualmente gli 8 Rom, secondo fonti delle forze dell’ordine, sono in custodia presso la caserma dei Carabinieri di via Vivaldi a Scandicci, dove attenderanno fino a domattina, per poi essere trasferiti al Tribunale di Firenze, dove saranno processati per direttissima. Donne e minori si sono invece messi in fuga.

“Ci appelliamo alla magistratura – hanno detto Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, organizzazione per i diritti umani – affinché gli otto Rom siano assolti e subito scarcerati. Le estreme condizioni di indigenza e abbandono istituzionale in cui versano le loro famiglie – spiegano – li hanno costretti a un riparo di fortuna per poter garantire la sopravvivenza a donne e bambini da freddo e intemperie; questo giustifica il loro comportamento, e di fatto li pone in una condizione di non colpevolezza di fronte alla legge".

Il Gruppo EveryOne ricorda anche una recente sentenza del Tribunale di Verona, che, accogliendo l’orientamento della Cassazione, ha riconosciuto l’esistenza dello stato di necessità nei confronti di una famiglia di migranti che nel 2006 aveva occupato abusivamente a Verona un appartamento, collocando il «diritto all’abitazione» tra i «beni primari collegati alla personalità», come previsto dall’articolo 2 della nostra Costituzione”.

 

11 febbraio 2011

www.osservatoriorepressione.org

 
 
 

La tragedia dei rom. Una gravissima e immensa sconfitta del mondo civile che riporta alla mente il periodo nazifascista

Post n°4345 pubblicato il 13 Febbraio 2011 da cile54

Carneficina in tempo di pace

 

E' una carneficina ormai: la morte di 4 bimbi rom innocenti si aggiunge alla lunga lista che pare un bollettino di guerra. Eppure siamo in tempo di pace. Ci si indigna e si fanno proclami per qualche ora e poi? Si aspetta che riaccada.

Bambini morti sotto lo sguardo indifferente di una società troppo egoista o troppo preoccupata di autogratificarsi… vittime del razzismo imperante, della mistificazione, della discriminazione e del degrado… Sulle loro anime prima che sui loro corpicini, innocenti ed inermi pendeva una brutale mannaia ben congegnata da adulti senza scrupoli e arroganti. Pendevano sulle loro teste troppe colpe, prima fra tutte quella di essere nati rom, anzi zingari, in una Italia tornata razzista non per cultura, ma per indottrinamento. I bimbi rom, figli della discriminazione e della segregazione razziale, capri espiatori e agnelli sacrificali, come potevano non pagare le loro colpe? Lode e gloria ai condottieri della civiltà che mostrano vilmente muscoli a donne, vecchi e bambini! Fra poche ore arriveranno puntuali le ruspe a rimuovere ciò che rimane del loro mondo e allo stesso tempo a rimuovere di fretta la colpa che appartiene a tutti, come se non fosse, ancora una volta accaduto nulla… Una gravissima e immensa sconfitta del mondo civile… I bambini appartengono al mondo e a tutta l'umanità!!! Tranne i bimbi rom! L'odio razziale, la xenofobia, la discriminazione, la segregazione razziale e l'apologia di reato sono la norma nella società odierna.

E' recente l'affermazione «E' più facile educare i cani che i rom» dell'ex assessore milanese Tiziana Maiolo che non è nuova ad affermazioni ad effetto su questo tema. Già nel 2008 all'epoca della schedatura dei rom ebbi modo di incontrarla in una trasmissione di Telelombardia e già allora faceva affermazioni razziste e xenofobe. Si vede che siamo in campagna elettorale, a maggio si rinnoverà il consiglio comunale di Milano. E' da vigliacchi farsi pubblicità sulla pelle di chi non può difendersi. Affermazioni del genere andrebbero denunciate come crimini contro l'umanità. Ma siamo in Italia.

La cittadinanza chiede sicurezza e gli amministratori tengono sempre a portata di mano un "mostro" o un capro espiatorio. I rom nei campi nomadi sono vessati, ricattati, umiliati, frustrati, degradati e sgomberati. Per sopravvivere sono costretti all'illegalità e i campi nomadi diventano inevitabilmente ricettacolo di malaffare che crea un'economia di sopravvivenza. Tutti vedono gli effetti deleteri ma nessuno rimuove le cause, facendo finta di non vedere o di non sapere. E' qui la colpa di quei politici e di certe associazioni che sembrano non avere nessun interesse a cambiare le cose. Molti sono coloro che cercano di trarre vantaggio dalla situazione in cui sono costretti a vivere soprattutto i rom stranieri di recente immigrazione. Milioni e milioni di euro sono stati sperperati negli ultimi anni in nome e per conto dei rom e sinti per progetti assolutamente fasulli senza cioè, che abbiano nessuna ricaduta reale in termini di benefici o nella direzione dell'integrazione. Nulla. Del resto i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Proliferazione di campi nomadi ovvero l'esatto contrario di una seria politica d'integrazione, dove i rom e sinti sono solo controllati e manipolati a piacimento. Milioni di euro spesi per la scolarizzazione senza che un solo rom o sinto sia arrivato a concludere gli studi universitari e a trarre benefici per sé e per la propria comunità. Com'è possibile che a fronte di milioni di euro spesi l'opinione pubblica non conosca nulla della lingua, della letteratura, della cultura e della storia dei rom e sinti? Dei rom ci si ricorda per i fatti di cronaca e per le disgrazie! Un'enorme patrimonio, che è patrimonio dell'umanità, rischia di scomparire a causa di una politica miope che aggredisce invece di aggregare. I rom vogliono e devono vivere con gli altri nel rispetto delle regole civili ma anche delle differenze culturali.

L'integrazione è come l'amore, si fa in due. L'errore è sempre del singolo e mai di un'intera comunità o di un'intera popolazione. Il sindaco Alemanno si assuma la responsabilità morale di questa tragedia poiché più volte abbiamo ribadito la necessità di creare una Consulta Romanì per migliorare la situazione nell'interesse di tutti. Orecchie da mercante! Con il lutto cittadino si cerca di buttar fumo negli occhi per nascondere le proprie responsabilità!

 

Alexian Santino Spinelli

musicista e docente universitario Rom

12/02/2011

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

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