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Blog di narrativa, suggestioni di viaggio, percorsi interiori, sguardi sul mondo.

 

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Un giorno qualunque

Post n°66 pubblicato il 17 Dicembre 2006 da falco58dgl
 


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                                  (Edvard Munch, "L'urlo")

Dalla strada alle tre del pomeriggio sale un odore acre di bitume, di metallo corroso, di polvere mista a sentori di decomposizione. Il mercato è una distesa di immondizie percorsa da  sagome che si muovono a caso, trascinano enormi carriaggi carichi di casse con residui di frutta marcia e scarti di verdura, gettano acqua clorata su quell’oceano di rifiuti, ogni giorno identico a se stesso  anche se assemblato da materie diverse ed  eterogenee. Un caleidoscopio di liquami, con alcuni motivi ricorrenti:  bucce di angurie,  pomodori schiacciati,  sacchi neri di plastica ricolmi di una materia incerta e putrescente,  arance  disseminate come sassi su una strada sterrata, topi che  frugano  a frotte tra carni andate a male, un brulichio di vita che si decompone e viene frettolosamente portata via, nascosta, gettata nelle cloache, in quelle Venezie di merda che abitano i sotterranei delle nostre città.

Sto così male che attraverso quella palude in diagonale, evitando il  contorno della piazza e i negozi che vendono elettrodomestici, articoli economici per la casa, tappeti persiani  e carne macellata all’uso islamico. Mi cola il naso,  ho le gambe in preda a  crampi, spalanco la bocca per inspirare aria che arriva liquida ai polmoni. Mi comprimo il costato con la mano,  accendo una sigaretta con la brace di un’altra, cammino più in fretta che posso, anche se mi reggo a stento in piedi. Quello è il mio uomo. O suo fratello gemello.  Mi chiede come sto, domando se ce l’ha, mi mette in mano una pallina bruna  di materiale friabile,  prende due biglietti da dieci  che  allungo con dita tremanti, mi saluta con un “see ya, brother”.

Adesso devo solo trovare un posto dove farmi,  calmare  questo movimento di insetti nervosi  nelle viscere nelle gambe  nella testa. I portici no, neanche il lungofiume. Nei bar non  fanno neanche entrare, se chiedi di andare al cesso. Forse nella fabbrica abbandonata, ma non ce la faccio a camminare fino a lì.  No, mi farò in mezzo alla piazza, dietro un cumulo di sacchi straripanti di immondizie.  Poi mi sdraierò e aspetterò di  recuperare un po’ di energia  per tornare indietro. Tra sei ore si ricomincia, penso infilandomi a fatica l’ago in vena.

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Commenti al Post:
Isotta02
Isotta02 il 17/12/06 alle 23:38 via WEB
La resa è perfetta, fredda e terribile com'è giusto che sia, complimenti
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 18/12/06 alle 13:10 via WEB
Ti ringrazio, Isotta. il tema non si prestava a narrazioni di altro tipo. Ciao. Writer.
 
lorenzo_53dgl
lorenzo_53dgl il 18/12/06 alle 00:12 via WEB
Avevo letto questo racconto in un altro blog. Un pugno allo stomaco, come è giusto che sia. A rileggerti, Writer. I tuoi testi sono sempre incisivi.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 18/12/06 alle 13:13 via WEB
Sì, lorenzo. Il testo era stato ospitato dal blog di Alina ("tra le righe") che invito tutti a leggere. Ti ringrazio dell'apprezzamento. Ho cercato di descrivere in modo scarno una realtà tremenda che coinvolge più di 300.000 persone nel nostro paese. Ciao. Writer.
 
alina3
alina3 il 18/12/06 alle 13:52 via WEB
E' un racconto cupo, forte, egregiamente rapportato all'argomento. Un flash incisivo che provoca inquietudine e malessere. Come è giusto che sia. Attraverso l'ambientazione hai descritto la desolazione interiore, l'abbandono, la noncuranza. E scagli l'indifferenza che emerge in faccia al lettore. Quel pattume arriva nel profondo, graffia, si riversa sulla coscienza di chi sa che si potrebbe fare molto di più. Ma, si sa, fino a quando non si è direttemente coinvolti, è "roba" d'altri. Grazie,Writer.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 18/12/06 alle 21:42 via WEB
Grazie a te, Alina. La tua disamina è acuta, come sempre. Ho scritto un testo sulla disperazione, ancor prima che sulla dipendenza da sostanze. Ciao, un abbraccio. Writer.
 
DONNADISTRADA
DONNADISTRADA il 18/12/06 alle 20:38 via WEB
racconto tanto crudo quanto terribilmente bello.
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 18/12/06 alle 21:43 via WEB
Grazie, donna. Se il testo ha creato un piccolo sussulto, un varco nell'indifferenza abituale, ha raggiunto il suo scopo. Writer.
 
magdalene57
magdalene57 il 18/12/06 alle 22:27 via WEB
penetra. e incide. non come taglio preciso, ma come ferita da lama corrosa dall'acido di domande che non trovano risposte. sei ore... dura poco la calma...
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 18/12/06 alle 23:59 via WEB
"ferita da lama"... mi pare una definizione adeguata per la condizione che il testo descrive. Le sei ore dipendono dal livello di intossicazione, ci sono persone che si devono "fare" anche 7 o 8 volte al giorno. Un saluto, Margie. Writer.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 18/12/06 alle 22:30 via WEB
..di tanta verità...ci si assorbe di parole..ma di pochi fatti...credo sia..questo il dolore peggiore..l'indifferenza nel "fare"..lasciando solo alle parole..che è già pur tanto...una comoda consolazione...di partecipata adesione...! Comunque oltre il commento..crudelmente bello il tuo scrivere..il tuo stare..nelle parole..aggiungendo anima...grazie..ti sorrido! sigune1
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 19/12/06 alle 00:02 via WEB
Sigune, personalmente non mi limito solo alle parole. Lavoro in un servizio di recupero per tossicodipendenti. Grazie per l'apprezzamento. Un saluto. Writer.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/12/06 alle 21:36 via WEB
..ciao.falco..sinceramente non mi riferivo a te nel parlare di un "fare"..non mi permetterei mai.. Riflettevo sulle tante parole commiseranti che si proninciano..ma che non agiscono... un sorriso...Sigune..
 
     
falco58dgl
falco58dgl il 19/12/06 alle 23:18 via WEB
L'ho capito, Sigune. E sono d'accordo. Le parole servono a poco, a meno che non siano parole di verità... Un abbraccio. Writer.
 
Filottete3
Filottete3 il 18/12/06 alle 23:39 via WEB
un buon natale anche ai tossici in colletto bianco!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/12/06 alle 11:09 via WEB
Incide come un ago nella vena e le parole si fanno strada. Sì, è un testo che incide. (QuotiDiana)
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 19/12/06 alle 12:18 via WEB
Allora ho raggiunto il mio obiettivo. Grazie, quotiDiana. Writer.
 
dream3r86
dream3r86 il 19/12/06 alle 12:24 via WEB
2 aggettivi per il tuo blog?!!meraviglioso e stimolante!!anche io amo scrivere e leggere...aggiungerò il tuo spazio tra i preferiti:) buona giornata
 
 
falco58dgl
falco58dgl il 19/12/06 alle 12:34 via WEB
Grazie mille, dream. Writer.
 
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(in seguito a uno spiacevole episodio
avvenuto su un blog della community)

 

LA RECENSIONE

usumacinta

DIECIMILA E CENTO GIORNI
Storie di uomini tra Italia e America Latina
di MARIA PIA ROMANO

Un tuffo che ha il colore del giallo ocra e del verde intenso, di mandorle amare, schizzi di sudore e deliri di lacrime. Di Italia ed America Latina, di viaggi e di fughe, di ritorni e di allontanamenti. Di esaltazione di popoli, di passioni e grida senza voce nella notte. Del blu e dell'azzurro di cielo e mare. Gli stessi che guardano fluire i giorni, i diecimila e cento giorni, mentre la brezza marina scuote il pino le cui radici restano annodate alla terra. All'amore, alla ricerca costante che dà un senso alle cose, alla vita che è fatta di scenari che cambiano, di sogni di libertà da
condividere con i compagni, di ansie e sconforti segreti, che si affondano nel dolore della bulimia, ingurgitando per rabbia e insoddisfazione cibi di cui non si riesce a percepire il sapore. Emersione, immersione, navigazione, approdo: in quattro sezioni si snoda avvincente la narrazione, che racchiude un arco di trentaquattro anni, dal 1970 al 2004.

E' uno di quei libri che si vorrebbe non finissero mai i "Diecimila e cento giorni" di Claudio Martini, edito da Besa. Ti capita tra le mani e lo leggi d'un fiato, perdendoti in quei nomi che diventano subito uomini e tu li ascolti e li vedi soffrire, gioire, respirare, far l'amore. Destini che s'incrociano e si salvano a vicenda, in un costrutto narrativo di suprema bellezza.

Ci sono immagini che s'imprimono nitide e vere nella mente, mentre insegui il tuo cuore rapito dalle storie. Storie di uomini. Storie che vengono fuori in una sorta di "stream of consciousness", in cui più che la cronologia conta il tempo interiore, che ti porta direttamente dentro le porte delle loro case e ti dischiude l'universo dell'anima. Fotogrammi sospesi tra un'Italia che si chiude dietro un perbenismo di facciata e cela solo irriguardose marginalità ed un'America Latina che grida la sua libertà con fierezza sconcertante, mentre è ancora oppressa da un macigno sul cuore che non la fa respirare.

Lo psicologo di origini tarantine, che ha una lunga esperienza di lavoro all'estero, proprio in America Latina, scrive di Perù, Nicaragua, Messico, Kosovo, Italia con la penna guizzante di una grande intelligenza che, come lama, squarcia la cortina dell'indifferenza dei tanti.

 

 

CITTA' D' EUROPA

                             Sagrada familiaimmagineimmagine

 

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